Quella bambina dallo sguardo che parla

Diego Velazquez, «Las Meninas» (1656, particolare)
03 agosto 2020

È uno dei capolavori che contiene in sé il maggior numero di enigmi ancora irrisolti. Las Meninas (1656) è considerata l’opera principale di Diego Velazquez che, per realizzarla, avrebbe usato una camera oscura. Questa teoria, avanzata in passato dal pittore britannico David Hockney, è stata confermata — riferisce «The Times» — da un recente studio. Rileva il giornale londinese che l’idea che uno strumento del genere possa essere stato utilizzato dal pittore andaluso equivale — per i puristi dell’arte — ad un’eresia. Miguel Usandizaga, professore di arte presso la Catalonia Polytechnic University, sostiene che la perfezione del quadro non sarebbe stata possibile senza una camera oscura che offrisse a Velazquez l’opportunità di lavorare su un “negativo” che gli assicurasse un’esecuzione impeccabile. Un esempio di tale perfezione è incarnato dalla bambina posta al centro della tela, il cui sguardo — che sembra parlare — è rivolto senza diaframmi allo spettatore: pare interrogarlo e sollecitarlo a entrare in comunicazione con lei e con gli altri soggetti della tela. La centralità del ruolo della bambina è poi sottolineata da altri sguardi, cioè da quelli che le vengono rivolti da alcuni personaggi del quadro, come a evidenziarne la supremazia in uno scenario affollato di gente e ricco di rimandi e sfumature. Tra i pregi del quadro figura l’ineffabile equilibrio tra staticità e movimento: i soggetti sono così stilizzati da sembrare immobili, ma la profondità che l’artista dà al quadro (grazie anche alla porta aperta sullo sfondo) conferisce a ogni figura una potente dinamicità.

di Gabriele Nicolò