Il Cammino basiliano in Calabria

Dove la natura nutre lo spirito

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14 settembre 2020

Un percorso che si snoda sulle tracce dei monaci italo-greci ispirati dalla regola di san Basilio e dei più remoti richiami architettonici greci, romani e normanni, nel cuore del Mediterraneo: è quanto propone il Cammino basiliano, lungo circa mille chilometri, che tramite 72 tappe da Rocca Imperiale raggiunge Reggio Calabria dopo aver attraversato i canyon del Pollino, le foreste della Sila, i boschi delle Serre e le rocce dell’Aspromonte. «In una Calabria dalla storia plurimillenaria, ricca di spiritualità, di gente generosa e ospitale e dov’è ancora possibile incontrare una natura incontaminata dalla straordinaria biodiversità», gli organizzatori hanno deciso di «offrire una narrazione di una delle aree più seducenti e variegate del Mediterraneo, all’insegna di un turismo lento in piena sintonia con il sacro silenzio dei monaci basiliani», di cui hanno voluto seguire le tracce dal confine con la Basilicata fino allo Stretto di Messina.

Questa prima edizione del Cammino basiliano, indica Carmine Lupia, consulente scientifico del Fondo ambiente italiano e presidente dell’associazione, permette «di conoscere monasteri, chiese e fortezze orientali, che evocano le atmosfere del Monte Athos, dell’Armenia, della Siria e della Turchia, e castelli, chiese e monasteri latini al punto che al visitatore sembrerà di trovarsi in Germania, Francia, Belgio, Spagna o in Inghilterra». Si tratta, prosegue Lupia, «di un itinerario che collega tra loro alcuni luoghi che testimoniano della vita di tanti dotti, monaci e santi orientali e occidentali, veri e grandiosi pilastri della civiltà occidentale». Un autentico viaggio alla scoperta delle radici antiche dell’Europa nel Mediterraneo.

Tra le tante tappe del Cammino, inaugurato a fine agosto, vi è l’eremo-santuario basiliano di Santa Maria della Stella, che si trova nel contesto paesaggistico della vallata dello Stilaro, tra mare e montagna. Lontano dal rumore e dall’agitazione, con una vista su tutta la costa ionica, è una meta di pellegrinaggio, che si presta a diversi itinerari naturalistici e spirituali. A pochi chilometri sorgono, infatti, la certosa di Serra San Bruno, la Cattolica di Stilo, e il monastero di San Giovanni Theristis, oggi affidato alla diocesi ortodossa romena in Italia. L’origine del santuario risale ai primi insediamenti monastici tra il VII e il ix secolo. «Le prime migrazioni per la lotta iconoclasta hanno fatto sbarcare sulla costa ionica questi uomini cercatori di Dio», racconta al nostro giornale il rettore, don Enzo Chiodo. «Le prime forme di monachesimo in Calabria furono eremitiche ed esicaste — prosegue — si trattava di persone che vivevano solitarie, in grotte e si riunivano la domenica nell’unica chiesetta detta Cattolica. Sulle colline hanno trovato il loro ambiente mediterraneo con rocce e amplessicaule tipici dell’Oriente. Ciò permetteva di riprodurre nell’integrazione con il creato la forte spiritualità dell’Oriente. Nel tempo si passò ad una vita cenobitica anche se molti vivevano una vita mista, detta lauritica».

Tra coste, valli, monti, molte tappe del Cammino basiliano si percorrono lungo strade bianche, piste, sentieri, antiche mulattiere, a volte accessibili anche in bicicletta da montagna o in groppa a un asino. Prima dell’apparizione della macchina erano le vie dei pastori e dei contadini che si spostavano di paese in paese, di masseria in masseria per le fiere. Tra alberi ultracentenari, faggeti, pinete e profumi di fiori, il pellegrino può incontrare gli animali che popolano la Calabria: volpi, faine, tassi, donnole e ghiri. Rivolgendo lo sguardo verso il cielo, un occhio da intenditore vedrà planare gheppi e poiane, oppure i più piccoli beccaccini. «Monasteri, ruderi, vegetazione, mare e monti e colline contribuiscono a portare il turista-pellegrino a interrogarsi e a rendere lode per il dono del creato», commenta don Enzo.

«Durante l’anno alcuni appuntamenti spirituali, culturali e naturalistici segnano il tempo e la sacralità del luogo — riferisce il sacerdote — così il cammino permette quel turismo esperienziale capace di attivare nuove stili di vita di cui l’uomo contemporaneo sembra così attento nella logica della Laudato si’».

Percorrendo il Cammino basiliano si capisce anche perché la regione è ponte tra Chiese d’Oriente e d’Occidente. Due visite del patriarca ecumenico Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, hanno caratterizzato l’ecumenico in Calabria, ricorda don Enzo. «Nella visita-pellegrinaggio presso i luoghi sacri bizantini nella regione, nel 2001, il patriarca ortodosso ha fatto dono al santuario, di una icona originale della Dormitio Virginis proveniente dal Monte Athos, vista la presenza di tanti ortodossi che vengono a venerare la Madre di Dio durante l’anno», ricorda il sacerdote. Poi, la sua storica visita all’Eparchia di Lungro, sede della Chiesa bizantina cattolica di rito orientale in Italia, «ha sanato delle ferite antiche e ha intensificato il ruolo delle Chiesa di Calabria per un percorso di integrazione tra Chiesa d’occidente e Chiesa d’oriente. La venerazione della Madre di Dio, e il culto dei santi italo-greci, sono gli elementi che ci accomunano e ci spingono a trovare nuove vie di evangelizzazione». Inoltre, le riflessioni nate dalla lettera apostolica di Giovanni Paolo II Orientale lumen hanno stimolato molti studiosi di storia locale e in particolare le diocesi calabresi ad avviare contatti con l’oriente cristiano per rifondare eremi con l’attenzione specifica alla tradizione monastica.

Se i primi gruppi del Cammino basiliano si sono avviati a fine agosto, partendo da Rocca Imperiale, le comitive sono tuttavia libere di muoversi autonomamente e selezionare le zone da visitare, partendo da qualsiasi punto. Gran parte del tragitto è percorribile tutto l’anno, per cui gli organizzatori aspettano la partecipazione di visitatori anche nei prossimi mesi. Riflettendo sul futuro dell'iniziativa, don Enzo ritiene che il Cammino basiliano «ha bisogno ancora di rilevare tutti i valori nascosti dietro le pietre, le piante, le chiese e le case attraversate da chi sceglie di compierlo, per ricreare con forza il nuovo che matura sulle antiche radici della fede e della cultura e che può contribuire ad un autosviluppo propulsivo del sud».

di Charles de Pechpeyrou