All’Angelus il Papa parla anche della giornata per la cura del creato e del disastro ambientale a Mauritius

Dialogo e legalità per risolvere i conflitti nel Mediterraneo orientale

SS. Francesco - Angelus Domini  30-08-2020
31 agosto 2020

Papa Francesco fa appello «al dialogo costruttivo e al rispetto della legalità internazionale» per garantire la pace dei popoli del Mediterraneo orientale. Al termine dell’Angelus di domenica 30 agosto, recitato con i fedeli radunati in piazza San Pietro — nel rispetto delle misure di sicurezza in vigore per contenere i contagi da coronavirus — e con quanti in ogni parte del mondo lo hanno seguito attraverso i media, il Pontefice ha espresso le sue preoccupazioni per le crescenti tensioni nell’area «insidiata da vari focolai di instabilità» e ha auspicato la fine dei conflitti. Un appello ripetuto poi il giorno dopo con un tweet postato sull’account @Pontifex: «Seguo con preoccupazione le tensioni nella zona del Mediterraneo orientale e faccio appello al dialogo costruttivo e al rispetto della legalità internazionale per risolvere i conflitti che minacciano la pace dei popoli di quella regione».

Prima della benedizione conclusiva Francesco ha anche ricordato che la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato — che ricorre il 1° settembre e inaugura il “Giubileo della Terra” celebrato da Chiese e comunità cristiane fino al 4 ottobre — e ha fatto riferimento al disastro ambientale avvenuto nei giorni scorsi al largo della costa orientale delle isole Mauritius.

In precedenza il Papa aveva dedicato la sua riflessione introduttiva al brano evangelico della liturgia domenicale (Matteo 16, 21-27), nel quale Gesù indica ai discepoli la via della croce. Per loro, ha spiegato il Pontefice, «la croce è una cosa scomoda, la croce è uno “scandalo”»; al contrario, «Gesù considera “scandalo” il fuggire dalla croce, che vorrebbe dire sottrarsi alla volontà del Padre, alla missione che Lui gli ha affidato per la nostra salvezza». Per questo Egli li esorta a «rinunciare a sé stessi» — che non significa «un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di mentalità e di valori» — e a «prendere la propria croce».

Non si tratta soltanto di «sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane — ha chiarito Francesco — ma di portare con fede e responsabilità quella parte di fatica, e quella parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta». In questo modo «l’impegno di “prendere la croce” diventa partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo». Da qui l’invito del Pontefice: «facciamo in modo che la croce appesa alla parete di casa, o quella piccola che portiamo al collo, sia segno del nostro desiderio di unirci a Cristo nel servire con amore i fratelli, specialmente i più piccoli e fragili».

L'Angelus