PER LA CURA DELLA CASA COMUNE
Dal 1° settembre al 4 ottobre si celebra il Tempo del Creato

Nella preghiera e nell’azione

coalova creato.jpg
31 agosto 2020

Il Tempo del Creato, che si celebra dal primo settembre, Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, al 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, giunge sempre come un vero kairòs, un tempo di grazia che invita alla preghiera, alla meditazione e all’impegno. Ma forse mai come in questo periodo, segnato così tragicamente dalla pandemia, i cuori sono colmi di domande e inquietudini, desiderosi di riscatto e di orizzonti sereni, più consapevoli della gravità dei disastri ambientali e, auspicabilmente, più attenti al grido della terra e al grido dei poveri, dunque a voci di dolore strettamente collegate fra loro, generate dalle stesse sperequazioni ed ingiustizie.

All’Angelus di ieri, Papa Francesco ha detto che in questi giorni «celebreremo con i nostri fratelli cristiani di varie Chiese e tradizioni il Giubileo della Terra, per ricordare l’istituzione, cinquant’anni fa, della Giornata della Terra» E ha aggiunto: «Saluto le diverse iniziative promosse in ogni parte del mondo e, tra queste, il concerto che si svolge oggi nella cattedrale di Port-Louis, capitale di Mauritius, dove purtroppo si è verificato recentemente un disastro ambientale».

Come è noto, il  Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale ha istituito, dal 24 maggio 2020 fino al 24 maggio 2021, un anno speciale dedicato alla celebrazione dell’anniversario  della lettera enciclica Laudato si’, che venne promulgata da Papa Francesco il 24 maggio 2015. Dopo la «Settimana Laudato si’», organizzata dal 16 al 24 maggio scorso, con l’intento di spingere i cattolici «ad unirsi in solidarietà per un futuro più giusto e sostenibile», in questo periodo continuano le proposte e le attività per sensibilizzare in modo capillare ogni persona e perché le consapevolezze così acquisite si traducano in gesti concreti. Le Chiese cristiane insieme possono fare molto, operando in sinergia fra di loro e con tutti coloro che nella società civile si impegnano nello stesso spirito. Del resto la celebrazione del Tempo del Creato ha sempre avuto un significativo carattere ecumenico, costantemente ribadito, fra l’altro, nelle assemblee europee organizzate congiuntamente dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e dalla Conferenza delle Chiese europee (Kek). prima a Basilea, nel 1989; poi a Graz, nel 1997; infine a Sibiu, nel 2007. «Il messaggio di Papa Francesco, che ci invita ad occuparci di ciò che sta mettendo a “dura prova i più vulnerabili tra noi”, è particolarmente rilevante alla luce della pandemia di coronavirus», ha scritto monsignor Bruno-Marie Duffé, segretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. «Mentre il mondo vive una profonda incertezza e sofferenza nel mezzo di un’emergenza globale, siamo chiamati a riconoscere che per avere una ripresa veramente sana bisogna capire che “tutto è connesso” e ricostruire i legami che abbiamo spezzato. Ci rendiamo conto che dobbiamo crescere sempre più in solidarietà e prenderci cura gli uni degli altri in fraternità. Ispirati dall’esortazione apostolica Querida Amazonia, incoraggiamo il popolo di Dio ad accelerare i suoi passi verso nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale, pianificando attività per il Tempo del Creato».

Ricco ed interessante il sussidio proposto dalla Conferenza episcopale italiana per il primo settembre in relazione alla quindicesima Giornata per la custodia del creato sul tema «“Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” (Tito, 2, 12). Per nuovi stili di vita». Scritto a più mani, raccoglie contributi di esponenti cattolici, ortodossi e protestanti. Sulla copertina, la foto di un passero che canta, appollaiato su un filo d’erba, fa risuonare nel cuore le parole tanto rassicuranti di Gesù: «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?» (Matteo, 6, 26), e quelle dolcissime del Salmo 84: «Anche il passero trova una casa / e la rondine il nido / dove porre i suoi piccoli, / presso i tuoi altari, /Signore degli eserciti, / mio re e mio Dio». Il termine «Per nuovi stili di vita» si ispira direttamente ad una parte del sesto capitolo della Laudato si’, quella che appunto s’intitola: «Puntare su un altro stile di vita» (paragrafi 203-208).

Anche san Giovanni Paolo II nella Centesimus annus, (numero 58), aveva affermato: «L’amore per l’uomo e, in primo luogo, per il povero, nel quale la Chiesa vede Cristo, si fa concreto nella  promozione della giustizia. […]  Ciò sarà possibile non solo attingendo al superfluo, che il nostro mondo produce in abbondanza, ma soprattutto cambiando gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società». E Papa Benedetto XVI, nel messaggio per la xlIII Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2010) sul tema «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato», scriveva: «La crisi ecologica offre una storica opportunità per elaborare una risposta collettiva volta a convertire il modello di sviluppo globale in una direzione più rispettosa nei confronti del creato e di uno sviluppo umano integrale, ispirato ai valori propri della carità nella verità. Auspico, pertanto, l’adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralità dell’essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza, virtù che indica gli atti da compiere oggi, in previsione di ciò che può accadere domani».

di Donatella Coalova