Nel libro di Carlo Petrini tre conversazioni con il Pontefice

Dialogando con il Papa sull’ecologia integrale

A picture shows a bank of the Loire river in the ZAD (Zone to Defend) of Le Carnet in Frossay, ...
08 settembre 2020

Onestà, “biodiversità culturale”, democrazia e sinodalità, agnosticismo. Sono tante le suggestioni che, come di consueto, Papa Francesco regala a qualunque suo interlocutore, in particolare se il confronto lo sollecita su temi che gli stanno molto a cuore. Sotto questo aspetto, in particolare, il libro edito da Giunti-Slow Food Editore per la collana Terrafutura, Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale, scritto da Carlo Petrini (pagg. 240, euro 16) è uno scrigno ricchissimo. Come suggerito dal titolo, il volume raccoglie anzitutto tre colloqui avuti dall’autore, il fondatore di Slow Food, con il Pontefice, nel corso di altrettanti incontri avuti in tempi diversi, prima e durante la pandemia. Le conversazioni, che manifestano appunto uno stile informale, schietto, vengono poi accompagnate da alcune riflessioni dello stesso Petrini inquadrate nel magistero petrino grazie alla ripubblicazione di altrettanti discorsi del Papa, tenuti in diverse occasioni pubbliche. Il libro, che gode della prefazione del vescovo di Rieti, Domenico Pompili, nasce anche con l’obiettivo di aiutare le Comunità Laudato si’ che ad Amatrice, come noto colpita duramente dal terremoto del 2016, si sono proposte di creare un centro studi internazionale dedicato appunto all’ecologia integrale, la Casa Futuro – Centro Studi Laudato si’: i ricavi derivanti dalla vendita del libro saranno infatti destinati a ristrutturare un edificio lesionato dal terremoto al fine di fissarne lì la sede.

Onestà, si diceva: è il primo tema che padre Antonio Spadaro, direttore di «La Civiltà cattolica», ha voluto evidenziare, intervenendo questa mattina a Roma, a Palazzo Pio, alla presentazione del libro. Afferma il Papa: «Quante volte ci capita di pensare: “Questa persona, io non la penso come lei, ma è onesta”. Se manca l’onestà non c’è dialogo che valga, non è proprio possibile». «In questo libro — ha spiegato Spadaro — io trovo una sfida culturale e sociale fortissima che pone il dialogo come metodo radicale. Oggi si fa sempre più fatica a camminare insieme. La nostra vita sociale e politica mette al centro l’io virale e megafonico». È un tema legato a doppio filo a quello della “biodiversità culturale”, espressione usata da Petrini a riassumere il concetto caro a Francesco di difesa delle differenze che a livello culturale da locali diventano ricchezza globale, planetaria. Diversità che impongono la necessità del confronto, anche del disaccordo. Spiega il Papa nel libro, rispondendo a una delle domande di Petrini: «La Chiesa è andata avanti grazie agli strappi, agli slanci in avanti. In certi momenti storici si sono proposti slanci coraggiosi che sparigliavano le carte e generavano accese discussioni, ne derivavano reazioni e in alcuni casi persecuzioni, infine si faceva il passo in avanti. C’è bisogno di accendere discussioni fertili e proficue, c’è bisogno di mettere in circolo energie e idee. Ma questa è solo una mia personale teoria». Per far sì che chi si fa carico di questi strappi non venga progressivamente additato, e poi isolato e denunciato, occorre appunto quell’onestà intellettuale che il Papa ritiene elemento imprescindibile di qualsiasi dialogo. Dall’onestà come metodo, ha spiegato ancora Spadaro, nasce un’idea di società che si basa sulla comunità, una rete di relazioni dirette da un progetto comune. È un po' quello che il teologo Stefano Mancuso ha definito “democrazia vegetale”, un pensiero, spiega ancora il direttore di «La Civiltà cattolica», «che invita ad abbandonare il “modello animale”, basato su un cervello che coordina rigidamente tutte le attività dell’organismo, per abbracciare appunto quello vegetale, che non è fatto di un centro direzionale unico ma nel quale ogni parte dell’organismo è capace di generare e rigenerarsi, contribuendo al benessere collettivo senza tuttavia essere dipendente dal centro». C’è in germe, qui, «una idea di sinodalità che si applica al vivere sociale».

Nel confronto con la diversità un aspetto cruciale per la Chiesa è naturalmente quello del rapporto con i non credenti. Nel libro Petrini scrive: «Lei sa che io sono agnostico…». E il Papa risponde: «Agnostico pio. Lei ha pietà per la natura e questo è un atteggiamento nobile». «Vorrei attirare l’attenzione — ha osservato padre Spadaro — sulla differenza radicale tra il dirsi “ateo devoto” ed essere “«agnostico pio”, nella lettura che Francesco fa di questa espressione. La pietas per Francesco ha un significato ben preciso e riguarda non la frequentazione di temi cattolici o di ambienti curiali, ma l’atteggiamento nobile nei confronti della natura. Una pietas davvero laica, dunque, ma che implica una apertura naturale alla trascendenza».

Se oggi la diversità delle idee è considerato un disvalore, ha osservato il vescovo Pompili presentando il libro, «il fatto è che la terra, su cui “Carlin” ha focalizzato la sua attenzione sin da quando si è interrogato sul cibo come espressione culturale, è pure la dimensione su cui Papa Francesco scommette come l’unico spazio a disposizione della fratellanza. La qual cosa, lungi dall’essere realizzata, è ciò che decide in ultima analisi della “casa comune”». Il presule spiega di aver ricavato tre convinzioni, alla luce dei dialoghi del Papa con Petrini, ai quali ha assistito: «La prima è che sia tempo ormai di uscire definitivamente da un sapere specialistico e parcellizzato per andare verso una “sapienza”’ capace di superare la discrasia tra il potenziamento dei mezzi e la ricerca dei fini». La seconda «è vivere la globalizzazione non come una fatalità, ma come una opportunità». La terza «è partire dai piccoli gesti di ogni giorno per introdurre nel pensiero e nella prassi elementi in controtendenza rispetto alla semplice istanza dei dati».

Insomma, conclude il vescovo Pompili, «Papa Francesco e Petrini lasciano intendere che non tutto è compromesso. È possibile modificare l’insensatezza di un progresso economico che brucia gran parte delle risorse naturali e compromette l’eco-sistema della terra. Lo sviluppo, beninteso, è qualcosa di più del semplice progresso ed è la “spinta propulsiva” che non si è estinta e fortunatamente resta a disposizione del mondo. Anche per affrontare e superare la pandemia che ha svelato lo stato in cui versa la terra».

di Marco Bellizi