La musica, gli influencer e il caso di Willy Monteiro

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15 settembre 2020

«Ragazzi, ma tutti i colleghi che non stanno dicendo niente su quello che è successo a Willy... tutto a posto? Avete delle cose più importanti da comunicare in questo momento?». Così si è recentemente espresso Ghali, uno degli artisti più celebri della scena trap italiana, a proposito della mancata reazione all’omicidio di Willly Monteiro da parte di molti suoi colleghi. L’ha fatto attraverso le stories di Instagram, perché oggi si usa così e perché indubbiamente i social network permettono di comunicare in maniera immediata e diretta. «O non ve ne frega niente — incalza Ghali — o siete simili a quei quattro ragazzi o avete amici molto simili a quei quattro ragazzi e siete in un ambiente simile a quello, perché nel rap italiano succede ed è così». Insomma, la provocazione è chiara e vale la pena raccoglierla. Qual è la responsabilità degli artisti di fronte alla società? La musica ha davvero il potere di influenzare le nuove generazioni? I cosiddetti influencer hanno un compito educativo nei confronti dei loro follower? Sono solo alcune delle questioni sottese al dibattito suscitato da Ghali, ma sicuramente sono quelle decisive. È vero che l’arte, per una parte, è la libera espressione del mondo interiore dell’artista, ma è anche vero che questa operazione non è mai fine a se stessa, perché ricade su chi ne fruisce influenzando la sua visione della vita. Se un ragazzo continua ad ascoltare con piacere canzoni che, ad esempio, elogiano violenza, droga e una sessualità disinvolta, è molto probabile che col tempo questi (dis)valori si insinuino dentro di lui fino a condizionare i suoi comportamenti. Lo vedo tutti i giorni nei ragazzi che incontro: le loro parole, i loro ragionamenti, le loro posizioni rispetto alle tematiche sociali sono spesso il prodotto di quelli degli influencer che seguono maggiormente. Per questo Ghali fa bene a rimproverare i suoi colleghi: se di fronte a un episodio come quello di Willy non trovano il coraggio di esporsi, si perdono un’occasione preziosissima per educarli al bene. Aveva ragione lo zio Ben di Spiderman: «Da grandi poteri derivano grandi responsabilità». Oggi la musica e i social network conferiscono a poche persone il potere di raggiungerne migliaia o milioni di altre e, di conseguenza, chiamano a una responsabilità ineludibile: quella di comunicare e condividere con loro il sogno di un mondo migliore.

di Alberto Ravagnani