L’allarme della Banca mondiale mentre l’Oms afferma che ci vorranno almeno due anni per uscire dalla pandemia

Oltre 100 milioni in povertà estrema a causa del virus

Controlli anti-covid a La Paz in Bolivia (Afp)
22 agosto 2020

La crisi del covid-19 potrebbe trascinare nell’estrema povertà fino a oltre 100 milioni di persone. È questo l’allarme lanciato dal presidente della Banca mondiale David Malpass in un colloquio con la Afp. Il numero, ha aggiunto l’economista, «potrebbe aumentare se la pandemia si aggrava o perdura». Questo «rende imperativo per i creditori ridurre i debiti dei Paesi poveri», ha spiegato, con un appello che «va oltre la proroga della moratoria sul debito di tali Paesi». Lo scorso aprile il g20 aveva deciso di sospendere sino alla fine del 2020 i rimborsi dei debiti dei Paesi più poveri.

In passato, gli analisti dell’ente con sede a Washington avevano stimato sui 60 milioni il dato relativo ai nuovi poveri. Oggi la situazione è cambiata. La diffusione inarrestabile dell’emergenza covid-19 e le conseguenze sul piano economico hanno spinto gli esperti a rivedere le stime. Inoltre, «sempre più nazioni saranno obbligate a ristrutturare il loro debito» ha spiegato Malpass. «Le vulnerabilità legate al debito sono alte» e «vi è l’imperativo sostanziale di trovare nuovi investitori». La Banca mondiale intende stanziare 160 miliardi di dollari in finanziamenti a 100 nazioni entro il giugno 2021, per garantire una risposta immediata all’emergenza. Ciononostante, il dato relativo all’estrema povertà — fissato al di sotto della soglia di 1,9 dollari al giorno — è in continua crescita.

Secondo Malpass il deterioramento dell’economia è legato a una combinazione di fattori, che vanno dalla perdita inarrestabile di posti di lavoro durante la pandemia, fino alla crisi della catena alimentare che ha reso sempre più difficile l’accesso al cibo. «Maggiore è il tempo di durata della crisi — aggiunge il presidente — più grande sarà il numero di persone che torneranno in condizioni di estrema povertà». Carmen Reinhart, neo-capo economista della Banca mondiale, ha definito la crisi economica una «depressione pandemica».

Intanto, a otto mesi dall’inizio della pandemia, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha detto ieri di aspettarsi che ci vorranno ancora — se tutto va bene — almeno due anni per sconfiggere il virus che finora ha causato almeno 800 mila morti e 22 milioni di contagi. Nel suo consueto briefing da Ginevra, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ricordato ieri che la precedente pandemia, l’influenza spagnola del 1918, durò appunto due anni. «Oggi il virus si muove più velocemente perché sono aumentate le connessioni» ha spiegato, «ma allo stesso tempo abbiamo più tecnologia e conoscenze per fermarlo».