L’episcopato spagnolo rilancia la pastorale giovanile sulla base della «Christus vivit»

Protagonisti dell’evangelizzazione

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19 agosto 2020

Nei giovani risuona “l’ora di Dio”, come ha detto Papa Francesco, che ama la loro sete di conoscenza e la loro aspirazione a migliorarsi giorno dopo giorno per portare un cambiamento nella società odierna e anche un po’ di “aria fresca” alla Chiesa di oggi. È il pensiero espresso da padre Raúl Tinajero, direttore della Sottocommissione della pastorale per la gioventù e l’infanzia della Conferenza episcopale spagnola, il quale — alla luce delle proposte concrete e delle linee guida tracciate nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit (frutto del sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» dell’ottobre 2018) — sottolinea sul sito internet dei presuli iberici l’importanza di proseguire nella promozione dei loro talenti e della loro sete di fede.

Questi ultimi anni sono stati caratterizzati da un vero impulso al ruolo dei giovani nella realtà pastorale della Chiesa, sottolinea il sacerdote. Il sinodo, svoltosi quasi due anni fa, invita oggi più che mai ad attuare quelle priorità che sono emerse durante i lavori: la necessità di una posizione più rilevante per i ragazzi, che inizia con l’ascolto diretto e reale delle loro preoccupazioni; che prosegue con un dialogo fluido e che porta con sé comprensione e lo stare al loro fianco, soprattutto con chi, e sono tanti, è sulla “via della lontananza”; la necessità di un accompagnamento coerente e la relativa necessità di promuovere una cultura inerente a esso creando e promuovendo “scuole di accompagnamento”; attivare processi formativi che aiutino a crescere i giovani nella loro chiamata a essere, d’ora in poi, corresponsabili nel compito di evangelizzazione; aiutarli a imporsi con tenacia nella loro quotidianità, come dimostrato già in tante occasioni in cui si sono comportati da veri evangelizzatori per altri giovani; promuovere nuove forme di comunicazione, vicino a loro, in modo che, come spesso richiesto, «si possa parlare la stessa lingua».

Tutto questo percorso affrontato e da affrontare, ha ribadito Tinajero, contribuisce a rafforzare la pastorale dedicata ai giovani, fornendo gli strumenti per porre l’accento su alcune questioni fondamentali come la ricerca e il bisogno di comunione e coordinamento tra le diverse realtà che collaborano costantemente a questo impegno — diocesi, movimenti, congregazioni, istituti secolari — andando incontro a quella speranza tipica dei giovani che non vogliono essere conformisti. Fra tali questioni, anche la sinodalità, la metodologia del discernimento, la necessità di una comunicazione più fluida e comprensibile basata su un dialogo più approfondito che porti a riconoscere ancora di più una Chiesa accogliente e misericordiosa, una Chiesa “madre” che fa grandi sforzi per raggiungere tutti.

«La fede non è solo testimonianza, ma anche lavoro», ha affermato una ragazza in un’intervista riportata sul portale: «Faccio mia la frase di santa María Micaela, fondatrice della congregazione delle Suore adoratrici ancelle del santissimo Sacramento e della carità, proclamata santa da Pio XI nel 1934, e cioè che dobbiamo rendere nostra la felicità di coloro che ci circondano. Solo allora troveremo il senso della vita, troveremo noi stessi, con gli altri e con Dio. Dobbiamo vivere una fede basata sull’amore e sul perdono, sapendo far emergere il positivo nei nostri fratelli e sorelle e aiutarli a superare ciò che li affligge».

Da sei anni il Cammino di Santiago fa parte integrante della vita di un’altra giovane che racconta la sua esperienza di conversione: «Sono entrata a far parte della parrocchia di Nuestra Señora del Pilar de Campamento, dove mi è stato chiaro fin dal primo momento che volevo continuare a crescere nella fede e dare continuità al mio incontro. Mi hanno offerto di fare la catechista, e ancora oggi continuo in questa missione insegnando catechesi della confermazione». Una missione che comporta una costante crescita nella fede, «legata al rinnovamento del mio incontro personale con Cristo e alla conoscenza della sua vita e della Chiesa. Mi ritengo fortunata — conclude — a poter parlare di Cristo ad altre persone che cercano la verità e rifiutano ogni forma di conformismo».

Il prossimo anno, dal 4 all’8 agosto, in migliaia prenderanno parte al Cammino di Santiago nell’ambito del Pellegrinaggio europeo dei giovani, importante appuntamento presentato di recente dall’arcivescovo di Santiago de Compostela, Julián Barrio Barrio, insieme a padre Raúl Tinajero e a Javier García, delegato della pastorale giovanile dell’arcidiocesi. «Giovane, alzati e sii testimone. L’apostolo Santiago ti aspetta» è il tema dell’evento che rientra nelle iniziative ideate per l’Anno santo compostelano del 2021 e si richiama alle parole pronunciate da Papa Francesco al termine della Giornata mondiale della gioventù a Panamá. In quell’occasione, dando l’arrivederci per il prossimo evento, nel 2022 a Lisbona, il Pontefice, proponendo un itinerario spirituale che spingesse i giovani a cercare in Cristo colui che risponde a ogni bisogno del proprio cuore, li esortò anche a meditare, tra gli altri, su due versi: «Giovane, io ti dico: alzati!» (Luca, 7, 14), per il 2020; «Alzati! Ti renderò testimone delle cose che hai visto» (Atti degli apostoli, 26, 16) per il 2021.

di Rosario Capomasi