L’Onu condanna la repressione dopo il voto

Bielorussia, morto un altro manifestante

Agente costringe una donna a lasciare l’area circostante una prigione (Reuters)
13 agosto 2020

Non si fermano le violenze in Bielorussia a pochi giorni dalle presidenziali che hanno riconfermato il presidente uscente, Lukashenko, al potere dal 1994. Le autorità locali hanno confermato ieri sera la morte di un giovane manifestante che era stato arrestato durante le dimostrazioni contro l’esito del voto. Il dimostrante, un 25enne, era stato fermato domenica scorsa a Gomel e condannato a dieci giorni di reclusione. I manifestanti denunciano brogli e irregolarità e chiedono un voto trasparente.

Le forze dell’ordine bielorusse hanno reso noto oggi di aver fermato circa 700 persone nelle ultime 24 ore per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate. Secondo il ministero dell’interno, «i disordini nel paese non sono così massicci ma il livello di aggressione nei confronti delle forze dell’ordine rimane alto».

Si moltiplicano intanto le critiche della comunità internazionale al comportamento del governo di Minsk. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha condannato la repressione delle proteste dopo le elezioni presidenziali e ha chiesto la liberazione dei detenuti. «Le persone hanno il diritto di esprimersi e di non essere d’accordo, soprattutto nel contesto delle elezioni, quando le libertà democratiche dovrebbero essere mantenute, non soppresse» ha detto Bachelet.

«Chiedo a Lukashenko di porre fine alla repressione e di astenersi da ulteriori violenze» ha dichiarato oggi il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli. Ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso preoccupazione per la situazione in Bielorussia nel corso di un colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin. Secondo l’Eliseo, nel corso della conversazione Macron «ha manifestato una grande preoccupazione per la situazione in Bielorussia e per la violenza contro i cittadini». Il presidente ha auspicato la ripresa del dialogo tra le parti in causa.

Sulla stessa linea gli Stati Uniti. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha sollecitato ieri l’Unione europea «ad adottare azioni» e a «non limitarsi a dichiarazioni». Gli Stati Uniti «vogliono che i bielorussi possano beneficiare di tutte le libertà che reclamano, che pensano siano nei loro interessi»

Nel frattempo, Polonia, Lettonia e Lituania — il paese dove è stata costretta a emigrare la leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya — hanno proposto un piano di de-escalation in tre punti: la costituzione di un consiglio nazionale bielorusso con rappresentanti del governo e della società civile, la fine delle violenze da parte del regime e la liberazione dei tantissimi manifestanti finiti dietro le sbarre. Anche la ministra degli esteri svedese Ann Linde ha spiegato che l’Ue potrebbe sanzionare i responsabili della repressione «se il governo dovesse rifiutarsi di rilasciare i detenuti».