Inaugurata in Argentina l’Università delle periferie

Per la dignità di chi è scartato

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26 agosto 2020

Con una messa online per celebrare l’apertura ma anche la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, è stata inaugurata a Buenos Aires l’Università Latinoamericana delle periferie (ULPe). La liturgia è stata presieduta dal vescovo ausiliare Gustavo Oscar Carrara, vicario episcopale per le villas della Città autonoma di Buenos Aires (Caba). Nell’omelia il presule ha invocato la Vergine di Guadalupe, patrona del popolo latinoamericano, dicendo: «Poniamo nelle sue mani il progetto della ULPe e le chiediamo di farci sempre procedere nel cammino e di non permettere mai che ci dimentichiamo degli ultimi, che sono preziosi».

Nel suo intervento padre “Pepe” Di Paola ha affermato «che riscattare la saggezza del popolo e che sia il popolo a indirizzare il progetto di nazione che vogliamo ci appare straordinario. Questa messa è come una camminata verso il santuario della nostra Vergine di Luján. Che Dio ci benedica in questo cammino». Anche padre “Charly” Olivero ha voluto essere presente alla messa celebrativa, dichiarando che «questo progetto lo stiamo realizzando noi delle comunità ecclesiali e delle organizzazioni sociali che fanno parte dell’Unione dei lavoratori dell’economia popolare (Utep). Poniamo nelle mani di nostra Madre, la Vergine, il cammino di questo progetto, perché sia un cammino reale per le persone più svantaggiate della terra argentina».

Successivamente si è tenuta la Cátedra abierta inaugural, la lezione inaugurale, della ULPe, sempre in forma virtuale. Vi hanno preso parte la segretaria dello Sviluppo socio-urbano, Fernanda Miño, il segretario dell’Unione operaia della costruzione, Gerardo Martínez, l’ex ministro dei Lavori pubblici della provincia di Córdoba, Hugo Testa, il dirigente dei Movimenti popolari Mte-Utfp, Juan Grabois, e monsignor Carrara.

Con un invito a celebrare insieme questo sogno del popolo fatto realtà, gli organizzatori hanno annunciato che la ULPe sarà uno spazio di dibattito su uno degli assi centrali dell’Argentina del post-pandemia: l’integrazione socio-urbana delle villas e dei quartieri popolari, la cui colonna vertebrale è l’accesso alle tre “t”: tierra, trabajo y techo (terra, lavoro e tetto).

Il progetto educativo dell’Università Latinoamericana delle periferie è incentrato sullo sviluppo umano integrale. Offre educazione superiore destinata a migliorare la qualità di vita delle persone che vivono nei quartieri popolari, per riconoscere e valorizzare la dignità di quanti sono scartati dal sistema economico. La ULPe è destinata ai disoccupati, ai contadini, agli indigeni, agli orticultori, ai cartoneros, ai venditori ambulanti e ai lavoratori dell’economia popolare.

L’obiettivo è di porre l’economia al servizio dei popoli a partire dalle loro conoscenze, dal basso, dai margini e dalle periferie, per conquistare le proprie bandiere, i già citati tierra, trabajo y techo. Essa nasce inoltre come bisogno di sistematizzare la saggezza popolare e la conoscenza acquisita nel cammino comune che stanno percorrendo gli hogares de Cristo (centri caritativi) e i movimenti sociali che fanno parte della Utep, per continuare a trovare risposte reali ai problemi dei quartieri, comunità e spazi dell’economia popolare.

Gli organizzatori hanno sottolineato che a unirli è l’anelito di giustizia e amicizia sociale, nel quadro del nuovo ordine mondiale del post-pandemia, per trovare una soluzione definitiva al problema della povertà. Hanno inoltre affermato che questa proposta è inaugurata insieme a diversi ambiti politici, religiosi, sindacali, accademici e culturali dell’organizzazione popolare.

Il poliedro identificativo, che è presente nel logo dell’università, è la figura geometrica scelta da Papa Francesco come proposta inclusiva per raggiungere il bene comune e la pace sociale mondiale, poiché rende possibile l’unità nella diversità.

A tale riguardo, nel loro invito formale gli organizzatori citano l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, dove appare questa figura geometrica: «Il modello non è la sfera […], dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità. Sia l’azione pastorale sia l’azione politica cercano di raccogliere in tale poliedro il meglio di ciascuno. Lì sono inseriti i poveri, con la loro cultura, i loro progetti e le loro proprie potenzialità. Persino le persone che possono essere criticate per i loro errori, hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto. È l’unione dei popoli, che, nell’ordine universale, conservano la loro peculiarità; è la totalità delle persone in una società che cerca un bene comune che veramente incorpora tutti».

di Marcelo Figueroa