Progettare la ripresa in presenza dopo l’esperienza della didattica a distanza

Volti sfocati, connessioni che saltano e voci intermittenti

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24 agosto 2020

Da mesi la ripresa delle lezioni in presenza è uno degli argomenti più caldi. Proposte più o meno realizzabili, polemiche spesso distruttive e tanti punti ancora da chiarire. A dispetto di chi anno dopo anno punta il dito contro la durata del periodo di ferie dei docenti, stavolta più del solito si è lavorato durante luglio e agosto misurando spazi e prenotando materiali.

Disposizioni che sembravano considerare solo alunni e zone ideali si sono susseguite fino alla firma del protocollo di sicurezza. Tuttavia settembre ormai prossimo appare tuttora intriso di ansie e punteggiato d’interrogativi.

Da marzo a giugno abbiamo insegnato attraverso schermi di computer, tablet e telefoni, con le immagini dei volti dei nostri alunni spesso sfocate e le voci a intermittenza. Una fatica logorante e un onere grande che hanno coinvolto docenti e intere famiglie. Le nostre antiche giornate fatte di incontri, sorrisi, spiegazioni, laboratori sono un lontanissimo ricordo o forse non si ripeteranno più in quella forma, in quei modi.

Molti colleghi utilizzavano poco o per niente il computer, considerando il registro elettronico come il peggiore dei castighi, un peso consultare le circolari dal sito d’Istituto e reperire moduli on-line. In molte zone d’Italia avere una lavagna interattiva multimediale in classe costituiva un privilegio, riuscire a collegarla a un dispositivo elettronico senza portarlo da casa un evento raro. Più veloci del cambiare il foglio del calendario si è giunti a padroneggiare piattaforme, strumenti informatici e pagine per creare video lezioni.

La dedizione attenta e scrupolosa, la passione instancabile di chi, seppur a pochissimo dalla pensione, si è saputo reinventare sono la prova di come per insegnare serva ben oltre il puro nozionismo. Ore di ricerca, di formazione, di prove inefficaci prima di giungere alla soluzione adatta alla propria classe. Anche le famiglie, in particolare nelle classi dalla primaria alla secondaria di i grado, che prima si incontravano rapidamente all’uscita o nelle ipotesi più rosee durante i colloqui, si sono ritrovate in situazioni nuove, più o meno consapevolmente accanto ai propri figli gestendo tabelline, letteratura, popoli antichi, espressioni e coniugazioni verbali. Tra innumerevoli difficoltà ognuno ha tentato di custodire la consapevolezza di come, pur tra le righe storte della Storia, esistesse un provvidenziale svolgimento a sorpresa, affinché la paura non avesse l’ultima parola.

«Tutto il male che si dice della scuola fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo delle famiglie», Daniel Pennac.

In questo periodo di preparazione è sufficiente ordinare materiali e programmare interventi di manutenzione per essere pronti alla ripartenza? Il distanziamento, i doppi turni, la didattica mista, i banchi monoposto, i divisori, la temperatura, il potenziamento dell’organico: la lista interminabile di idee diverse da un giorno all’altro garantisce davvero una ripresa consapevole e sicura? Come se fosse semplice per gli alunni e per i loro docenti passare dalla presenza alla distanza e successivamente alla presenza ma incredibilmente diversa.

I bambini della scuola dell’infanzia di quegli istituti che non sono riusciti a progettare delle attività a distanza mirate, i piccoli che arriveranno in prima senza che la maestra potrà guidare la loro mano nella scrittura delle prime lettere, i ragazzi che inizieranno la prima classe della secondaria di i e ii grado catapultati da un ciclo all’altro senza quelle tappe fondamentali rappresentate dai viaggi d’Istruzione, dall’ultima campanella e dai gavettoni. I docenti che saranno in pensione da settembre, coloro che inizieranno l’avventura dell’insegnamento in un settore già precario che ora è colmo d’incertezze, chi in seguito a trasferimento giungerà in una nuova sede. I dirigenti responsabili di decisioni delicatissime, di un orario che proverà a quadrare nonostante molti buchi, di personale che andrà e verrà, degli alunni e delle loro famiglie. Il personale Ata e quello amministrativo che accompagnerà e supporterà la faticosa ripresa insieme alle realtà che cooperano nella Scuola avrà un ruolo quantomai delicato.

Ciò che conta è tornare finalmente nelle nostre aule troppo fredde, troppo calde, troppo strette, piene del vociare dei nostri alunni. Ci rivedremo, chissà se per poco o per tutto l’anno, e continueremo a osservare le misure di sicurezza nelle classi che saranno suddivise in gruppi o in cui si alterneranno vari turni.

In alcune situazioni si utilizzerà ancora la didattica a distanza, tuttavia sarà importante ricostruire una quotidianità fatta di presenza, di ritmi, di relazioni. Lavoreremo per quanto possibile per garantire la frequenza di tutti, recuperando chi nei mesi precedenti non è riuscito a seguire per insufficienza di mezzi o abbondanza di problemi. Avremo forse una consapevolezza nuova, più forte, temprata dal sacrificio e dalla prova.

«La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori», Erri De Luca.

di Virginia Di Mauro