L’Onu a sei anni dal massacro perpetrato dall’Is

Ricostruire un futuro per gli yazidi

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05 agosto 2020

Ai primi di agosto di sei anni fa gli uomini del sedicente stato islamico (Is) devastavano Sinjar, una piccola città nell’Iraq nord-occidentale, vicina al confine con la Siria, uccidendo circa cinquemila persone, tra cui donne e bambini. Secondo le Nazioni Unite, si è trattato di «una campagna sistematica di distruzione della comunità yazida». Ieri, a sei anni dal massacro, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per l’Iraq, Jeanine Hennis-Plasschaert, ha ricordato quella tragedia e lanciato un appello alla comunità internazionale.

Gli yazidi sono una piccola minoranza religiosa perseguitata dall’Is che vive tra l’Iraq, la Siria e la Turchia. In quell’agosto del 2014 oltre alle cinquemila vittime altre migliaia di persone furono rapite, schiavizzate e violentate. Ma nonostante queste atrocità commesse dall’Is, ha sottolineato la Rappresentante Onu, «questa piccola comunità ha cercato di preservare la sua cultura e la sua terra e difendere i propri diritti malgrado le difficoltà». Gli yazidi «ossessionati dall’ombra di queste atrocità, e scossi dalle attuali sfide politiche, di sicurezza ed economiche, rimangono determinati a costruire un futuro migliore» ha aggiunto. Per questi motivi, la rappresentante speciale ha esortato Baghdad ed Erbil a raggiungere «senza indugio un accordo per fornire a questa comunità assediata gli strumenti e l’ambiente giusto per ricostruire le loro vite». «La governance stabile e le strutture di sicurezza sono basi essenziali per la ricostruzione e la prosperità della comunità», ha dichiarato. «Lo dobbiamo alle vittime. Lo dobbiamo ai sopravvissuti. Lo dobbiamo al nostro comune senso di umanità», ha concluso.

Oggi sono circa 100.000 gli yazidi tornati a Sinjar, nel nord dell’Iraq, ma non mancano le difficoltà per l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Non ci sono più state notizie di circa 3.000 donne e bambine rapite sei anni fa.

Gli yazidi hanno fatto appello alla Corte penale internazionale. Uno dei volti più noti di questa loro battaglia è quello di Nadia Murad, 21 anni, rapita dai miliziani e vittima di stupri. Nadia è riuscita a scappare. Ha vinto il premio Nobel per la pace ed è ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani.