Il Vangelo della XX Domenica del Tempo ordinario (Matteo 15, 21-28)

Un rifiuto che apre all’accoglienza

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11 agosto 2020

Quando si accolgono dei candidati adulti al Battesimo è buona norma che partecipino alla prima parte della santa messa fino all’omelia e che, dopo una parola di benedizione, vengano congedati dall’assemblea, prima del Credo e della preghiera dei fedeli. Non per caso tutto quel che precede si chiama Messa dei catecumeni.

Quindi i candidati debbono uscire per essere istruiti in altro luogo dai didascali, mentre i fedeli si inoltrano nella liturgia eucaristica.

Vedere uscire delle persone fa impressione, e vari sacerdoti non praticano questo atto, credendo che sia un rifiuto o un’esclusione negativa e scoraggiante per i catecumeni. Questa è ignoranza della logica educativa, che la santa Chiesa, madre e maestra, possiede nelle sue fibre più antiche!

Proprio il Vangelo di questa domenica ci fa contemplare un diniego di Cristo, che a una povera donna cananea angosciata per una figlia indemoniata oppone un rifiuto netto, cosa che porta i discepoli a sembrare più buoni di Gesù.

Ma il Vangelo si risolve nella manifestazione della grande fede di questa donna: deve venire il sospetto che il testo nasconda una pedagogia.

Tornando al congedo dei catecumeni, l’esperienza insegna che la gradualità nell’introduzione alla vita liturgica non fa che aumentare intensità e consapevolezza. Desiderare a lungo di arrivare ai sacramenti verifica e purifica le intenzioni.

Crediamo in un solo Battesimo per la remissione dei peccati, non professiamo una misericordia da condono edilizio. La salvezza è un’opera dello Spirito Santo che produce nell’uomo conversione, pentimento, distacco dalla vita vecchia e inizio della nuova, e tale purificazione richiede gradualità.

Ma chi ha detto che fede speranza e amore si possano comunicare istantaneamente come fossero solo dei concetti? Ci sono i “sì” e i “no” educativi, ci sono le consegne a tempo debito. Questa è l’arte dell’accoglienza, che implica senso di opportunità e cura graduale; altrimenti non stiamo condividendo la salvezza, ma la stiamo banalizzando.

di Fabio Rosini