Donne e uomini nella Chiesa/2

Tra uguaglianza e differenza

Jan Vermeer, «Cristo in casa di Marta e Maria» (1656)
12 agosto 2020

Una riflessione a tutto campo


Volgendo lo sguardo all’esistenza delle donne e degli uomini nella Chiesa, è necessario muovere da una riflessione a tutto campo e non da singole questioni particolari, seppure di estrema rilevanza. Tra di esse, due oggi attirano con grande forza l’attenzione della comunità ecclesiale. In primo luogo, quella delle relazioni coniugali, alle quali Papa Francesco ha dedicato Amoris laetitia, polarizzando su di essa l’interesse e la ricerca dei pastori e dei fedeli. In seconda istanza, poi, ma con importanza non minore, quella dei rapporti di amicizia fraterna fra donne e sacerdoti, uniti dalla stessa finalità evangelica, ma differenti per il sesso e per il valore ontologico del sacerdozio.

L’interrogativo sulle donne e gli uomini nella Chiesa e sul loro reciproco rapportarsi, pur se sollecitato dagli attuali, rapidi mutamenti socio-culturali, in realtà non è motivato prioritariamente dalla volontà di adeguarsi allo spirito dei tempi, ma ha radici ben più profonde. Il fondamento, infatti, è rintracciabile nel comune battesimo e nell’identica dignità che ne consegue per entrambi, pur con l’esigenza inderogabile di rispettare e valorizzare — compito ancora non pienamente attuato — la loro originaria differenza. Vi è, quindi, un’insopprimibile tensione tra uguaglianza e differenza, che si colloca ben più in profondità rispetto alle più indispensabili domande sui ruoli e sulle funzioni all’interno della Chiesa. «Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Galati, 3, 2, 8). Questa è la radice profonda dell’uguaglianza, che rinvia ai due racconti della creazione in Genesi per essere coniugata con il significato della differenza.

A partire da qui si aprono tre  ineludibili prospettive di indagine. In primo luogo, emerge in tutto il suo spessore l’ancora ampiamente irrisolta questione femminile che, come si è accennato, non riguarda prioritariamente i ruoli e le funzioni, ma il riconoscimento di pari dignità e autorevolezza nella comunità ecclesiale. In seconda istanza, vi è quella che si può indicare come “questione maschile”, ovvero la necessità di ripensare, in un’ottica pienamente evangelica, i complessi rapporti che sussistono tra potere, autorità e servizio. Questo, evidentemente, all’interno di un’approfondita rivisitazione del ministero ordinato nella sua relazione con il popolo di Dio. Da queste ultime parole scaturisce l’ultima (in ordine di esposizione ma non di importanza) prospettiva da considerare, cioè quella dei laici che nella Chiesa rappresentano la maggioranza dei fedeli. Il laicato, infatti, non è un astratto neutro indistinto, ma è composto da donne e da uomini concreti che vivono la loro esistenza di battezzati in relazione tra di loro e con i pastori.

Come si può ben vedere, parlare di donne e uomini nella Chiesa non significa addentrarsi in un ambito settoriale, ma, in effetti, voler affrontare, nella sua complessità, l’intera vita della Chiesa, con i suoi problemi, le sue tensioni e le sue speranze.

di Giorgia Salatiello