Codici e pagine miniate trafugati e recuperati

Splendore e fragilità

Maestro dell’Officium mortuorum di Leone X: incipit dell’Officium mortuorum, Membr., 157 x 100 mm; ff. 1-46 (Firenze, Collezione privata, già Collezione Carlo De Carlo)
11 settembre 2020

Un libro per incantarsi tra gli splendidi motivi ornamentali di un’arte, quella della miniatura, nota soprattutto a studiosi e collezionisti perché i codici, conservati nei palchetti delle biblioteche, sono raramente accessibili al grande pubblico. Un libro per saperne di più di un tempo lontano quando ancora la stampa non era stata inventata e per riflettere sull’importanza di chi protegge e difende un patrimonio culturale che è un bene comune. Tutto questo è Storie di pagine dipinte. Miniature recuperate dai Carabinieri (Livorno, Sillabe, 2020, pagine 392, euro 40), il catalogo che, per la cura di Sonia Chiodo, docente di Storia della Miniatura all’Università di Firenze e grande esperta della materia, accompagna la mostra fiorentina organizzata dalle Gallerie degli Uffizi presso Palazzo Pitti e dove fino al 4 ottobre 2020 sono esposti codici e pagine miniate, un tesoro straordinario che fu rubato e che poi è stato recuperato dai Carabinieri.

Ad aprire il volume la bella presentazione di Roberto Riccardi che dirige il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale del nostro Paese, a ragione definito «il più grande museo del mondo». Un reparto speciale istituito ormai mezzo secolo fa con finalità di salvaguardia dei nostri immensi tesori, un’eccellenza italiana per la professionalità degli addetti, le tecnologie d’avanguardia e una banca-dati dei beni illecitamente sottratti che è la più grande al mondo. Da raffinato conoscitore e appassionato d’arte quale è, Riccardi firma delle pagine intense dedicate all’arte della miniatura, dandone anche una splendida definizione: «Presenti nelle civiltà più remote del mondo allora conosciuto i fogli miniati hanno accompagnato per secoli il cammino umano, aggraziato strumento documentale e narrativo. Fra un capolettera e una figura si è scritta la storia universale». Documento e narrazione insieme, le pagine dipinte sono veri e propri scrigni preziosi di lingua, cultura, arte, devozione e come tali custodi e testimoni di tanto nostro passato.

L’arte di “alluminare”, cioè spandere luce decorando le miniature con pennellate d’oro, così la chiamava Dante, è un’arte dialogante, che vive di relazioni. Come sottolinea lo studioso Ranieri Varese vis verborum e vis imaginum cioè la forza delle parole e quella delle illustrazioni si incontrano come due strade che procedono divise e poi finiscono per convergere, in questo caso in quel prodigio artistico che è un libro miniato. Il rapporto tra il testo e l’immagine infatti non ha una funzione puramente decorativa, ma descrittiva ed esplicativa. Dialogano lo scriba che copia il testo e il miniaturista chiamato a illustrarlo, così come l’artista titolare di una bottega con i collaboratori e gli apprendisti che partecipano alle diverse fasi delle decorazioni. Dialogano alla distanza anche esecutori e committenti. Gli “ornatissimi” codici, che vanno a impreziosire le biblioteche signorili o religiose, ma anche le case degli studiosi più celebri o quelle di una ricca e colta borghesia, richiamano i destinatari attraverso emblemi o stemmi a volte tanto conosciuti da valere quasi delle firme, come nel caso di principi quali Medici, Sforza, Montefeltro, Este. In qualche caso compaiono invece simboli più sofisticati e coperti come la splendida farfalla che orna tanti codici della Biblioteca Malatestiana di Cesena. Più che un richiamo alla spiritualità che vince sulla materia, come nella tradizione, la farfalla in volo tra bianchi girari e lettere annodate, opera di un delicato anonimo miniatore quattrocentesco, rimanda a Violante da Montefeltro moglie di Malatesta Novello, signore di Cesena. Un augurio di fertilità che non ebbe fortuna per una sposa che riuscì, come ricordava il grande studioso Augusto Campana, a trasformare un condottiero in un umanista e a dar vita a un “governo consortile” apprezzato dai sudditi.

Storie, recita a ragione il titolo, perché il volume raccoglie le tante vicende delle pagine dipinte che sono in mostra. Del resto, come osserva lo storico d’arte e ceramista inglese Edmund de Waal, erede di una famiglia di celebri collezionisti, «Il modo in cui gli oggetti vengono tramandati è pura narrazione».

Merito non secondario di questa mostra e di questo catalogo è che a ricostruire e raccontare le diverse storie sono stati chiamati sedici studenti della Scuola di Specializzazione e del Dottorato in Storia dell’Arte dell’Università di Firenze guidati da Sonia Chiodo, una sorta di laboratorio sul campo per un’esperienza che sarà decisiva nel loro percorso di studiosi. Le pagine dipinte coprono un ampio arco cronologico che dal XIII secolo giunge al XVI e provengono da varie località dell’Italia centrale: Pistoia, Poggibonsi, Castelfiorentino, Colle Val d’Elsa, Firenze, Perugia. Invenzione nel disegno, linguaggi iconografici, stili e tecniche, fantasie ornamentali, vivacità cromatica per esemplari di rara bellezza dove convivono splendore e fragilità, perché espressione di una forma pittorica che come e forse più di altre soffre l’ingiuria del tempo e degli uomini. Questi codici dapprima amati, custoditi e protetti furono poi trafugati, smembrati, ritagliati e immessi in un mercato clandestino per alimentare un collezionismo privo di scrupoli. Storie di sottrazioni ma anche di ritrovamenti frutto dell’impegno, della determinazione e della fatica dei Carabinieri dell’Arte. Pagine dipinte che hanno avuto vita difficile e travagliata, ma un finale felice grazie a questo speciale comando dell’Arma che ha restituito alla comunità tanti tesori artistici e tanta cultura. Perché ogni foglio strappato, ogni capolettera ritagliato, ogni codice rubato è più che un furto: è sottrarre alla memoria e distruggere una parte della nostra storia e della nostra civiltà.

di Francesca Romana de’ Angelis