Dopo un’ondata di scioperi, mentre l’Ue minaccia sanzioni

Bielorussia: Lukashenko apre a nuove elezioni

Manifestazione di protesta a Minsk (Epa)
18 agosto 2020

Spiragli di dialogo nella crisi in Bielorussia. Il presidente Alexander Lukashenko ha dichiarato, ieri, che si potranno tenere nuove elezioni, ma solo dopo l’approvazione della nuova costituzione attraverso un referendum. «Dobbiamo approvare la nuova costituzione» ha detto il presidente, al potere dal 1994, nel corso di un incontro con i lavoratori trasmesso dalle tv di Stato. «Bisogna approvarla con il referendum e dopo, con la nuova costituzione, tenere nuove elezioni parlamentari e presidenziali».

Immediata la replica dell’opposizione, che ha definito le promesse di Lukashenko «un trucco». «Negli ultimi 26 anni abbiamo sentito vari tipi di promesse da parte di Lukashenko ma purtroppo sono solo parole, sono vuote, non sono mai state mantenute. Per noi questa promessa, come per altri, è solo un trucco e un tentativo di rimanere al potere ad ogni costo» ha detto a Interfax l’addetto stampa di Viktor Babariko, candidato alle presidenziali. L’opposizione ha poi sostenuto che la Commissione elettorale centrale non si è offerta di riconteggiare i voti dopo le elezioni. «Sin dal primo giorno abbiamo cercato di stabilire almeno un minimo di contatti e di dialogo con le autorità; tuttavia, hanno rifiutato».

L’apertura di Lukashenko è giunta al termine di una giornata di scioperi: migliaia di lavoratori dei grandi colossi industriali, in prevalenza statali (come Belaruskali, Naftan, Mzkt, Mtz e Bmz) hanno incrociato le braccia per protestare contro la repressione. I manifestanti chiedono il riconoscimento delle elezioni come illegittime e la nomina di nuovi candidati, nonché il rilascio dei prigionieri politici. Diverse centinaia di persone si sono inoltre riunite nei pressi della Radiotelevisione bielorussa (Belteleradio, Btrc) a Minsk. I manifestanti hanno chiesto di vedere l’amministratore delegato di Btrc Ivan Eismont.

Va detto inoltre che un gran numero di camion Ural e KamAZ (senza numeri di identificazione e identici a quelli della Rosgvardia, corpo di vigilanza interno della Russia) sono stati avvistati il 16 agosto sulle autostrade e95 e m1 mentre si dirigevano verso la Bielorussia. La notizia è stata diffusa ieri dal Conflict Intelligence Team, riprendendo segnalazioni emerse dei social. Il Team ha stimato che potessero trasportare «almeno 600 uomini». Il distretto militare occidentale russo ha smentito la presenza di militari russi nell’area. Non ci sono riscontri ulteriori.

Sul piano politico, aumenta il pressing dell’Ue per far ripartire il dialogo a Minsk. «Quello a cui stiamo assistendo in Bielorussia non è accettabile» ha scritto ieri il presidente del Consiglio europeo Charles Michel nella lettera di invito ai leader Ue per il vertice straordinario di mercoledì in videoconferenza. «Le elezioni del 9 agosto — ha sottolineato — non sono state né libere né corrette, la violenza successiva contro i manifestanti pacifici è stata sconvolgente e deve essere condannata. Sulla stessa linea, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. «Il popolo bielorusso deve sapere che l’Ue è fermamente al suo fianco e che i responsabili delle violazioni dei diritti umani e delle violenze saranno sanzionati» ha scritto in un tweet.

Sulla questione è intervenuto oggi anche il presidente russo, Vladimir Putin. In un colloquio con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, Putin ha detto che ogni tentativo di interferire nella situazione interna della Bielorussia è «inaccettabile». Putin ha inoltre auspicato che «la situazione si normalizzi il prima possibile». Merkel, dal canto suo, ha detto che «che il governo bielorusso deve impegnarsi ad evitare la violenza contro i manifestanti pacifici e rilasciare i prigionieri politici».