L’arcivescovo emerito di Lviv dei latini aveva 94 anni

È morto il cardinale Marian Jaworski

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07 settembre 2020

Il cardinale Marian Jaworski, arcivescovo emerito di Lviv dei Latini, in Ucraina, è deceduto sabato 5 settembre a Cracovia, in Polonia, dove risiedeva e dove da due settimane era ricoverato in ospedale. Il compianto porporato era nato il 21 agosto 1926 a Lviv e il 25 giugno 1950 era stato ordinato sacerdote. Eletto alla Chiesa titolare di Lambesi il 21 maggio 1984 e nominato Amministratore apostolico di Lviv dei Latini, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 23 giugno successivo. Il 16 gennaio 1991 era stato promosso Arcivescovo di Lviv dei Latini. Nel Concistoro del 21 febbraio 1998 san Giovanni Paolo II lo aveva creato cardinale e riservato «in pectore», pubblicandolo nel Concistoro del 21 febbraio 2001 e assegnandogli il Titolo presbiterale di San Sisto. Il 21 ottobre 2008 aveva rinunciato al governo pastorale dell’Arcidiocesi. Il compianto porporato verrà ricordato in Polonia con una serie di celebrazioni che inizieranno martedì 8 settembre a Lubaczóow. Venerdì 11 sarà celebrata la Messa con il rito funebre nel santuario a lui caro di Kalwaria Zebrzydowska, dove, in ossequio alla sua volontà, le spoglie verranno tumulate nella cappella dell’immagine miracolosa della Madonna.

Amico fraterno e confidente spirituale di Karol Wojtyła fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso — quando a Cracovia (dove risiedevano entrambi in via Kanonicza, ai piedi del Castello del Wawel) condividevano l’amore per lo studio e la passione per la pastorale giovanile —, Marian Jaworski è stato accanto a san Giovanni Paolo II fino alla fine. La sera del 2 aprile 2005 fu lui, dopo aver concelebrato la Messa accanto al letto del Pontefice morente, ad amministrargli il sacramento dell’Unzione degli infermi. A raccontarlo a «L’Osservatore Romano» è il cardinale Stanisław Dziwisz, attuale Arcivescovo di Cracovia, all’epoca segretario personale di Papa Wojtyła. «Questi due grandi uomini — ha commentato — furono uniti fino alla loro morte dalla fede e dall’amore profondo alla Chiesa, dal coraggio e dalla disponibilità al servizio ecclesiale anche in tempi difficili». Anche il card. Jaworski è stato segnato dalla sofferenza. Nel 1967 durante un viaggio a Olsztyn, perse il braccio sinistro in un incidente ferroviario. E questa esperienza — spiega ancora il card. Dziwisz — «lo avvicinò ancora di più al cardinale Wojtyła, che percepiva la sofferenza dell’amico come un sacrificio per lui».

Nato da Wincenty Jaworski e Stanisława Łastowiecka, aveva frequentato le scuole elementari a Lviv. Dopo l’esame di maturità, era entrato, nel 1945, nel seminario maggiore della città che, in seguito all’occupazione da parte delle truppe bolsceviche, era stato trasferito a Kalwaria Zebrzydowska, in Polonia, vicino a Cracovia. Qui, presso i Frati Minori, aveva continuato gli studi di filosofia e teologia. E proprio nel santuario retto dai Francescani era stato ordinato sacerdote il 25 giugno 1950 dall’arcivescovo Eugeniusz Baziak. Nello stesso anno aveva conseguito il titolo di magister in teologia nell’Università Jagellonica di Cracovia.

Dopo un anno di ministero come vicario parrocchiale a Basznia Dolna, nei pressi di Lubaczów, aveva continuato gli studi alla Facoltà teologica di Cracovia. Nel 1952 aveva difeso la tesi dottorale in teologia dal titolo «Lo sviluppo del pensiero sul principio di causalità nell’opera di Józef Geyser». Per un altro anno aveva svolto l’attività pastorale nella parrocchia di Poronin, vicino a Zakopane, proseguendo poi gli studi alla Facoltà di filosofia dell’Università Cattolica di Lublino, dove nel 1954 aveva conseguito il secondo dottorato, in filosofia, con la tesi «La teoria aristotelica e tomistica del principio creatore sullo sfondo del concetto dell’essere».

Nel 1965 aveva ottenuto l’abilitazione in Filosofia della religione all’Accademia teologica cattolica di Varsavia (oggi l’università è intitolata al cardinale Stefan Wyszyński), presentando la tesi «La conoscenza religiosa di Dio secondo Romano Guardini. Studio analitico-critico». Per vari anni era stato docente presso la stessa Accademia e presso la Facoltà teologica di Cracovia, dove nel 1967 aveva ottenuto il titolo di professore straordinario. Nel 1976 era diventato professore ordinario della Pontificia Facoltà teologica di Cracovia, ottenendo poi nel 1985 il dottorato honoris causa dell’Università di Bochum, in Germania. Era stato anche professore di Metafisica e di Filosofia della religione all’Istituto filosofico-teologico dei Padri Bernardini a Kalwaria Zebrzydowska, alla Facoltà teologica presso il seminario maggiore di Cracovia, alla Facoltà filosofica dei Gesuiti a Cracovia, al Collegio filosofico-teologico dei Padri Domenicani a Cracovia e al seminario maggiore di Częstochowa, con sede a Cracovia.

Aveva sempre mantenuto uno stretto rapporto di fiducia con l’arcivescovo Baziak, che lo aveva incoraggiato negli studi specialistici e poi nominato suo cappellano e segretario personale. Negli anni 1970-1980 aveva ricoperto l’incarico di segretario del Consiglio scientifico dell’episcopato polacco. Per cinque anni, dal 1976 al 1981, era stato decano della Pontificia Facoltà teologica di Cracovia e, dal 1981 al 1987, primo rettore della Pontificia Accademia teologica della stessa città.

Nel 1984 Giovanni Paolo II lo aveva nominato vescovo titolare di Lambesi e Amministratore apostolico di Lviv dei Latini. Aveva ricevuto l’ordinazione episcopale al Wawel, la cattedrale di Cracovia, il 23 giugno 1984, dalle mani del cardinale Franciszek Macharski. Aveva scelto come motto episcopale «Mihi vivere Christus est» (Fil 1, 21). «Era — ricorda il card. Dziwisz — il segreto della sua vita, del suo amore e del suo servizio».

Dopo sei anni di attività pastorale svolti a Lubaczów, nel 1991 era giunta la nomina ad arcivescovo metropolita di Lviv dei Latini. Era ritornato così nella sua città natale, che aveva dovuto abbandonare molti anni prima a causa dell’occupazione sovietica. Lì si era adoperato per la riorganizzazione dell’attività pastorale attraverso un paziente lavoro di rifondazione di parrocchie, e per la richiesta di restituzione delle chiese, spesso trasformate e adoperate per finalità profane (sale da concerti, cinema, teatri, palestre sportive). Laddove invece i luoghi di culto erano stati distrutti, si era impegnato in un’opera di ricostruzione materiale ed ecclesiale, ponendo particolare attenzione all’attività del seminario maggiore, eretto nel 1997, consapevole che la preparazione del clero locale costituisse la migliore garanzia della solidità e della normalizzazione della vita ecclesiale. Egli stesso aveva svolto il compito di rettore del seminario, per poter seguire da vicino lo sviluppo dell’istituzione, sostenendo in ogni modo la rinascita della vita religiosa ma adoperandosi anche per la preparazione di un laicato maturo e responsabile. «Possiamo giustamente chiamarlo il restauratore della vita della Chiesa a Lviv, che vanta una storia meravigliosa e una grande eredità spirituale», commenta ancora il card. Dziwisz.

Dal 1992 aveva ricoperto l’incarico di presidente della Conferenza episcopale ucraina. Dal 1996 al 1998 era stato anche amministratore apostolico della diocesi di Lutsk. Aveva lavorato con vari dicasteri della Curia romana, tra i quali la Congregazione per il clero, la Congregazione per l’educazione cattolica e l’allora Pontificio Consiglio per la famiglia. Nel corso del suo ministero aveva cercato di coniugare sempre l’aspetto pastorale con quello culturale e scientifico. Autore di centinaia di pubblicazioni di argomento teologico e filosofico, aveva sviluppato la sua riflessione soprattutto sulle questioni legate alla filosofia della religione, adoperando il metodo fenomenologico nell’analisi dell’esperienza religiosa. Molto spazio aveva dedicato ai temi riguardanti il concetto filosofico di Dio, al problema dell’ateismo e alle implicazioni dell’antropologia cristiana. Nella sua opera di studio e di approfondimento non erano mancate le tematiche specifiche della teologia fondamentale e della relazione tra fede e ragione. Indicative le sue sollecitazioni riguardanti il pensiero tomistico quale ispirazione della filosofia e della teologia contemporanee. Questa feconda attività di studio lo aveva portato a partecipare frequentemente a congressi, conferenze e simposi scientifici. Aveva anche fatto parte, tra l’altro, di commissioni dell’episcopato polacco, dell’Associazione scientifica dell’Università Cattolica di Lublino, dell’Associazione filosofica polacca, dell’Associazione teologica polacca, del Collegio dei Rettori delle scuole superiori a Cracovia, della sessione dei professori di filosofia in Polonia e del Consiglio della Fondazione Regina Edvige per la Pontificia Accademia teologica di Cracovia. In segno di gratitudine per i suoi grandi meriti nel campo culturale e pastorale, la Repubblica di Polonia gli aveva conferito tre anni fa l’Ordine dell’Aquila bianca, «in riconoscimento dei suoi eccezionali contributi alla ricostruzione della vita religiosa nelle terre di confine orientali e all’approfondimento del dialogo ecumenico, e per i risultati scientifici nel campo della filosofia e della teologia». L’Ucraina invece gli aveva conferito due volte l’Ordine del Principe Yaroslav il Saggio.

Nel 1998 san Giovanni Paolo II lo aveva creato cardinale e riservato in pectore, rendendolo poi pubblico nel Concistoro del 2001, anno in cui aveva vissuto un momento particolare di grazia: il viaggio apostolico che dal 23 al 27 giugno Giovanni Paolo II aveva voluto compiere in Ucraina. Anche grazie a quell’evento era tornato in possesso del palazzo episcopale, requisito dal regime sovietico, dopo aver vissuto a lungo in una modesta abitazione alla periferia di Lviv.

Un episodio che testimonia la sua profonda devozione mariana risale al 1° aprile 2005, vigilia della morte di Papa Wojtyła. Quel giorno san Giovanni Paolo II benedisse le corone per due icone della Madonna di Częstochowa: quella situata nella Cappella polacca delle Grotte vaticane e quella della Madonna Nera di Jasna Góra. Il cardinale Jaworski incoronò personalmente la prima immagine a San Pietro. «Era molto commosso per questa cerimonia — racconta il card. Dziwisz — e ricordava sempre che il suo predecessore a Lviv, il santo arcivescovo Józef Bilczewski, aveva sollecitato e implorato Papa san Pio X per ottenere le corone per l’icona di Częstochowa, visto che le precedenti erano andate perdute all’inizio del XX secolo».

Nel 2008 aveva rinunciato al governo pastorale dell’Arcidiocesi ucraina. A succedergli significativamente è stato mons. Mieczysław Mokrzycki, che per diversi anni ha fatto parte della segreteria particolare di san Giovanni Paolo II.