In Colombia incontro diocesano online sulla violenza alle donne

Impegno comune per la dignità femminile

cclo.jpg
21 agosto 2020

«Sono consapevole che purtroppo siamo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, ha reso difficile il cammino delle donne, disprezzate nella loro dignità, dimenticate nelle loro prerogative, spesso emarginate e persino ridotte in schiavitù». Sono parole forti, significative, quelle pronunciate dal vescovo di Riohacha, Francisco Antonio Ceballos Escobar, nel corso di un meeting online organizzato di recente dalla diocesi locale e intitolato «Le voci delle donne in tempi di pandemia». L’incontro è nato dalla necessità di tenere sempre alta l’attenzione sulla questione della violenza contro le donne, fenomeno che nel dipartimento di La Guajira, di cui Riohacha è il capoluogo, ha fatto registrare un preoccupante aumento del numero di casi durante l’isolamento imposto dalla diffusione del coronavirus.

Il presule ha sottolineato l’importanza del ruolo della donna nella costruzione di una società solida e di come esso, nel corso della storia, sia stato quasi sempre sottovalutato impedendole di esprimersi, ricordando inoltre come, attraverso il magistero degli ultimi Pontefici, la Chiesa abbia cambiato tale atteggiamento nei loro confronti, riconoscendo alle donne una posizione di rilievo nella vita pastorale. La prova, ha sostenuto, è data dall’esistenza nella diocesi di Riohacha di un ufficio la cui missione è quella di «guidare processi di riflessione che contribuiscano al rafforzamento della vita spirituale, alla promozione umana e all’empowerment delle donne», oltre a rendere visibile ed evidenziare la loro partecipazione nella Chiesa e nella società. «La nostra vocazione profetica ricevuta al momento del battesimo — ha aggiunto monsignor Ceballos Escobar — ci incoraggia ad affrontare uno degli aspetti più delicati della situazione femminile, non solo nel mondo, ma anche in Colombia e in ciascuno dei comuni del nostro dipartimento». Pertanto, ha puntualizzato, è fondamentale, soprattutto in questo periodo di pandemia, rispettare i diritti delle donne denunciando ogni violenza di cui sono vittime sia all’esterno che all’interno della famiglia.

«Non è un segreto — ha osservato il vescovo — che gli abusi contro le donne siano aumentati in questo periodo di contagio, come rivelano le statistiche. Per molte donne, l’isolamento sociale e lo stare a casa è diventato un “inferno”, nella convivenza quotidiana con il loro aggressore. Questa è una sfida non solo per i sistemi sanitari di tutto il mondo, ma anche per noi che ci impegniamo in favore dell’uguaglianza e della dignità umana».

Concetti ribaditi anche da Soraya Escobar Arregoces, difensore civico di La Guajira intervenuta a questo spazio di riflessione, che ha evidenziato la mancanza nello Stato colombiano di sufficienti «strutture di sostegno da parte delle stesse istituzioni preposte alla giustizia. Ciò continua a portare a conseguenze deplorevoli», tanto che «il numero di denunce per atti di violenza contro le donne in La Guajira ha continuato a crescere considerevolmente quest’anno». Di qui l’invito, anzi l’esortazione alle comunità di fede, agli psicologi e agli avvocati a fornire quel supporto spirituale e legale capace di sostenere e accompagnare le donne non facendole mai sentire sole, sollecitandole a unirsi per affrontare il problema.

L’urgenza di intervenire per porre un freno a quella che è una vera e propria piaga sociale è stata rilanciata dal vicariato apostolico di Inírida, capoluogo del dipartimento di Guainía, che dopo l’assassinio di tre donne ha organizzato una manifestazione insieme alle amministrazioni dipartimentali e municipali per chiedere giustizia e per dire no a ogni forma di brutalità contro il mondo femminile. «La Chiesa cattolica — ha affermato monsignor Joselito Carreño Quiñónez, vicario apostolico di Inírida — alza la voce per dare fiato al dolore e a tutti coloro che sono stati colpiti dalla violenza. Non possiamo rimanere indifferenti, poiché per la Chiesa ogni azione sociale, economica e politica deve diventare un asse centrale del benessere della persona e della società». Per questo sarà creato nel vicariato, ha rivelato il presule, l’Ufficio del buon trattamento, che avrà come scopo quello di «offrire sostegno, conforto, guarigione e solidarietà alle vittime degli innumerevoli atti di violenza che oggi colpiscono la nostra società».