«Finché non sorsi come madre» di Debora Donnini

Con la determinazione della profetessa biblica

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19 settembre 2020

Negli anni Novanta i sociologi lo avevano chiamato l’«effetto Anne Geddes», dal nome di una celebre fotografa australiana. In quegli anni le coloratissime foto di bimbi appena nati della Geddes avevano invaso l’immaginario collettivo: neonati addormentati su enormi girasoli, bimbi incoronati di petali come gemme spuntate da stagni coperti di ninfee, cuccioli appisolati nelle pose più improbabili. Teneri sorrisi sdentati, neonati alla scoperta del mondo dovunque, negli spot pubblicitari, sui manifesti per strada, sulle copertine di agende, cartelle, quaderni.

A tutta questa esplosione di tenerezza esibita faceva però da controcanto un freddo dato statistico: di bambini, in realtà, in Europa ne stavano nascendo sempre meno. Lo stesso sta avvenendo con l’immagine della madre, che popola spot tv, banner e campagne di raccolta fondi sul web.

Mentre intere linee di piatti pronti inneggiano alla maternità dagli scaffali dei nostri supermercati, le mamme “vere” vengono trattate come merce, e spesso, private di fatto della possibilità di passare del tempo di qualità con i loro figli. Nei casi più estremi — a causa dell’imperante dittatura dei desideri che trasforma ogni astratta immagine di felicità domestica in diritto e pretesa, e le persone in prodotti da consumare — le madri vengono depauperate del loro ruolo e della stessa “maestà della vita” che generano (come scriveva Giovanni Testori, a cui è dedicato un articolo in questa pagina). Nel grande supermercato globale della famiglia à la carte il corpo stesso della madre viene sezionato nelle sue componenti e reso oggetto di trattative commerciali: l’espressione “utero in affitto” è sanamente sgradevole, ed efficace, perché toglie ogni patina edulcorata di finto sentimentalismo alla brutalità oggettiva della transazione economica.

Di questo scollamento tra valori percepiti e realtà esperita parla Debora Donnini, redattrice di Radio Vaticana - Vatican News nel libro Finché non sorsi come madre (coedizione Chirico Cantagalli, 2020, pagine 112, euro 12) un percorso in cui si attinge a piene mani dal pensiero della Chiesa, dalla sapienza biblica (la frase scelta come titolo è un passo tratto dal Libro dei Giudici, una frase della profetessa Debora, unica donna tra i giudici di Israele) ai testi di Papa Wojtyŀa e di Francesco sul tema della maternità, umiliata e minacciata dalla nostra società in mille modi, bersaglio di attacchi spesso astutamente camuffati da tutela.

Purtroppo non è più un’ovvietà dire con Francesco che «una società senza madri sarebbe una società disumana»; il Papa non sta parlando di un romanzo distopico, ma del mondo in cui viviamo. La profetessa biblica può ancora segnare il cammino; non a caso il nome ebraico Devora significa ape, quell’insetto benefico che sa costruire abitazioni per proteggere e rifornire di cibo la sua comunità ed è in grado di comunicare con i suoi simili (con la celeberrima “danza” scoperta dagli etologi) per segnalare i più vicini pascoli di nettare ed evitare veleni pericolosi. (silvia guidi)