Cento giorni dopo l’uccisione di Floyd arrestate 59 persone durante manifestazioni di protesta

Portland nuovamente campo di battaglia

Protesters gather outside the Portland Police Bureau's North Precinct on the 101th consecutive night ...
07 settembre 2020

Cinquantanove persone arrestate. Questo il bollettino della polizia di Portland, nell’Oregon, relativo alla notte successiva al centesimo giorno consecutivo di proteste indette dal movimento Black Lives Matter e scaturite dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd durante un fermo di polizia a Minneapolis. La morte di Floyd ha sollevato nuovamente con forza negli Stati Uniti la discussione sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia e la coscienza nazionale contro il razzismo, piaga atavica nel Paese. Le proteste si sono acuite negli ultimi giorni dopo il ferimento di un altro afroamericano, Jacob Blake, da parte della polizia nella città di Kenosha, nel Wisconsin. Blake è stato colpito da sette pallottole alla schiena ed è rimasto paralizzato dalla vita in giù.

La polizia di Portland, in un comunicato stampa, ha dichiarato che quella andata in scena nella notte tra sabato e domenica non è stata una «protesta pacifica», bensì «violenta e tumultuosa», e che sono state lanciate «diverse molotov» contro gli agenti. «Molteplici bombe incendiarie, mortai, pietre e altri oggetti sono stati lanciati contro le forze dell'ordine durante i disordini di sabato notte nel sud-est di Portland», ha scritto la polizia in una dichiarazione rilasciata ieri e pubblicata sul proprio sito internet.

Le informazioni indicavano che diversi ufficiali in uniforme erano stati colpiti dalle pietre. Secondo le immagini diffuse dai social network e dalle autorità locali gli agenti hanno respinto gli attacchi con gas lacrimogeni cui sarebbero seguiti scontri in cui un manifestante sarebbe rimasto ferito.

Nelle ultime ore poi hanno avuto luogo mobilitazioni di protesta anche in altre città. A Rochester (New York), a Louisville, nel Kentucky e nella capitale Usa, Washington. A Louisville, ieri, durante il Kentucky Derby, la più famosa corsa di cavalli d’America — svoltasi quest’anno senza pubblico —, centinaia di manifestanti si sono radunati fuori dall’impianto per chiedere giustizia per Breonna Taylor, l’afroamericana uccisa nel marzo scorso da alcuni agenti nella sua abitazione durante un’operazione antidroga. Ci sono stati alcuni minuti di tensione quando un gruppo di sostenitori del presidente Donald Trump si è scontrato con i manifestanti di Black Lives Matter.

Manifestazioni non sempre pacifiche quelle di Portland, che hanno spesso trasformato il più grande centro dell’Oregon in un campo di battaglia. Alla fine di agosto i manifestanti avevano hanno dato alle fiamme l’edificio del sindacato della polizia di Portland e anche in quell’occasione avevano lanciato pietre e altri oggetti all’indirizzo delle forze dell’ordine. Così come le proteste avvenute in altre grandi metropoli statunitensi, che più volte il presidente Trump ha criticato, puntando il dito contro le autorità delle città a guida democratica, minacciando l’invio di agenti federali per riportare, a suo dire, quell’ordine sfuggito di mano alle autorità locali.