Nuovo logo per l’apostolato tra pescatori e marittimi

Un secolo della “Stella Maris”

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29 settembre 2020

Centinaia di cappellani e molti altri volontari presenti in circa 300 porti, che assistono oltre un milione di marittimi e ogni anno realizzano almeno settantamila visite alle navi: è la fotografia attuale della «meravigliosa realtà» della “Stella Maris” (già “Apostolato del mare”) a un secolo dalla nascita avvenuta a Glasgow il 4 ottobre 1920, quando un piccolo gruppo di laici si riunì presso il Catholic Institute di Cochrane street.

Pur dovendo rinviare, a causa della pandemia da covid-19, le celebrazioni del centenario programmate proprio nella città scozzese in cui tutto ebbe inizio, il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale (Dssui) — attraverso una lettera del cardinale prefetto Peter Kodwo Appiah Turkson — esorta comunque a «dare risalto a questa giornata» nei diversi Paesi «attraverso varie attività». Anche perché, fa notare il porporato, «le restrizioni di viaggio, la chiusura dei confini e le misure di quarantena imposte da molti governi, hanno innescato una crisi di emergenza umanitaria in mare», al punto che si stimano «più di trecentomila» persone attualmente bloccate in mare — i cui «contratti sono stati prorogati ben oltre il limite di undici mesi stabilito dalla Convenzione sul lavoro marittimo» — lontane «dai loro cari» e sottoposte «a stress mentale e a fatica fisica». E in tutto questo, denuncia Turkson, «fino a ora sono stati ignorati gli appelli delle organizzazioni internazionali, dell’industria, dei sindacati e delle Ong religiose» a considerarli come «lavoratori chiave» e «a creare “canali speciali” per facilitare il cambio di equipaggio».

In proposito il cardinale esprime «solidarietà alla gente di mare», con l’auspicio che «i governi, assieme alle organizzazioni internazionali, nazionali e alle autorità portuali» cooperino «per risolvere questa drammatica situazione, applicando i protocolli. Vogliamo vedere — conclude — i marittimi tornare nei loro Paesi e riunirsi ai loro cari».

Nella lettera il prefetto ricorda anche le origini della “Stella Maris”, grazie ai pionieri scozzesi impegnati lungo le rive del fiume Clyde, e la successiva approvazione da parte di Pio XI nel 1922; per illustrarne poi la missione attuale in un contesto di enormi trasformazioni nell’industria marittima, con imbarcazioni sempre più informatizzate ed equipaggi ridotti, sempre più multinazionali, multiculturali e multireligiosi, che attraccano in porti lontani dalle città. A ciò vanno aggiunti fenomeni come la pirateria, l’abbandono e da ultimo il coronavirus. Al contempo anche il ministero pastorale si è evoluto ricorrendo a nuove tecnologie; ma «oggi più che mai, nel tracciare il futuro» di questo apostolato occorre aprirsi «allo Spirito di rinnovamento e a trovare nuovi modi e mezzi per essere la Chiesa che naviga con la gente del mare», sottolinea il porporato.

Per testimoniare questa prossimità il Dssui e “Stella Maris” hanno promosso una serie di iniziative concrete: anzitutto l’arcivescovo di Glasgow, monsignor Philiph Tartaglia, il 4 ottobre alle 15 presiederà comunque l’Eucaristia del centenario, che sarà trasmessa in streaming sul sito internet www.stellamaris.org.uk/centenarymass. Inoltre è stata composta una «preghiera speciale» a «Maria, Stella del mare», perché questo apostolato continui a essere un faro di speranza e un porto sicuro per i marittimi, i pescatori e le loro famiglie. Infine il logo è stato «ridisegnato per rispondere ai segni dei tempi», affermando «le radici cattoliche» del movimento e mantenendo «il simbolismo distintivo del passato». Esso contiene l’immagine di un’ancora (la speranza), unita a un salvagente (la fede), con al centro il Sacro cuore di Gesù (la carità), raggi di luce e un nuovo elemento: le onde del mare, che ricordano l’importanza della cura dell’ambiente.

Riguardo al rinnovato disegno lo scalabriniano Bruno Ciceri, direttore internazionale della “Stella Maris”, ha inviato lo scorso 20 settembre una lettera a cappellani e volontari in cui spiega come il nome originale “Apostolato del mare” (in latino Apostolatus maris) ricordasse «che inizialmente il ministero si ispirava all’“Apostolato della preghiera”. Poi, in molti porti furono creati centri che vennero chiamati “Stella Maris”, per riferirsi alla Madonna come stella polare». E poiché «questi due nomi, spesso iscritti all’interno del logo, appaiono in modo interscambiabile... ciò ha creato incomprensione». Da qui la necessità di aggiornare il logo: infatti “Stella Maris” essendo in latino è più universale e non richiede traduzioni che potrebbero ingenerare confusione; inoltre traslittera bene in sistemi di scrittura non romani (come il cirillico) o in sistemi linguistici logografici (come il cinese), entrambi importanti per l’industria marittima e gli equipaggi.