Migliaia in fuga

Le inondazioni devastano il Sud Sudan

Civilians attempts to block flood water from the broken dykes on the Nile river, in Genyiel county, ...
29 settembre 2020

È allarme in Sud Sudan dove le piogge hanno costretto migliaia di persone alla fuga. Le intense piogge, ancora in corso, stanno peggiorando una già devastante emergenza umanitaria e per questo le ong chiedono alle istituzioni locali di aumentare la loro risposta per prevenire una situazione ancora più disastrosa.

Per il secondo anno consecutivo, fiumi in piena e inondazioni stanno colpendo le comunità nella regione del Grande Nilo Superiore a una velocità allarmante. Da luglio, le inondazioni hanno sfollato centinaia di migliaia di persone e ne hanno lasciate molte altre senza accesso a cibo e acqua potabile. Sono esposte a malaria, malattie trasmesse dall’acqua e grave insicurezza alimentare, mentre le alluvioni travolgono le loro case e le loro fattorie. «Quando sono iniziati i nuovi combattimenti, lo scorso giugno, siamo fuggiti nella boscaglia con il nostro bestiame» afferma Martha, un’abitante locale citata dalle agenzie. «Prima mi hanno rubato quaranta mucche, mentre oggi, a causa delle inondazioni, ho perso le altre sessanta per malattia. Praticamente non ho più nulla» aggiunge. Intanto Kony, suo nipote di sei mesi, si sta riprendendo da una malaria cerebrale in una clinica gestita da Medici senza frontiere nella città di Pibor. Per raggiungerla, Martha e sua nuora hanno trasportato il piccolo per due giorni, il tempo necessario per raggiungere Pibor dal loro insediamento di Neemach.

Il fiume Pibor si è ingrossato e ha invaso parti della città, lasciandole inaccessibili. Molte aree non possono essere raggiunte a piedi perché l’acqua è troppo alta e i mezzi di trasporto locali sono costosi per la popolazione. Un team mobile di Medici senza frontiere, composto da un medico, un infermiere e un promotore della salute, sta fornendo assistenza medica per prevenire e trattare le condizioni di salute più gravi nelle aree più difficili da raggiungere. «Non riesco ancora a credere al livello di distruzione di infrastrutture e risorse che ho visto a Pibor» ha dichiarato Simon Peter Olweny, coordinatore di Medici senza frontiere per le attività legate all’acqua e l’igiene. «Mancano bagni pubblici in città. Nella nostra clinica ne abbiamo solo due e non c'è spazio per costruirne di più per garantire uno standard minimo per le centinaia di pazienti che curiamo ogni giorno. Queste condizioni rappresentano un terreno fertile per le malattie» ha aggiunto.

Le continue lotte tra le comunità locali, l’impatto della pandemia di covid-19 sulla capacità di risposta alle emergenze e la crescente insicurezza alimentare nella regione destano preoccupazione per il prossimo futuro. Le ostilità sono riprese pochi mesi fa e hanno causato molte vittime e fughe di massa dai villaggi. Secondo le ong, la situazione rischia di peggiorare. L’emergenza di oggi è solo «un’altra situazione che aggrava le condizioni di vita delle comunità locali» dicono gli esperti. «Il peggio delle inondazioni deve ancora arrivare e le comunità sono già preoccupate per l’insicurezza alimentare. Nelle prossime settimane sarà più difficile accedere alle cure mediche e così le condizioni di vita delle persone saranno ancora più precarie».