Un modo per conciliare vacanze e rispetto per l’ambiente

Il fascino discreto del cicloturismo

Foto tratta dall'album di Mario Panizza
30 settembre 2020

Perché andare in vacanza in bicicletta? Alcune risposte sono intuitive e spontanee: sulle piste ciclabili si viaggia lontani dal traffico, al riparo dall’inquinamento, ci si ferma dove si vuole, senza la preoccupazione del parcheggio, si ha l’agio di curiosare in posti non raggiungibili in auto e, procedendo con naturale lentezza, non sfugge nessun dettaglio dell’ambiente, percepito, peraltro, nel silenzio e in compagnia dei suoi colori e dei suoi odori.

Queste valutazioni non sono però sufficienti; dopo alcuni anni, se la passione non viene meno e ci si lascia catturare dalla qualità del viaggiare a ritmo di “lumaca”, emergono altri interessi.

Scopriamo che il viaggio è più lungo dei reali tempi di percorrenza: la vacanza incomincia molto prima di partire. L’itinerario va studiato con cura per evitare sorprese difficili da affrontare e risolvere in bicicletta: scegliere cosa visitare, gli ambienti naturali e i centri storici, ma anche le “stazioni di posta” dove fermarsi a mangiare e recuperare le forze. Questa conoscenza anticipata non indebolisce però la curiosità perché, al gusto di vedere le cose di persona, si somma l’emozione di scoprire il grado di efficienza della propria capacità di programmazione.

Anche il neofita realizza che, al contrario del viaggiare meccanizzato, inevitabilmente accelerato, la vacanza in bicicletta è fatta di percorso e non di mete raggiunte. La maggior parte del tempo è passato pedalando tranquillamente; sono i panorami i veri compagni di viaggio.

Le decisioni da prendere all’inizio non sono poche e non riguardano solo il percorso e i luoghi da visitare. Si parte da casa con la bici? Si raggiunge con altri mezzi la regione da visitare, dove la si prende in affitto, o si porta la propria, magari pieghevole, trasportabile in treno o in aereo? Ci si rivolge a una struttura che fornisce all inclusive, pernottamenti compresi?

Immedesimiamoci nelle incombenze del turista “fai da te”. Le occasioni per scegliere un itinerario sono molteplici e si appoggiano a opportunità di varia natura: geografiche (il corso di un fiume, il bordo di una costa, e così via); storiche (il tracciato di un cammino significativo, di un muro di confine...); culturali (collegamento di edifici stilisticamente omogenei, et coetera); antropologiche (usi e costumi, itinerari dei vini, e simili). A seconda dello spirito e dell’interesse, si avvia di conseguenza la costruzione del percorso. La sua scelta occupa, anche nella preparazione, la parte più piacevole e curiosa del viaggio, perché richiede di mettere nel migliore equilibrio possibile una serie di variabili: bellezza dei luoghi che, con l’esperienza, si riescono a decifrare anche attraverso le informazioni cartografiche, fondo stradale, asperità altimetriche, presenza di traffico automobilistico, lunghezza della tappa; ma ancora l’arte e la storia dei centri attraversati, la qualità dell’offerta per dormire e la varietà delle specialità culinarie. Insomma predisporre in autonomia un viaggio in bici occupa, e non poco, i mesi che precedono la partenza.

I lungofiumi offrono in generale un piacevole paesaggio e un’ottima opportunità, in quanto disegnano un tracciato riconoscibile, marcato nel territorio da un letto che, se percorso dal lato più “conveniente”, assicura una strada tutta in discesa. Il lungo Elba, la riva destra del Po o, ancora più articolato, il canale artificiale costruito nella seconda metà dell’Ottocento in Svezia per collegare Stoccolma a Göteborg sono accompagnati da vie, non sempre asfaltate, che, coincidendo spesso con la strada del Magistrato delle acque, assicurano un percorso privilegiato, perché di controllo, che cammina generalmente sul bordo superiore della banchina.

Tracciati lineari si incontrano anche costeggiando il mare o seguendo itinerari storici. Molto ricca di temi artistici è la via che, collegando Lubecca a Danzica, segna il bordo meridionale del Mar Baltico. Si parte da una delle maggiori città anseatiche, il cui centro storico, sebbene bombardato durante la seconda guerra mondiale, presenta importanti esempi, religiosi e civili, di architettura gotica, per giungere a Danzica, anch’essa città della Lega anseatica, tragico simbolo del secondo conflitto mondiale, ma anche luogo di nascita di Solidarność.

Il percorso, marcato da un susseguirsi di importanti centri storici, offre la possibilità di raggiungere facilmente, proprio perché in bicicletta, anche l’Isola di Rugen, dove, a interrompere le profonde spiagge bianche, si manifesta inatteso, esempio dell’ambiziosa architettura nazista, il Colosso di Prora, un unico edificio lungo chilometri, pensato negli anni Trenta nel Novecento per ospitare in vacanza fino a ventimila persone.

Un percorso, segnato con cura, è quello che affianca il Vallo di Adriano che, dalla costa occidentale della Cambria raggiunge Newcastle. Il muro, ai limiti settentrionali della romanità, realizzato a partire dal 122, già nel iv secolo, durante la lunga agonia dell’impero romano, perde progressivamente la sua funzione difensiva; si sfalda e, attraverso varchi sempre più ampi, rimette in comunicazione tra loro le regioni della Britannia. Percorrendo, ovviamente con andatura lenta, il suo tracciato, scopriamo che i piccoli villaggi che si incontrano sono sorprendentemente omogenei, costruiti tutti con lo stesso tipo di pietre. Quelle che, utilizzate per separare i popoli, sono servite nei secoli successivi, una volta rimosse, per edificare case e costruire un ambiente perfettamente integrato, rispettoso delle risorse naturali.

Il tracciato lineare potrebbe essere sostituito da una rete di punti storici, come l’anello delle Fiandre, in parte in pavé, che, richiamando una mitica corsa ciclistica ormai centenaria, unisce una serie di città, molto ricche di storia, cultura e arte. Un anello moderno è all’interno di Emscher Park che, dopo l’impegnativa bonifica ambientale protrattasi dal 1989 al 1999, offre ai ciclisti un percorso riservato che mette in comunicazione gli edifici industriali dismessi, ormai “archeologici”, con le miniere, trasformate in musei, della Ruhr. Itinerari esclusivamente naturalistici sono quelli che legano le isole di un arcipelago.

È il caso, ad esempio, delle isole di fronte a Turku in Finlandia, collegate da traghetti “a chiamata” o delle norvegesi Isole Lofoten, patria dello stoccafisso, raggiungibili attraverso un viaggio di avventura, che obbliga a utilizzare più mezzi di trasporto, accettando le condizioni di un clima non sempre amichevole, ma che permette di godere del sole di mezzanotte o dell’aurora boreale.

Un viaggio da affrontare con spirito profondamente diverso, perché motivato da tutt’altro tipo di curiosità, è il collegamento tra due mete importanti, soprattutto se capitali di Stati confinanti o che, negli anni, hanno avuto intense relazioni: da Parigi a Londra, da Berlino a Copenaghen. Partire da Notre-Dame e arrivare al Big Ben significa scoprire sul territorio, pedalata dopo pedalata, le tracce della storia di due popoli vicini, ma spesso in conflitto. Si scoprono le consuetudini, ma anche i segni del paesaggio, che raccontano il modo di lavorare la terra, di allevare il bestiame e di costruire case coloniche e chiesette di paese.

Il tempo a disposizione e la condizione fisica sono fattori che incidono profondamente nella scelta del viaggio. A itinerari, come quelli descritti, che chiunque può affrontare, se ne possono aggiungere altri, più ardui, che, tuttavia, come il Cammino di Santiago o la Via Francigena, percorsi nei secoli da pellegrini e mercanti, possono essere scomposti per tratti, selezionandone alcuni o dividendoli per periodi.

Personalmente ne ho sperimentati molti e, in ogni situazione, ho trovato il gusto del viaggio, con il piacere del movimento e dello stile di vita, ancora più soddisfacente oggi che la sostenibilità dell’ambiente e la ricerca della sicurezza personale esprimono necessità assolutamente prioritarie. Volendo giungere a una valutazione di sintesi posso assicurare che al termine di una vacanza in bicicletta lo stato di soddisfazione e di benessere è un po’ più alto e viene subito istintivo pensare all’itinerario del viaggio successivo.

di Mario Panizza