Domenica la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

Proteggere gli sfollati interni è responsabilità di tutti

Refugees and migrants from the destroyed Moria camp line up to enter a new temporary camp, on the ...
24 settembre 2020

Pubblichiamo una nostra traduzione dell’intervento pronunciato in inglese dal cardinale sotto-segretario della Sezione migranti e rifugiati (Smr) del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, nel pomeriggio del 23 settembre, all’incontro online organizzato dal Servizio dei gesuiti per i rifugiati e dall’Unione internazionale superiore generali — in collaborazione con la Smr — in vista della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebra domenica 27.

La Chiesa celebra la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato dal 1914. È sempre un’occasione per esprimere sollecitudine per le varie persone vulnerabili in movimento, per pregare per loro mentre affrontano tante sfide e per sensibilizzare circa le opportunità che la migrazione offre.

La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato ricorre l’ultima domenica di settembre di ogni anno; nel 2020 sarà celebrata domenica prossima, 27 settembre. Il titolo scelto dal Santo Padre per il messaggio di quest’anno è: «Come Gesù Cristo, costretti a fuggire».

Quest’anno Papa Francesco ci esorta a scoprire più in profondità la realtà delle persone internamente dislocate. In questo tempo difficile per l’intera famiglia umana ha però scelto di allargare il campo: «Alla luce dei tragici eventi che hanno segnato il 2020, estendo questo Messaggio, dedicato agli sfollati interni, a tutti coloro che si sono trovati a vivere e tuttora vivono esperienze di precarietà, di abbandono, di emarginazione e di rifiuto a causa del covid-19»1.

Le persone sfollate ci offrono l’opportunità di scoprire parti dell’umanità nascoste e di approfondire la comprensione delle complessità del nostro mondo. Attraverso loro siamo invitati a incontrare il Signore, «anche se i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo: coi vestiti rotti, con i piedi sporchi, col volto deformato, il corpo piagato, incapace di parlare la nostra lingua»2. Siamo chiamati a rispondere a questa sfida pastorale con i quattro verbi indicati dal Santo Padre nel suo messaggio per questa Giornata nel 2018: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.

Quest’anno il Santo Padre arricchisce quelle quattro parole con sei coppie di verbi che riguardano azioni molto concrete. Sono collegati tra loro in modo impegnativo:

1. Bisogna conoscere per comprendere.

2. È necessario farsi prossimo per servire.

3. Per riconciliarsi bisogna ascoltare.

4. Per crescere è necessario condividere.

5. Bisogna coinvolgere per promuovere.

6. È necessario collaborare per costruire.

In ogni coppia di verbi, il Papa presenta un atteggiamento o una capacità fondamentale per raggiungere obiettivi umani molto importanti come la riconciliazione o la crescita. Egli ci augura di avere il «coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, e di solidarietà»3.

Vi invito ora a guardare un video in cui il Santo Padre esplora uno dei sotto-temi del suo messaggio: “Condividere per crescere” insieme, senza escludere nessuno. Uno sfollato interno offre la sua testimonianza su come la condivisione ci rende più umani, ci fa credere di più in Dio e ci fa sentire che siamo Suoi figli4.

Con l’incoraggiamento sia del Santo Padre sia dello sfollato interno, permettetemi di esprimere due considerazioni.

Gli attori della Chiesa devono lavorare insieme e condividere gli stessi obiettivi riguardo agli sfollati interni. Le organizzazioni cattoliche come il Jesuit Refugee Service e molte delle congregazioni religiose che partecipano all’evento odierno stanno lavorando con le Chiese locali per servire le persone internamente dislocate. La vostra vicinanza può promuovere un ascolto più attento ai bisogni, alle speranze e alle aspirazioni degli sfollati interni. Può anche stimolare la partecipazione delle persone internamente dislocate di qualsiasi origine e capacità a decisioni che le riguardano e in lingue e strutture che comprendono. Gli sfollati interni dovrebbero partecipare alla pianificazione e alla realizzazione delle azioni di protezione e assistenza; alla progettazione e all’attuazione di soluzioni che li riguardano; e allo sviluppo di leggi, politiche e strategie collegate al dislocamento interno. La sezione per i Migranti e i rifugiati del Vaticano ha sviluppato, con l’appoggio del Jesuit Refugee Service e di altri, gli Orientamenti Pastorali sugli sfollati interni, che ci auguriamo possano sostenere questo motivante lavoro di collaborazione.

Anche se la protezione degli sfollati interni è una responsabilità primaria delle autorità nazionali, esige un approccio che abbracci l’intero sistema e uno sforzo condiviso. Tutti gli attori, comprese le Chiese locali, dovrebbero unire i loro sforzi per elevare il profilo della dislocazione interna come problema globale.

Seconda considerazione: gli sfollati interni possono essere una forza di cambiamento positiva. Dimostrano un notevole livello di speranza, resilienza e forza. La determinazione, il talento e la capacità con cui ricostruiscono la loro vita possono contribuire in modo sostanziale a migliorare le società che sono diventate la loro nuova casa. L’azione locale per sostenere gli sfollati interni può contribuire al benessere dell’intera comunità. Affrontare i bisogni degli sfollati interni e sostenere le loro reti e la loro interazione con i residenti locali aiuterà a costruire la comunità e a procedere verso la ripresa, la coesione sociale, la pace, la sicurezza e lo sviluppo. Poiché siamo vicini ai nostri fratelli e sorelle sfollati interni, siamo chiamati a rivelare la loro bellezza e le capacità che hanno.

È questa la bellezza di nostro Signore Gesù Cristo. Come ben esprime il Santo Padre nel suo messaggio: «Nei loro volti siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella (cfr. Mt 25, 31-46). Se lo riconosciamo, saremo noi a ringraziarlo per averlo potuto incontrare, amare e servire».

di Michael Czerny

1. Papa Francesco, Messaggio per la 106ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2020, citando Omelia, 15 febbraio 2019.

2. Ibid.

3. Papa Francesco, Messaggio per la 106ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2020, citando Meditazione in Piazza San Pietro, 27 marzo 2020.

4. https://drive.google.com /file/d/1aMKP8lhC504rpVQ- BfYo6TUBJqoQr24KN/view (1 min. 23 sec.)