È morto Enrique Irazoqui che ha interpretato Gesù nel «Vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo Pasolini

Volto d’uomo. Volto di Cristo

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17 settembre 2020

Cristo ha milioni di volti. Dal primo concilio di Nicea, nel 325, all’ultima opera contemporanea, magari ancora da ultimare. Il suo volto ha viaggiato di pari passo alla storia dell’uomo, ne è stato in un certo senso l’emblema stesso, modificandosi di epoca in epoca, sino ai giorni nostri. Nella vita di molti, nella mia senz’altro, il volto più volto di Cristo, amplificato da quel meraviglioso impasto di lingue che è il cinema, è senz’altro quello di Enrique Irazoqui. Il Gesù di Pier Paolo Pasolini, del suo capolavoro assoluto: Il Vangelo secondo Matteo, del 1964. Irazoqui — morto ieri, a 76 anni — era nato a Barcellona, nel 1944. Arrivò in Italia, dove conobbe Pasolini, per diffondere i crimini della dittatura franchista, lui giovane studente comunista. Fu proprio l’intensità della lotta politica che viveva nel suo sguardo a far innamorare Pasolini. E lo scelse per questo. Perché quella vitalità forsennata, indomabile, era quella che il regista cercava per il suo Cristo. E perché la sua convinzione ideologica andava a creare, messa a contrasto con il Vangelo di Matteo, quell’ossimoro necessario a fare arte vera, e necessaria. Un giovane militante comunista a impersonare Cristo. Pasolini, da veggente, colse dentro questa contraddizione una delle chiavi interpretative di tutto il Novecento. Semplicemente, immensamente, geniale. Irazoqui, al rientro in Spagna dopo le riprese del film, fu punito dal regime franchista che vedeva Pasolini come un nemico dichiarato. Quella punizione è parte dell’opera. Perché per il suo Cristo, Pasolini questo voleva: l’assenza di confine. Vita reale e finzione inestricabilmente unite per sempre. Basta vedere chi compare nel cast del film per rendersi conto di questo dato di fatto. Dalla madre di Pier Paolo agli amici romani, da Siciliano a Gatto, oltre ai ragazzi di vita, quelli di sempre. Irazoqui al rientro in Spagna offrì il compenso del film alla causa antifranchista, il mestiere d’attore non gli piaceva veramente, infatti il suo primo film fu anche l’ultimo. E forse non poteva che essere così. La sua vita è stata segnata dall’impegno politico, una vita intensa, piena di interessi diversi, non ultimo il gioco degli scacchi. Ma questo, Irazoqui ci perdonerà, è importante il giusto. La sua vita è appartenuta a lui e ai suoi cari. Noi gli siamo grati per quel volto angelico e terrestre insieme, imperfetto per quanto intenso. Una linea di sangue attraversa i secoli. Da Giotto a Piero Della Francesca, passando per Raffaello e Michelangelo, Caravaggio e Mantegna. Sino al volto di Enrique Irazoqui, tanti volti, dipinti, scolpiti e ripresi, per rinnovare lo stupore dell’uomo davanti a Cristo. Figlio di Dio e dell’uomo.

di Daniele Mencarelli