I giovani chiedono migliori condizioni di vita e accusano i politici di corruzione

Tripoli: proteste contro il governo di al Serraj

Manifestanti a Tripoli (Reuters)
26 agosto 2020

Nuove manifestazioni popolari si sono tenute, nella tarda serata di ieri, in piazza dei Martiri a Tripoli per il terzo giorno consecutivo. Da una parte le proteste dei giovani del Movimento del popolo contro le difficili condizioni di vita e contro il Governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al Serraj accusato di corruzione, dall’altra quella più “filogovernativa” dei giovani dell’Operazione vulcano di rabbia, anch’essi in piazza contro la corruzione nei diversi ministeri, ma anche per chiedere l’espulsione dei mercenari russi nei giacimenti petroliferi, a Sirte e Jufra. Lo riporta Libya Review su Twitter, pubblicando le foto dei giovani del Movimento del popolo arrivati fin sotto alla sede del Gna.

Le proteste — svoltesi in molte altre città della Libia, anche dell’est — si inseriscono nel solco dello scontro politico all’interno della compagine governativa di Tripoli. I due principali leader del fronte della Tripolitania, al Serraj e il ministro dell’Interno Fathi Bashaga, sono da tempo ai ferri corti.

I giovani dell’Operazione vulcano di rabbia hanno fatto anche «appello al ministero della Giustizia affinchè emetta mandati di arresto contro il criminale di guerra (Haftar) e coloro che sono implicati nell’uccisione dei libici», e chiedono la costruzione di istituzioni civili e l’attivazione del ruolo dell’apparato di controllo amministrativo e di audit.

Durante le manifestazioni del giorno precedente le milizie fedeli al Gna hanno risposto sparando lacrimogeni e proiettili sulla folla, che scandiva slogan contro il governo ritenuto responsabile del deterioramento delle condizioni di vita, dei frequenti tagli all’elettricità, delle interruzioni alla fornitura di acqua potabile e della crisi di liquidità bancaria. I manifestanti hanno inoltre chiesto il rilascio delle persone prese in custodia dai gruppi armati del Gna domenica scorsa, 23 agosto.

Riferendosi alle proteste dei giorni scorsi, al Serraj ha affermato che «la libera espressione di parola e le manifestazioni pacifiche sono un diritto fondamentale del popolo. È nostro dovere ascoltare gli appelli dei manifestanti». In seguito ha però preannunciato un rimpasto urgente di governo. La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha criticato l’uso «eccessivo della forza» durante le proteste scoppiate a Tripoli, chiedendo l’apertura di un’indagine.

«La nostra fede nella democrazia e nello stato civile ci obbliga ad obbedire alla volontà del popolo e ad ascoltare la voce dei cittadini», ha rimarcato il ministro dell’Interno di Tripoli Bashaga, come riportato da Libya Al Ahrar tv. Bashaga ha poi aggiunto che il suo ministero protegge il diritto di manifestare, ma non può tollerare chi porti offesa alla proprietà pubblica e privata e minacci la sicurezza dello Stato.

L’Unione europea intanto preme per una collaborazione tra la missione della Nato Sea Guardian e l’operazione Irini — che ha come mandato prioritario l’attuazione dell’embargo Onu delle armi alla Libia — per lo scambio di informazioni. L’argomento sarà affrontato di nuovo alla riunione informale dei 27 ministri della Difesa, oggi, a Berlino. Lo spiegano fonti Ue. Sono mesi che l’iniziativa viene ostacolata dalla Turchia, alleata militare del leader tripolino.