Rapporto della Commissione economica per l’Europa dell’Onu

A rischio l’oro blu del deserto del Sahara

A picture taken on February 6, 2016, shows a trench dug along the Libyan border, near the Ras Jedir ...
02 ottobre 2020

Il sistema di falde acquifere del Sahara settentrionale, la più grande riserva di acque sotterranee del Nord Africa, è a rischio. Questo serbatoio di acque sotterranee, uno dei più grandi del mondo, che fornisce la vita e i mezzi di sussistenza a 4,8 milioni di persone, risorsa idrica vitale che si estende per più di un milione di chilometri quadrati, profonda diverse centinaia, se non migliaia, di metri, comune ai territori algerini, tunisini e libici, è naturalmente vulnerabile a causa della sua bassa ricarica naturale. Attualmente il prelievo dell’acqua (aumentato negli ultimi tre decenni con la crescita della nuova agricoltura industriale) è tre volte superiore al tasso di ricarica naturale (1 miliardo di metri cubi all’anno). «Questo si traduce in pressioni sulla qualità dell’acqua e del suolo, portando ad un circolo vizioso di riduzione della produttività agricola e aumento della domanda di energia per il pompaggio di pozzo profondo» sottolinea un rapporto tecnico della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (Cee-Onu).

Gli ecosistemi fragili, come le zone umide, sono quindi minacciati e le popolazioni locali sono ad alto rischio. Per salvaguardare «l’oro blu» del Sahara e combattere il degrado del più grande sistema di falde acquifere del Maghreb, secondo la Commissione Onu, è necessaria un’ampia cooperazione intersettoriale. Nel rapporto, reso noto a Ginevra, l’agenzia delle Nazioni Unite sottolinea l’urgenza di adottare misure transfrontaliere e settoriali per salvaguardare questa importantissima riserva di acqua. Per affrontare questa vulnerabilità, la relazione Cee-Onu sottolinea l’importanza del partenariato strategico e della cooperazione transfrontaliera tra Algeria, Libia e Tunisia. Ad esempio, una delle soluzioni proposte consiste nell’aumentare l’uso di risorse idriche non convenzionali attraverso la desalinizzazione, il trattamento delle acque reflue o il riutilizzo dell’acqua di drenaggio. «In questo contesto, lo spiegamento simultaneo di energia rinnovabile — in particolare l’energia solare — potrebbe contribuire a creare importanti benefici per i settori dell’acqua e dell’energia», si evidenzia nel rapporto. In caso contrario, la mancanza di coordinamento tra uso dell’acqua e dell’energia può portare a risultati fortemente negativi. Infatti, se l’irrigazione viene impiegata «senza un’adeguata regolamentazione, non può che verificarsi un aumento sensibile dei prelievi di acqua».

A seguito di un processo di consultazione partecipativa con i governi e le parti interessate locali, la relazione propone infine un insieme integrato di 15 soluzioni intersettoriali prioritarie che spaziano dall’attuazione dei cambiamenti di governance all’adozione di strumenti economici e politici, agli investimenti infrastrutturali e all’innovazione. Secondo il rapporto l’approccio alle interazioni acqua-energia-cibo-ecosistema impone l’adozione di nuove tecnologie. Dunque, oltre a rilanciare e promuovere le pratiche agricole tradizionali, la Commissione raccomanda l’attuazione di strategie nazionali e transfrontaliere. Infine si ricorda che per migliorare la gestione delle risorse delle acque superficiali e idriche sotterranee nel 1996 è entrata in vigore la Convenzione sulla protezione e l’uso dei corsi d’acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali. Nel marzo 2016, la Convenzione sull’acqua è diventata un quadro giuridico multilaterale e intergovernativo globale per la cooperazione transfrontaliera in materia di acqua, aperto all’adesione di tutti gli Stati membri dell’Onu.

di Anna Lisa Antonucci