Mentre continuano gli interventi di salvataggio nel Mediterraneo

Francia: sui migranti l’Italia non sia lasciata sola

Il ministro degli Interni francese, Gerald Darmanin, in visita in Italia (Ansa)
01 agosto 2020

Mentre proseguono i salvataggi nel Mediterraneo, la Francia lancia un appello affinchè l’Italia non sia lasciata sola. «Non possiamo accogliere tutti, l’Ue deve avere fermezza alle sue frontiere esterne e ci vuole la redistribuzione dei richiedenti asilo affinché l’Italia non sia lasciata sola». Lo ha affermato il ministro degli Interni francese, Gerald Darmanin, in visita in Italia, durante un incontro con la stampa a Villa Medici, a Roma.

La Francia — ha ribadito Darmanin — è «solidale» con l’Italia e «ogni Paese europeo deve fare la sua parte». Per la prima volta — ha annunciato — «ci sarà una pattuglia mista tra le forze di polizia di Italia e Francia alla frontiera Italiana» che sarà dispiegata a fine agosto e inizi settembre. «I trafficanti di esseri umani — ha spiegato — si approfittano delle diverse disposizioni delle polizie di Italia e Francia e quindi questa forza di polizia mista è un grande passo in avanti». Non è ancora chiaro dove sarà dispiegata, ma si parla di Mentone. «Una forza di polizia di frontiera italiana si installerà anche a Bardonecchia», ha aggiunto.

Contestualmente, il ministro degli Esteri italiano, Luigi di Maio, ha paventato «il rischio enorme di una nuova ondata di sbarchi, che l’Italia non può permettersi». Di Maio ha chiesto di sospendere lo stanziamento previsto per la Tunisia «in attesa di un risvolto nella collaborazione con le autorità tunisine in materia migratoria». Occorrono «rimpatri più veloci, non possiamo farli solo con gli aerei». Sarà necessaria una collaborazione per rimpatri anche attraverso le imbarcazioni. La decisione sul blocco di 6,5 milioni di euro di aiuti — ha però precisato nel corso di una diretta Facebook — «non è un atto irreversibile». L’Italia si aspetta, in particolare, «una risposta sul potenziamento dei rimpatri, un accordo sul mettere fuori uso i barconi» e sul monitoraggio della costa di Sfax, da dove partono gran parte delle imbarcazioni dirette verso l’Italia. E la Tunisia risponde: «massimo sforzo per fermare le partenze».

Intanto, sulle coste del Mediterraneo si continuano a salvare vite. Dopo una tregua durata meno di 24 ore, gli sbarchi sono ripresi per il tredicesimo giorno consecutivo. Circa 150 migranti sono stati soccorsi al largo di Lampedusa, dove nell’hotspot sono ancora ospitate 533 persone. Nel frattempo, la Marina militare tunisina ha soccorso la notte scorsa un gommone in difficoltà con a bordo 70 persone provenienti da vari Paesi dell’Africa sub-sahariana. Fra loro c’erano cinque donne e quattro bambini, il più piccolo di appena qualche mese.

I migranti sono partiti, mercoledì scorso, dalla Libia diretti in Italia. Lo ha annunciato il Ministero della Difesa tunisino. I migranti sono stati fatti poi sbarcare nel porto di Zarzis, nel sud tunisino, non lontano dal confine con la Libia. Sono in corso test per la ricerca di positivi al covid-19 e tutti saranno posti in quarantena in una struttura della Croce rossa.

Nel frattempo, si attende nei prossimi giorni l’arrivo di una nave della compagnia Grandi navi veloci in Sicilia con 700 posti disponibili per consentire di trasferire a bordo i migranti che sbarcano sulle coste italiane e che devono essere sottoposti a quarantena.