Apprezzamento del Pontefice per la nuova iniziativa della Pontificia Accademia mariana internazionale

Liberare la devozione alla Vergine dall’influsso delle mafie

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20 agosto 2020

Papa Francesco ha «appreso con piacere» dell’iniziativa presa dalla Pontificia Accademia mariana internazionale, che il prossimo 18 settembre ha organizzato un convegno per «dare inizio ufficialmente al nuovo settore, opportunamente istituito al suo interno». Si tratta del Dipartimento di analisi e di studio dei fenomeni criminali e mafiosi, ideato e realizzato «per liberare la figura della Madonna dall’influsso delle organizzazioni malavitose».

«Desidero esprimere il mio apprezzamento per l’importante iniziativa e rivolgo il mio saluto cordiale ai promotori, ai relatori e a tutti i partecipanti alla significativa giornata di studio, volta a coinvolgere diversi settori della società civile, affinché, in collaborazione con le Autorità ecclesiastiche e le Istituzioni pubbliche, si possano individuare efficaci proposte per una necessaria operazione culturale di sensibilizzazione delle coscienze e di adozione di provvedimenti adeguati» scrive il Pontefice in una lettera indirizzata per l’occasione al presidente dell’istituzione mariana, padre Stefano Cecchin, dell’ordine dei Frati minori. Una lettera che attesta l’attenzione del Papa per il nuovo processo che sta interessando la Pontificia Accademia da tempo: nuove visioni, nuovi programmi, nuove prospettive e metodologie di una mariologia sempre meno “accademica” e più vicino alla società, nel pieno solco degli insegnamenti del concilio Vaticano II e in piena armonia con il magistero di Francesco, che aveva avuto modo già il 4 dicembre 2019 di indirizzare i suoi saluti alla comunità dell’istituto.

Questa volta, la lettera al presidente riguarda — in particolar modo — la nuova struttura che sta nascendo all’interno della Pontificia Accademia: il Dipartimento che si occuperà di liberare la figura di Maria dal potere criminale. L’ambizioso progetto — il convegno inaugurativo del prossimo 18 settembre si svolgerà presso l’aula Unità d’Italia della Corte d’appello di Roma — vedrà coinvolti importanti figure della società civile, tutti accomunati da un “sogno” che non vuole essere solo tale, bensì una realtà concreta: il bene comune, tanto necessario nel tempo difficile che stiamo vivendo.

Considerato che la figura di Maria, nonché i luoghi, le ritualità e i simbolismi a Lei associati, sono oggetto di “riconfigurazione sistematica” da parte delle mafie e della criminalità organizzata non solo in Italia, ma anche in altri Paesi su scala globale, l’Accademia si è fatta promotrice di questo importante nuovo Dipartimento che avrà il compito di studiare e monitorare tale problematica. A sottolineare questo delicato punto, è lo stesso Papa Francesco nella sua lettera che porta la data della solennità mariana dell’Assunta: «La devozione mariana è un patrimonio religioso-culturale da salvaguardare nella sua originaria purezza, liberandolo da sovrastrutture, poteri o condizionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, libertà, onestà e solidarietà».

Cosa ha spinto l’Accademia a istituire questo nuovo Dipartimento? La preoccupante “operazione culturale” che si perpetua da diversi decenni ad opera della criminalità, ha cercato di creare nell’inconscio collettivo di varie comunità italiane e straniere una visione distorta e storicamente irreale della madre di Cristo. Da questo dato è nata una sorta di “occupazione” dei luoghi e delle ritualità mariane da parte delle mafie, in modo da svuotare l’autentico significato evangelico della figura di Maria. Per contrapporsi a questo scenario, la Pontificia Accademia ha ritenuto necessaria un’altrettanto forte e coesa “operazione culturale” di restituzione alla verità della figura di Maria. E lo farà non solo nell’ottica cristiana ma anche guardando alla tradizione islamica, essendo Maria stessa il “modello” dell’agire credente in entrambe le religioni.

Il Dipartimento — si legge in una nota della stessa Accademia — vuole restituire a Maria il «suo naturale contesto, non solo multi-religioso e multi-culturale, ma anche trans-religioso e trans-culturale non solo di fatto ma anche di diritto», trovando proprio nella sua figura la possibilità «di promuovere dimensioni non secondarie e tutt’altro che estranee al bene comune della civitas, ma che possono anzi diventarne un potente elemento capace di valorizzare tutto ciò che in nome della comune umanità contribuisce alla costruzione della pace, del benessere per tutti, della cura per il pianeta e per la sua sostenibilità».

Il Dipartimento interesserà ben nove aree tematiche: criminalità organizzata autoctona ( ’ndragheta, cosa nostra, camorra, mafie pugliesi, stidda, mafia garganica); criminalità straniera (nella fattispecie quella albanese, nigeriana, turca, colombiana, cecena, messicana); ecomafia e crimini ambientali, archeomafia, zoomafia; sequestro confisca e gestione dei beni della criminalità mafiosa; storia del terrorismo nazionale; terrorismo internazionale; violenza intrafamiliare; violenza di genere e, in ultimo, prevenzione e analisi dell’uso delle droghe tra i minori. Un programma ad ampio raggio, dunque, quello del nuovo Dipartimento che vede la Pontificia Accademia impegnarsi — in prima persona — in un progetto coraggioso, ambizioso e profondamente innovativo.

di Antonio Tarallo