Dopo l’incendio che ha devastato Moria

Lesbo: i primi migranti entrano nel nuovo campo

Refugees and migrants from the destroyed Moria camp are seen in tents near a new temporary camp, on ...
14 settembre 2020

Circa cinquanta richiedenti asilo sono entrati ieri nella nuova struttura allestita nell’isola greca di Lesbo per accogliere migliaia di senzatetto dopo il gigantesco incendio che ha distrutto il campo di Moria. Sono in molti, però, a chiedere di lasciare l’isola.

«In cinque giorni l’operazione sarà conclusa. Tutti saranno sistemati nel nuovo campo», ha assicurato il ministro greco per le Migrazioni, Notis Mitarachi, in visita nell’isola da due giorni per coordinare i lavori. Situato a tre chilometri dal porto di Mitilene, capoluogo di Lesbo, il campo «sarà chiuso durante la notte per motivi di sicurezza», si legge in un comunicato. Secondo Mitarachi, «duecento persone» tra i richiedenti asilo potrebbero essere positivi al covid-19. Per evitare i tentativi di fuga dal nuovo campo sono previste pertanto restrizioni severe.

Intanto, migliaia di famiglie vivono da giorni in condizioni igieniche disastrose per strada, sui marciapiedi, nei campi. I migranti sono esasperati dopo diverse notti passate all’addiaccio. Nei giorni scorsi la rabbia è esplosa in una protesta violenta di fronte alla prospettiva di finire in un campo analogo a quello di Moria — il più grande e degradato d’Europa — che le autorità greche stavano appunto approntando. Sono volate pietre contro il cordone di poliziotti, che hanno risposto con il lancio di gas lacrimogeni.

Si attende, nel frattempo, un intervento concreto dell’Unione europea per porre in sicurezza queste persone e affrontare, in generale, l’emergenza profughi. Ed è ai paesi dell’Ue che il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha lanciato l’ennesimo appello: «È una tragedia immensa, a mio avviso l’unica soluzione è il trasferimento di questi rifugiati sul continente e spero che ci sia una solidarietà europea». L’ex presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, non crede però ad un accordo in tempi brevi all’interno dell’Ue per una ripartizione più equilibrata dei migranti provenienti dai paesi extraeuropei.

«Non ci sarà una soluzione europea nei prossimi tempi», ha dichiarato. Se il concetto di fondo in Europa è quello della solidarietà, la pratica resta quella della mancanza di solidarietà, ha aggiunto. Tra gli esempi citati da Schulz quello del governo austriaco, che — ha detto — non accetta rifugiati provenienti dal campo di Moria.