L’Accademia Isola Classica & Festival sul lago Trasimeno

Musica per ripopolare

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07 settembre 2020

Un’oasi naturale di 23 ettari per due chilometri quadrati a una manciata di minuti da Tuoro, sul lago Trasimeno: questo angolo di paradiso, collegato al resto del mondo dalle quattro corse di traghetto che, ogni giorno, consentono ai dodici abitanti di Isola Maggiore di andare a scuola (covid-19 permettendo), al supermercato o in farmacia, rischia, come tante piccole perle italiane, l’estinzione.

La mancanza di servizi di prima necessità è tra le ragioni dello spopolamento di questo lembo di terra, abbandonato dai giovani, che non vedono prospettive per il futuro, in un luogo la cui economia ruotava, fino a poco tempo fa, attorno alla pesca e, poi, alla ricezione turistica. Eppur qualcosa si muove: da due anni a questa parte, si tiene, infatti, l’Accademia Isola Classica & Festival, un progetto fortemente ancorato a radici e tradizioni del territorio, e, nello stesso tempo, dal respiro internazionale, nato per riunire nel segno della musica i migliori giovani talenti della classica contemporanea.

La piccola comunità del Trasimeno, per una settimana di fine estate si trasforma, così, nel regno della musica, complice uno scenario mozzafiato, fatto di tramonti, casali, giardini di salici: l’ambientazione ideale per immergersi nell’atmosfera atemporale del silenzio che esalta le note di viole e violini e lo straordinario talento dei dodici musicisti, provenienti da tutto il mondo, che hanno superato la dura selezione di ammissione all’Accademia.

Nell’estate delle rassegne cancellate e dei festival stroncati, nonostante difficoltà e limiti imposti dalla pandemia, che, più di ogni altro settore, ha duramente colpito il mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo, gli organizzatori e l’amministrazione hanno voluto dare un segnale di incoraggiamento a non restare ostaggio della paura, aprendo il proprio porticciolo all’incontro di mondi e culture diverse e facendo di questo isolotto — in nome del linguaggio universale della musica e dell’accoglienza — un crocevia di relazioni ed esperienze.

La finlandese Tami Pohjola e la ventenne giamaicana Ellinor D’Melon, come gli altri giovanissimi artisti (dai nomi, però, già affermati nei teatri di tutta Europa) sono stati accompagnati per una settimana in un percorso di perfezionamento da quattro maestri della classica internazionale: i violinisti Mi-kyung Lee e Vlad Stanculeasa, il violista Ettore Causa e il violoncellista Antonio Lysy. E, con loro, si sono esibiti in diversi concerti aperti gratuitamente al pubblico, come gratuita è la masterclass per gli studenti, in linea con la missione stessa dell’Accademia: «Io e mio marito, Vlad Stanculeasa, non abbiamo pensato solo a un network interdisciplinare capace di connettere i musicisti più talentuosi del panorama artistico contemporaneo, ma anche a un’occasione di confronto, in cui condividere un senso di comunità ritrovata, oltre i confini geografici e le barriere fisiche che l’emergenza ha posto tra noi e gli altri», spiega Natalie Dentini, la violinista trentenne che ha voluto fondare l’Accademia proprio nella sua isola, per aiutare i giovani musicisti ad avviare una brillante carriera in un ambito estremamente difficile: perché se è dura lavorare nella musica, farlo per la musica è una vera sfida.

In particolare, negli ultimi mesi, con la chiusura di conservatori e sale concerto, i ragazzi hanno dovuto affrontare lo studio in solitaria, in una disciplina in cui la relazione e l’esercizio con i maestri, come il contatto con l’auditorium, sono fondamentali. Suonare insieme, ognuno esprimendo il meglio di sé, condividendo il risultato con il gruppo e confrontandosi con il pubblico, aiuta a crescere e a comprendere cosa significa esibirsi per gli altri: «Si suona per il pubblico, sempre, anche quando il pubblico è negato — prosegue Natalie Dentini — del resto, l’Accademia nasce per la crescita di questi giovani, non con l’intento di salvare l’isola. Tuttavia, questa settimana di eventi catalizza l’attenzione sulla condizione di un piccolo borgo, che, nonostante la sua unicità e storia, rischia di morire, e sull’urgenza di contrastarne il progressivo abbandono». Questa gioventù, restituendo vita e dinamismo all’isola, ne rimodella anche il futuro, gettando le basi di un nuovo corso, che possa essere la premessa all’interesse di una classe illuminata di mecenati e investitori, sul modello delle accademie di alto perfezionamento strumentale tedesche, svizzere e anglosassoni: «Per la nostra formazione musicale, mio marito ed io siamo da tempo in contatto con una rete di fondazioni e istituti che accompagnano i giovani di valore nel realizzare la loro vocazione e le loro ambizioni artistiche — sottolinea Dentini — si tratta di enti culturalmente prestigiosi, con i quali vorremmo percorrere un tratto di strada insieme: il passo successivo è portare ad annuale la frequenza delle masterclass e dei concerti, ospitando l’Accademia in uno dei numerosi palazzi abbandonati del borgo».

Nonostante l’isola sia piccola e il calendario già fitto di eventi, il festival è riuscito a trovare una propria collocazione autonoma, anche grazie al carattere fortemente innovativo della proposta: «Anche quest’anno, a esibirsi, al termine della settimana di studio, da solisti nei concerti o al fianco dei loro maestri in formazione di musica da camera, sono stati gli studenti stessi» racconta Natalie, sottolineando le difficoltà di reperire i fondi per le future edizioni. In questa edizione, inoltre, sul piano squisitamente artistico e formativo, un elemento ha reso Accademia Isola Classica & Festival un unicum nel panorama mondiale: nella preparazione del brano di musica da camera sono stati eseguiti quattro quartetti per archi, il che ha segnato un’esperienza altamente qualificante per questi giovani talenti, che hanno avuto modo di misurarsi alla pari con le stelle del firmamento della classica. La meraviglia del sodalizio tra l’Accademia e Isola Maggiore consiste proprio nell’aver trovato una sintesi tra la necessità di salvaguardare un luogo unico, e di garantire un futuro sostenibilità a un’intera comunità, e quella di preservare e trasmettere i valori della musica classica.

E tutto questo non si traduce in crescita solo per dodici giovani cosmopoliti, che hanno vissuto una settimana straordinaria per tanti aspetti, ma anche per tutti gli abitanti del borgo, che hanno condiviso, in una insolita convivenza, i pochi spazi disponibili, e sono stati a contatto con stili di vita e culture molto lontane da quelle del luogo: «È complesso descrivere la curiosità, lo spirito, i comportamenti che si innescano tra persone che, nella loro vita, non si sono mai allontanate dall’isola, e giovani che a 20 anni hanno già visitato gran parte del mondo — racconta la direttrice del festival — Una cosa è certa: gli abitanti sono molto affezionati all’evento e i ragazzi si sono sempre mossi con rispetto nel delicato equilibrio di una realtà vulnerabile, ma dall’identità molto forte».

di Silvia Camisasca