La «Fornarina» e la chimica

Raffaello, «La Fornarina» (1518-1520, particolare)
29 settembre 2020

Ora è possibile risalire ai pigmenti utilizzati da Raffaello e comprendere il processo esecutivo con cui li ha applicati sulla tavola grazie alla campagna di indagini i cui risultati sono stati presentati nei giorni scorsi. È stata effettuata in particolare una scansione della fluorescenza dei raggi x a cura di Emmebi diagnostica artistica e Ars Mensurae con degli strumenti messi a punto nell’ambito del progetto Multichannel Scanner for Artworks (Musa) in collaborazione con l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) sezione di Roma Tre, con il dipartimento di Scienze università Roma Tre e con il dipartimento di Scienze di base e applicate per l’ingegneria. Lo strumento realizzato dall’Infn costituisce uno dei più brillanti esempi di come una tecnologia d’avanguardia sviluppata inizialmente per rispondere alle esigenze della ricerca in fisica strumentale, abbia poi trovato applicazione in ambiti di ricerca molto diversi, portando un contributo fondamentale nello studio e nella conservazione dei beni culturali. Le immagini della distribuzione del ferro e del piombo hanno confermato l’impostazione di una sotto-stesura di base chiaroscurata, una pratica diffusa ai primi del Cinquecento e presente anche in altri dipinti raffaelleschi La distribuzione del mercurio ha ribadito l’importante modifica del fondo, che ha comportato un riassetto chioaroscurale della figura della Fornarina. (gabriele nicolò)