Dopo l’intesa tra Egitto e Grecia la Turchia riprende le trivellazioni

Braccio di ferro nel Mediterraneo orientale

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08 agosto 2020

La tregua nel Mediterraneo orientale non ha retto neppure dieci giorni. La Turchia ha annunciato, ieri, di aver ripreso le esplorazioni energetiche al largo dell’isola ellenica di Kastellorizo, nell’Egeo sudorientale, che avevano già scatenato forti tensioni militari con Atene.

Poche ore dopo l’annuncio di un nuovo accordo tra Grecia ed Egitto sui confini marittimi, Ankara ha difatti deciso di rilanciare le sue contestate esplorazioni energetiche nella più orientale delle isole elleniche abitate. «Abbiamo ripreso le attività di perforazione. Abbiamo inviato anche la (nave da ricerca sismica) Barbaros Hayrettin nell’area» perché i greci «non hanno mantenuto le promesse». Lo ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ai giornalisti, al termine della preghiera del venerdì a Santa Sofia, a Istanbul, a due settimane dalla riapertura al culto islamico.

Solo la scorsa settimana Ankara aveva annunciato una sospensione «per un po’ di tempo» al fine di permettere l’avvio di negoziati «senza condizioni». Erdoğan ha ricordato di aver agito su «richiesta» del cancelliere tedesco Angela Merkel e che, nel frattempo, erano state avviate le attività per la creazione di un gruppo di lavoro trilaterale con Atene e Berlino per cercare di risolvere le dispute. «Se si fida della Grecia — ha riferito di aver detto a Merkel — ci fermiamo per 3-4 settimane. Ma io non mi fido».

La Turchia punta ora il dito contro l’intesa firmata al Cairo giovedì scorso, che traccia le frontiere marittime tra Grecia ed Egitto e istituisce una zona economica esclusiva fra i due paesi. L’intesa influenzerà lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio scoperti nel Mediterraneo orientale e mira proprio a contrastare le iniziative turche nell’area, che sono ritenute illegittime da Atene e Il Cairo, oltre che da Cipro, Unione europea e altri paesi.

L’intesa «non ha alcun valore», aveva commentato subito Erdoğan, dopo che già il suo ministero degli esteri aveva parlato di un patto che viola la piattaforma continentale turca. «Manteniamo con determinazione l’accordo marittimo che avevamo firmato con la Libia» a novembre, ha detto in maniera perentoria. «Riteniamo inutile discutere di confini marittimi con coloro che non hanno alcun diritto sulle zone in questione», ha ribadito.

La nuova escalation mina così le aspettative di riconciliazione che negli ultimi giorni erano state sollevate dallo stesso governo di Ankara. Appena una settimana fa, il ministro della difesa turco Hulusi Akar aveva annunciato colloqui bilaterali nel giro di «giorni». E, negli ultimi giorni, Atene si diceva pronta a trattare. Per il momento, invece, il braccio di ferro nel Mediterraneo continua.

Tra l’altro, per Ankara i contenuti dell’accordo violano anche «i diritti della Libia», con cui il governo di Erdoğan ha concluso a sua volta, lo scorso novembre, una intesa sulla demarcazione dei confini marittimi, fortemente contestato tra gli altri proprio da Egitto e Grecia. Nel complesso scacchiere del Mediterraneo, il presidente turco sta cercando di portare dalla sua parte anche Malta, coinvolta nella partita delle commesse per la ricostruzione della Libia con il trilaterale dell’altro ieri a Tripoli insieme al premier del Governo di accordo nazionale (Gna) — riconosciuto dall’Onu — Fayez al-Serraj. La Turchia e Malta ribadiscono il «sostegno al Gna e affermano che non c’è una soluzione militare alla crisi libica». Lo riporta una nota congiunta di Ankara, La Valletta e Tripoli, diffusa a seguito dell’incontro con al-Serraj dei ministri degli esteri turco e maltese

Sul piano economico, la Turchia è alle prese con una crisi considerevole. La lira turca ha toccato, ieri, nuovi minimi storici contro euro e dollaro Usa, perdendo in poche ore oltre il 3% del suo valore. L’opposizione, giovedì, ha accusato il governo di cattiva gestione, chiedendo riforme globali del mercato. Erdoğan però taglia corto: «Il pesante calo della lira turca è passeggero. Le cose miglioreranno».