Proposto un meccanismo di solidarietà obbligatoria che prevede ricollocamenti o rimpatri sponsorizzati

Difficile compromesso sulla riforma del regolamento di Dublino

A group of more than 80 migrants from Asia and Africa besiege the gates of camp 'Usivak', near ...
24 settembre 2020

Un meccanismo di solidarietà obbligatoria, ma con elementi di flessibilità. Questo il punto nodale delle proposte per la riforma del regolamento di Dublino presentate ieri dal presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e che ora deve passare al vaglio dei Paesi membri. Non c'è quel superamento integrale del regolamento di Dublino che tanto era stato auspicato da varie parti. La soluzione raggiunta appare quindi come un difficile compromesso tra le diverse anime che compongono l’Ue. Ma indica comunque l’avvio di un positivo dibattito all’interno dell’Unione.

Secondo le nuove proposte, i Paesi dell’Unione potranno scegliere di aiutare uno Stato membro sotto pressione attraverso ricollocamenti o rimpatri sponsorizzati, e questo secondo quote precise calcolate in base al Pil (prodotto interno lordo) e popolazione. In altri termini, le persone salvate in mare dovranno essere redistribuite tra tutti i partner europei; se però qualche governo non vorrà farsi carico dei migranti, sarà obbligato a gestire il rimpatrio di coloro che non avranno diritto di restare nel continente. Inoltre, il nuovo regolamento prevede che se entro otto mesi non saranno stati effettuati tutti i rimpatri presi in carico, lo Stato partner che si è impegnato sarà obbligato ad accogliere sul suo territorio quanti restano da allontanare.

Il nuovo regolamento rappresenta quindi — secondo Bruxelles — un punto di equilibrio tra le esigenze dei Paesi più esposti ai flussi migratori, Italia e Grecia in primis, e i Paesi più restii alle aperture e ai ricollocamenti, tra cui soprattutto Austria e il gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia). Per von der Leyen, si tratta di «una soluzione europea per ricostruire la fiducia tra Stati membri e ripristinare quella dei cittadini nella nostra capacità di gestire i flussi migratori come Unione».

Diverse le reazioni. L'Italia ha espresso moderata soddisfazione: «Il patto sulla migrazione è un importante passo verso una politica migratoria davvero europea. Ora il Consiglio Ue coniughi solidarietà e responsabilità. Serve certezza su rimpatri e redistribuzione: i Paesi di arrivo non possono gestire da soli i flussi a nome dell’Europa» ha dichiarato il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte. Secondo il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, il nuovo patto presenta «elementi di discontinuità» rispetto al passato e «rappresenta un passaggio atteso da mesi». Ma nonostante ciò non indica «quel netto superamento del sistema di Dublino da noi auspicato».

Come sottolineato da più parti, le nuove proposte della Commissione lasciano infatti immutato uno dei punti cruciali, più contestati, del regolamento di Dublino. Il nuovo sistema infatti continua a porre la responsabilità per il migrante entrato illegalmente nell’Ue sul Paese di primo ingresso, seppure con l’introduzione di una serie di possibilità che consentono una distribuzione: se ad esempio il migrante ha già un parente nell’Ue, il Paese in cui risiede il congiunto sarà responsabile anche per il nuovo arrivato. Oppure se il migrante in precedenza ha lavorato o studiato in uno Stato diverso da quello di primo ingresso, sarà quel Paese a farsene carico. La nuova norma prevede anche di lasciare immutati i paletti sui movimenti secondari — rispecchiando le istanze di Germania, Olanda, Svezia ed altri Paesi nordici — e di sigillare le vie d’uscita lasciate attualmente dal regolamento di Dublino, con i migranti in fuga dalle autorità del Paese di primo ingresso che raggiungono l’Europa del nord per presentare la loro richiesta d’asilo.

Non mancano inoltre le voci apertamente critiche. La Repubblica Ceca ha nettamente bocciato il principio della solidarietà obbligatoria. Lo ha detto il ministro dell’Interno Jan Hamacek (Cssd, democratici sociali): «Non siamo d’accordo con nessuna proposta contenente l’obbligo di ricollocamento». Su questa stessa linea si sono collocati molti altri Paesi dell'Europa orientale.

L'annuncio del nuovo regolamento Ue in materia di immigrazione giunge mentre scoppia il caso della nave Alan Kurdi, la nave della Ong tedesca Sea Eye con oltre 130 migranti a bordo e che da giorni vaga in cerca di un porto sicuro. La Francia ha chiesto all'Italia di accogliere la nave: «Negli ultimi due anni abbiamo sempre garantito solidarietà all’Italia. Siamo al suo fianco con un meccanismo di solidarietà per prenderci carico degli sbarchi; le chiediamo quindi di rispondere favorevolmente alla richiesta fatta dall’Ong di sbarcare nel porto sicuro più vicino» ha dichiarato il ministero dell’Interno di Parigi. La nave, inizialmente diretta a Marsiglia, ha fatto rotta verso il porto di Arbatax in Sardegna a causa del maltempo. Da quanto appreso dalla Capitaneria di porto, è stato concesso un “punto di fonda” vicino all’Isolotto d’Ogliastra, per i prossimi 3/4 giorni.