L’intervento dell’arcivescovo Caccia alle Nazioni Unite

La pace si ottiene con il lavoro e l’impegno

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12 settembre 2020

«La pace non è una soluzione magica che cade dall’alto. Si ottiene con il lavoro e l’impegno». Con queste parole l’osservatore permanente della Santa Sede presso Nazioni Unite, l’arcivescovo Gabriele Caccia, nel suo intervento al Forum di alto livello, dal titolo «La cultura della pace: cambiare il nostro mondo in meglio nell’era del covid-19», ha voluto sottolineare l’importanza di concentrare gli sforzi sulla persona e sulla dignità di ogni essere umano «se vogliamo davvero coltivare la pace».

Durante il tradizionale incontro annuale sulla cultura della pace, tenutosi giovedì 10 settembre presso il Palazzo di Vetro a New York, l’arcivescovo Caccia ha posto l’attenzione sulla necessità di concentrarsi sui «membri più deboli, vulnerabili e spesso ignorati delle nostre società». In particolare nell’attuale contesto storico in cui disuguaglianze e discriminazioni sono diventate ancora più evidenti con la pandemia del nuovo coronavirus.

In questo momento, ha ricordato l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, i leader religiosi e le persone di fede svolgono un ruolo essenziale nel consolidamento della pace, cercando di ispirare nella comunità la saggezza ottenuta dalle rispettive tradizioni, favorendo una maggiore fraternità e dimostrando che la ricerca della pace coinvolge ciascuno individuo.

Solo in questo modo, ha aggiunto il presule, «la nostra crescita sarà veramente umana e capace di gettare i semi necessari per coltivare la pace duratura a cui siamo tutti impegnati». Da qui l’avvertimento che la frettolosa ricerca di soluzioni o di un vaccino non deve essere limitata ad aspirare a un ritorno ai luoghi di lavoro o di istruzione, dimenticando chi rischia di rimanere ancora più indietro.

«Non dobbiamo solo aspettare, ma lavorare per un mondo post covid-19 che sia più giusto, pacifico e sostenibile», ha affermato il rappresentante della Santa Sede evidenziando come 75 anni fa, proprio nell’ottica di «costruire una cultura di pace», siano state fondate le Nazioni Unite e perché ciò avvenga occorre «una nuova mentalità che pensi in termini di comunità. e priorità della vita di tutti».

L’arcivescovo Caccia ha fatto poi riferimento agli innumerevoli interventi di Papa Francesco sull’interdipendenza tra esseri umani, ancora più evidente durante la pandemia, e su come la solidarietà e la dedizione si siano dimostrate indispensabili in questa situazione. Ha ricordato come l’appello del segretario generale Guterres per un cessate il fuoco globale durante la pandemia, sia stato più volte ribadito dal Santo Padre che sta dedicando un ciclo di udienze generali al tema della guarigione e del miglioramento del nostro mondo, ispirandosi ai principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa.