Donne e uomini nella Chiesa/3

Nessuno è escluso dalla grazia di Dio

Togi, «L’abbraccio»
27 agosto 2020

Chiesa e omosessualità


Un recentissimo libro di Luciano Moia — caporedattore del mensile di «Avvenire», «Noi famiglia e vita» — con prefazione-intervista del cardinale Matteo Maria Zuppi (Chiesa e omosessualità. Un’inchiesta alla luce del magistero di Papa Francesco, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2020), induce a portare l’attenzione sulla urgente e ampiamente inedita questione dei rapporti del mondo ecclesiale con le persone di tendenza omosessuale. Tutto il volume, che raccoglie affermazioni di Papa Francesco e dodici interviste, più la testimonianza di un credente con tendenza omosessuale, è attraversato da un “filo rosso” costituito dalle parole del Papa, contenute nell’ottavo capitolo di Amoris laetitia con riferimento alle situazioni coniugali irregolari, nella convinzione che esse siano applicabili anche alle persone con tendenza omosessuale.

Il criterio fondamentale, a partire dal quale si apre tutta una serie di problematiche, è quello dell’accoglienza che si articola come accompagnamento, discernimento e integrazione, nella tensione tra irrinunciabile fedeltà alla dottrina e attenta apertura alla concreta esistenza delle persone. La riflessione si snoda su tre livelli: antropologico, teologico e pastorale e in ognuno di essi si avvale, indicandolo come indispensabile, dell’apporto di ricerche interdisciplinari con acquisizioni tanto delle scienze biologiche, quanto di quelle umane. L’obiettivo del libro non è, e non può essere, quello di fornire facili soluzioni a problemi estremamente complessi, ma quello di favorire uno sguardo che non sia semplicisticamente riduttivo e che metta sempre al centro l’ideale evangelico e l’attenzione alla persona. Per questo, il primo passo è quello dell’indagine antropologica che rappresenta l’indispensabile premessa di qualsiasi affermazione su ogni soggetto umano, compresi, ovviamente, quelli con tendenza omosessuale.

Il concetto di natura umana conserva tutta la sua validità, ma deve continuamente essere riletto per scoprirne, sempre più in profondità, la dimensione originariamente relazionale che impedisce di considerare l’individuo come una monade isolata. Da qui si articola la prospettiva teologica, sviluppata alla luce della sacra Scrittura, con la volontà di comprendere sempre meglio il messaggio cristiano su tutti gli esseri umani, inclusi quelli con tendenza omosessuale che sono sempre raggiunti dalla misericordia e dall’amore di Dio.

Il terzo livello, quello pastorale, è, senza dubbio, quello più problematico, perché solleva interrogativi ai quali non è possibile dare facili risposte superficiali. Come attivare, nella concretezza delle diverse realtà ecclesiali, l’integrazione delle persone con tendenza omosessuale, tenendo conto della diversità di contesti e, ancora prima, delle singolarità delle persone e delle loro storie? Oggi nel mondo ecclesiale ci sono varie situazioni nelle quali l’integrazione è già sperimentata ed esse possono servire come esempi per nuove forme di accoglienza che sappiano tenere insieme le esigenze spirituali dei soggetti con tendenza omosessuale e la sensibilità delle comunità. In questo senso, non si tratta di voler relativizzare le norme, ma di saperle applicare con misericordia, considerando che nessuno è escluso dalla grazia di Dio e che quello verso il bene possibile è un cammino lento e graduale.

L’attenzione alla questione dei cristiani con tendenza omosessuale, infine, offre una preziosa occasione per considerare la differenza tra l’uomo e la donna, voluta da Dio fin dal principio come un bene e un valore da proteggere. Spesso, purtroppo, tale distinzione è irrigidita in schemi e stereotipi che la mortificano leggendola secondo la logica di una cultura materialistica ed edonistica, lontana dal disegno originario di Dio che l’ha creata in vista di una relazione sponsale caratterizzata da fedeltà e indissolubilità. La differenza sessuale è, senza dubbio, la prima tra le differenze che sussistono tra le persone, ma non può far dimenticare le diversità individuali che esistono anche tra due donne o due uomini. L’esigenza di porre al primo posto la persona, con la sua singolarità unica e irripetibile, creata da Dio per amore e chiamata, a sua volta, a donare amore, non deve farci dimenticare che, nel disegno di Dio creatore, la vita viene trasmessa nella bellezza e nella fecondità della relazione tra la donna e l’uomo.

di Giorgia Salatiello