Il contributo femminile nelle più importanti istituzioni religiose saudite

Incarichi di rilievo per dieci donne alla Mecca e a Medina

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18 agosto 2020

Un nuovo passo in avanti per le donne saudite sul percorso della loro integrazione ad ogni livello è stato compiuto con la recente nomina di dieci di esse a incarichi di rilievo nei due luoghi santi più importanti dell’islam, le moschee della Mecca e di Medina. La presenza femminile ai vertici delle istituzioni religiose è rara nel regno, che le ha per lungo tempo tenute fuori dalla popolazione attiva. Secondo la presidenza generale per gli affari delle due sacre moschee, «potenziare l’accesso delle donne a posizioni di leadership è qualcosa di molto rilevante che avrà conseguenze sullo sviluppo e sull’economia» del paese del Golfo. Le nuove assunzioni, viene spiegato, mirano a «sostenere il processo di creatività e il raggiungimento dei massimi standard di qualità e di eccellenza», come auspicato dai responsabili locali; riguardano «tutte le specializzazioni e tutti i servizi forniti nei luoghi santi: direzione, ingegneria, amministrazione, supervisione o accompagnamento», precisa Kamelia Al-Daadi, della presidenza generale, intervistata dal quotidiano anglofono «Arab News».

Secondo i responsabili dei luoghi santi, quasi la metà dei pellegrini che si recano alla Mecca sono donne. Le nomine puntano anche a responsabilizzare i giovani, di entrambi i sessi, e a investire energie e capacità al servizio dei pellegrini.

Le recenti nomine sono parte integrante del piano Vision 2030 avviato quattro anni fa dal principe ereditario Mohammed bin Salman, che tende a diversificare l’economia dell’Arabia Saudita e a porre fine alla sua dipendenza eccessiva dal petrolio. Oggi le donne sono alla guida di istituti bancari, imprenditori, guardie di frontiera, agenti di polizia, cameriere. Nel terzo trimestre del 2019 era occupato oltre un milione di esse, rappresentando un totale del 35 per cento della forza lavoro del paese. Sono anche la maggioranza (84 per cento) delle persone in cerca di un mestiere in uno Stato dall’alto tasso di disoccupazione.

Le progressive conquiste delle donne saudite non riguardano soltanto il mondo del lavoro. Un anno fa il governo di Riyadh, attraverso una legge voluta dal principe ereditario, ha stabilito che le donne sopra i 21 anni di età potevano fare richiesta del passaporto senza l’obbligo di avere un’autorizzazione da parte di un tutore di sesso maschile, sia esso il padre, il fratello o il marito. Finora da tale regola erano esentate solo quelle che avevano più di 45 anni. Tale possibilità di viaggiare liberamente all’estero ha costituito un traguardo considerevole per le donne saudite che, in altre circostanze, devono comunque ancora essere “autorizzate” da un loro familiare di sesso maschile. (charles de pechpeyrou)