
Due settimane dopo la terribile esplosione che ha distrutto il porto di Beirut, molte famiglie vulnerabili nelle aree colpite hanno ancora «un disperato bisogno di sostegno». A ricordarlo sono diverse ong attive sul territorio, sottolineando in una nota che «la maggior parte delle famiglie nell’area colpita vivono ancora in case con danni gravi strutturali e con accesso limitato all’assistenza sanitaria e ad altri servizi di base».
Anche se molti giovani volontari, organizzazioni e ong hanno lavorato duramente per sostenere le comunità colpite, «l’entità della distruzione e delle necessità della popolazione sono così grandi che c'è un urgente bisogno di maggiore sostegno per garantire alle famiglie un posto sicuro in cui vivere e l’accesso a cure mediche e psicologiche» si legge in un comunicato delle ong. Per aiutare i più vulnerabili, le organizzazioni stanno intensificando la loro risposta a Beirut. Una valutazione delle ong condotta su 470 famiglie in dieci delle zone più colpite di Beirut mette a nudo la realtà all’indomani dell’esplosione. La valutazione ha riguardato quartieri entro un raggio di 4 km dal porto della capitale. I dati hanno mostrato che una famiglia su quattro (il 24 per cento del totale) non ha accesso all’assistenza sanitaria, con molte di loro che non riescono a seguire i trattamenti sanitari di routine o a procurarsi i medicinali. Il 17 per cento delle case ha soffitti crollati, l’11 travi danneggiate e il 26 danni ai balconi. Inoltre, il 32 per cento delle famiglie ha sottolineato la necessità di un supporto psicosociale per aiutare genitori e figli ad affrontare questa terribile esperienza. All’emergenza creata dall’esplosione dello scorso 4 agosto si aggiunge la pandemia con il recente aumento dei casi di covid-19.