La tonaca di san Francesco e le «toppe» di Chiara

Storia fatta di rammendi

Particolare dalla copertina
22 settembre 2020

La tunica e la tonaca, due termini che finiscono per equivalersi e che rimandano al Maestro divino e al suo fedele discepolo Francesco, per il quale una tradizione ormai plurisecolare (e non sempre disinteressata) ha coniato il titolo di alter Christus. E La tunica e la tonaca è appunto il titolo dell’ultimo libro di Enzo Fortunato (Milano, Mondadori, 2020, pagine 144, euro 17) — nome e volto ormai noti nel mondo della comunicazione — cui segue un sottotitolo che finisce per dare ragione di quanto sopra si diceva: Due vite straordinarie, due messaggi indelebili.

Il volume si avvale, peraltro, di due altre celebri firme — quella del cardinale Gualtiero Bassetti, al quale si deve un’impegnata prefazione, e quella di Franco Cardini, che vi premette una corposa introduzione — e della collaborazione dell’artista Mimmo Paladino, cui si deve l’illustrazione di copertina.

Enzo Fortunato parte da un articolo del 1988 sulla tonaca di Francesco, nel quale Mechthild Flury-Lemberg sosteneva che le cuciture rintracciabili su di essa erano state fatte dalla sua sorella “cristiana”, vale a dire da Chiara di Favarone, «e alcune toppe provenivano proprio dal mantello della santa».

Da qui un sottile gioco di specchi, di rimandi dall’esperienza del Maestro a quella del suo fedele discepolo, dunque dalla tunica di Gesù, tessuta tutta d’un pezzo e senza cuciture (Giovanni 19, 23), alla tonaca di Francesco, che in origine non doveva essere tanto un abito religioso, ma voleva piuttosto riprendere l’abbigliamento dei contadini, se è vero che alla gente che li incontrava l’Assisiate e i suoi primi compagni sembravano «dissimili per abito e per vita da tutti gli altri, parevano uomini boschivi».

Dobbiamo tener infatti conto che la meticolosa precisione con cui Tommaso da Celano sottolinea i mutamenti d’abito di Francesco, più che aderire alla realtà storica, risulta funzionale alla prospettiva del primo agiografo, il quale intendeva in questo modo ribadire il progressivo cammino d’approfondimento vocazionale del santo, fino alla rivelazione della vita “secondo la forma del Vangelo”.

Gli abiti precedenti alla tonaca “a forma di croce” che Francesco avrebbe indossato alla Porziuncola quand’era ancora solo, senza nessun compagno, rappresentavano perciò delle tappe nella sua tormentata ricerca, fasi interlocutorie prima di approdare alla rivelazione definitiva, che costituiva per l’appunto una novità nella lunga storia della Chiesa.

Il percorso proposto da Enzo Fortunato si concentra sulle simbologie di rimando insite in quella tunica e in quella tonaca, allargando inoltre lo sguardo alle presenze femminili che fanno capolino nell’una e nell’altra esperienza, per giungere infine a concentrarsi su domande che investono l’esistenza tanto dello scrittore quanto dei suoi potenziali lettori, ma anche di altri compagni di strada, conosciuti lungo il cammino.

Infatti, nell’ultimare la prima stesura del libro, Enzo Fortunato ha voluto confrontarsi con coloro i quali seguono la sua pagina Facebook. «Al solo accenno alla realizzazione di questo testo — scrive — ho riscontrato grande entusiasmo e soprattutto il desiderio di conoscere, approfondire e partecipare. Abbiamo iniziato a ricevere centinaia se non migliaia di riflessioni, sensazioni, immagini: “La tunica è il Cielo, la tonaca è la Terra”; ma anche: “La tunica è vita e speranza, la tonaca è sole e grano”». Molte sono state commentate «in diretta, sui social e via mail», altre le ha riproposte nel libro, riportando alcuni dei messaggi che gli sono giunti.

Un libro, perciò, che vale la pena leggere, perché dà molto da riflettere e da meditare.

di Felice Accrocca