La Settimana dell’educazione in Polonia

Bellezza del vero incontro

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10 settembre 2020

«Durante l’epidemia, a molti di noi sono mancati parenti, amici, conoscenti. Nelle conversazioni telefoniche si sentiva spesso: “Non appena tutto questo sarà finito, dobbiamo incontrarci”. Vale la pena mantenere tali promesse. In un’era nella quale le relazioni reciproche sono spesso espresse solo con contatti attraverso i media elettronici, il desiderio di parlare e incontrare veramente altre persone si è ridestato nel cuore di tanti. Non dovremmo soffocarlo». È un passaggio della lettera pastorale che la Conferenza episcopale polacca ha scritto per accompagnare la decima edizione della Settimana nazionale dell’educazione che si terrà dal 13 al 19 settembre, con l’invito, a genitori, insegnanti e a tutti coloro che hanno a cuore la crescita dei bambini e dei giovani, a «riflettere sul ruolo fondamentale che i rapporti con Dio e con il prossimo svolgono nella nostra vita». Il motto sarà Costruiamo legami. I vescovi ricordano le parole di san Giovanni Paolo II: «Come una pianta richiede luce e calore per il suo sviluppo, così l’uomo ha bisogno dell’amore» (Angelus del 26 dicembre 1982). Costruire legami maturi e profondi basati sull’amore è infatti una condizione per l’efficacia del processo educativo. E il lockdown imposto dalla pandemia di covid-19 è diventato per molti un’opportunità per riflettere sul senso della vita: «Stare a casa con i nostri cari ci ha permesso di vedere più chiaramente cosa c’è veramente dentro di noi. Forse siamo riusciti a distinguere i valori attorno ai quali si concentra la nostra vita, sono emerse emozioni, debolezze e punti di forza delle relazioni reciproche». Un periodo drammatico come opportunità per mettersi alla prova, come esperienza di crescita.

La lettera punta il dito sull’individualismo e la scomparsa dei legami sociali, uno dei mali del nostro tempo, nonostante ognuno di noi abbia «profondo bisogno di una relazione». Come la donna della parabola della moneta perduta: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto» (Luca, 15, 9). Spontaneamente condivide la sua gioia con le amiche e le vicine. In un periodo di costrizioni causate dall’epidemia, molti si sono resi conto dell’importanza della pratica di fede condivisa, del ritorno alle forme ordinarie di religiosità: ciò può aver contribuito a rafforzare il rapporto personale con Dio. «Scopriamo ogni giorno — scrive l’episcopato polacco — la presenza di Gesù, l’amico migliore e più importante della nostra vita. Aiutiamo i nostri alunni in questo. Un rapporto personale con Gesù, che non ci chiama più servi ma amici (Giovanni, 15, 15), è fondamentale per la nostra vita di fede. In tale rapporto, tutte le relazioni con i nostri vicini diventano ancora più importanti, assumendo un significato completamente nuovo, più profondo».

Ampio spazio nel documento è dedicato all’educazione all’uso maturo dei media elettronici. I social «si sono recentemente rivelati un aiuto inestimabile nella pratica della fede. Grazie alle trasmissioni online, molte persone hanno avuto l’opportunità di contattare la propria chiesa parrocchiale, di partecipare alla santa messa, alla preghiera comune o al ritiro quaresimale. Le registrazioni di preziose omelie sono divenute popolari e venivano visitati siti web contenenti testi o film su argomenti religiosi. Questa esperienza insegna quanto sia importante il compito educativo per plasmare l’attitudine al buon uso dei media digitali». Ma esiste, sottolineano i presuli, anche l’altra faccia della medaglia: «L’uso prolungato e sconsiderato di internet o dei giochi per computer sottrae tempo che potremmo dedicare alla preghiera, allo sviluppo di relazioni vere e profonde, a letture o lavori preziosi». Un suggerimento viene da Papa Francesco, più precisamente dall’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia citata dai vescovi polacchi: «Non si tratta di proibire ai ragazzi di giocare con i dispositivi elettronici, ma di trovare il modo di generare in loro la capacità […] di non applicare la velocità digitale a ogni ambito della vita. […] Quando si educa a imparare a posporre alcune cose e ad aspettare il momento adatto, si insegna che cosa significa essere padrone di sé stesso, autonomo davanti ai propri impulsi» (275). Educare, in questo caso, alla capacità di attendere, di differenziare le diverse logiche, di rimandare il desiderio differendone la sua soddisfazione. Consigli, suggerimenti da applicare anche al flusso di informazioni praticato con l’insegnamento a distanza fornito da scuole e università: tra gli obiettivi presi in considerazione nell’educazione e nell’istruzione, ci deve essere quello di plasmare le competenze di un movimento responsabile nel mondo dei social media.

Resta il fatto che «niente può sostituire la partecipazione alla messa, con fratelli e sorelle riuniti in chiesa. In una situazione in cui era impossibile per motivi indipendenti dalla nostra volontà, abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare come le nostre case siano veramente chiese domestiche. Molte famiglie hanno ravvivato le loro preghiere insieme, per esempio leggendo le sacre Scritture». Dai vescovi un ringraziamento ai genitori che, «nello spirito di responsabilità per la fede dei loro figli, hanno adempiuto ai doveri di primi e importanti catechisti ancora più di prima».

A causa dell’emergenza sanitaria, gli ausili da utilizzare durante la Settimana — promossa come sempre dalla Commissione per l’educazione cattolica — quest’anno sono messi a disposizione delle diocesi e di tutti gli interessati solo in forma elettronica. Oltre a testi tradizionali (la Bibbia, YouCat, dichiarazione conciliare Nostra aetate, cruciverba a tema, estratti da libri come Varcare la soglia della speranza di Giovanni Paolo II e Vittorio Messori) da usare per la liturgia, le lezioni e le conferenze, sono stati preparati specifici materiali audiovisivi.

di Giovanni Zavatta