Ultimo lotto dell’asta solidale sostenuta dal Papa a favore degli ospedali di Bergamo e di Brescia

Volata finale per We Run Together

Daniele Garozzo, oro olimpico nel fioretto individuale a Rio de Janeiro (2016), con un pacco di doni per il Dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano
29 luglio 2020

Volata finale per We Run Together, l’asta solidale sostenuta da Papa Francesco per il personale sanitario degli ospedali di Bergamo e di Brescia. Per l’ultimo tratto di strada, fino a giovedì 6 agosto, sono scesi in campo a mezzogiorno di mercoledì 29 luglio (www.charitystars.com/WeRunTogether) l’eleganza di Carolina Kostner, la fantasia calcistica di Papu Gomez e della sua Atalanta, la passione degli schermitori campioni olimpici e mondiali Daniele Garozzo ed Enrico Berrè (donano il fioretto e la sciabola), il fascino di Luna Rossa e dei velisti dell’America’s Cup. E anche la storia del ciclismo con Francesco Moser e un amarcord dedicato a Felice Gimondi, la forza degli sciatori di fondo e del biathlon come Dorothea Wierer e il coraggio degli atleti paralimpici come Giusy Versace, Giada Rossi e Alessandra Vitale.

Lanciata dal Papa il 20 maggio durante l’udienza ad Athletica Vaticana, l’asta è iniziata l’8 giugno e per due mesi sta avendo come protagonisti, proprio su indicazione di Francesco, atleti e squadre che testimoniano la possibilità di ripartire tutti insieme con i valori solidali caratteristici dello sport. Senza lasciare nessuno indietro, «tutti con la stessa dignità», come suggerisce la partecipazione di tantissimi atleti con disabilità.

Intanto, proprio nella prospettiva della “cultura dell'incontro” cara al Pontefice, si sono svolti già alcuni incontri tra gli atleti e le persone che hanno partecipato al progetto We Run Together. È il caso di Anna e Alessandro Mordini che hanno voluto fare un regalo particolare al figlio Luca, 14 anni, appassionato schermitore. «Abbiamo partecipato — spiegano — per far vivere un’esperienza importante a Luca, tifoso del campione olimpico di scherma Valerio Aspromonte. E anche perché siamo di Bergamo e abbiamo vissuto l'emergenza covid-19 da vicino».

L’incontro con il campione «è andato oltre ogni aspettativa: Valerio con sua moglie Carolina Erba, a sua volta campionessa del mondo, e il loro bambino ci hanno aperto la porta della loro casa, a Grottaferrata, invitandoci a cena e accompagnandoci poi a conoscere Roma. Speriamo — è il loro auspicio — che questa esperienza umana e sportiva possa servire a Luca come testimonianza per diventare un campione nella vita prima ancora che nella scherma».

Particolarmente emozionante è stato il suggestivo amarcord dedicato a Pietro Mennea che esattamente quarant’anni fa, il 28 luglio 1980, vinceva l'oro olimpico a Mosca sui 200 metri con una gara in rimonta divenuta una vera e propria metafora dell’impegno a non arrendersi mai. «Mio marito — ricorda la vedova Manuela Olivieri Mennea — partecipava sempre alle iniziative di solidarietà e avrebbe aderito con ancora più entusiasmo a un progetto sostenuto direttamente da Papa Francesco. Nelle scuole Pietro ricordava sempre ai giovani di correre nella corsia giusta, senza scorciatoie». Del resto, prosegue la donna, «per Pietro il campione doveva avere una responsabilità sociale e partecipando a We Run Together ho portato avanti i suoi valori: onestà e sacrificio, eliminando dal vocabolario due parole: mai e impossibile».

Per l’asta solidale la donna ha scelto di donare la canottiera indossata dal campione per vincere i 100 e i 200 metri alle Universiadi di Roma nel 1975, dicendosi «particolarmente contenta che ad aggiudicarsela siano state belle persone che, con discrezione, sono venute a visitare la casa e lo studio di Pietro». Per Piergiorgio e sua moglie, Mennea non è solo un campione ma soprattutto un modo di vivere che continua a testimoniare come «gli ostacoli non sono mai troppo alti da superare» e che soprattutto sulle inevitabili sconfitte si costruiscono le vittorie. «Dalle appassionate parole della moglie Manuela — confidano — si percepisce, oltre che un grande amore, lo spessore umano di questo grande atleta» che ha continuato a dare il meglio di sé, dopo la fine della sua carriera, anche nell'impegno sociale.

Proprio queste testimonianze sono l’essenza di We Run Together. A raccontarne lo spirito è il ciclista slovacco Peter Sagan, tre volte campione del mondo: «Sono fiero ed emozionato che il Papa abbia voluto donare la bicicletta che gli ho portato per l’asta di beneficenza a favore del personale sanitario degli ospedali di Bergamo e di Brescia. Spero che “la bici del Papa” diventi un simbolo per tutti per ripartire nella vita. I valori dello sport sono importanti oggi più che mai». Gli fa eco il calciatore Giorgio Chiellini, fresco campione d’Italia con la sua Juventus: «È stato per me un onore donare la mia maglia, firmata da me e dai miei compagni di squadra, per la campagna solidale promossa da Francesco. Abbiamo voluto giocare per vincere insieme anche questa partita».

Intanto fino a venerdì 31 luglio sono ancora on line i doni del Comitato olimpico internazionale (la medaglia per i 125 anni della fondazione voluta da Pierre de Coubertin), dei campioni del mondo di karate Stefano Maniscalco e Luigi Busà, dei campioni olimpici di tiro Niccolò Campriani e Roberto di Donna, dell’olimpionico di lotta Andrea Minguzzi, della campionessa di judo Odette Giuffrida, dei canoisti Matteo Lodo e Samuele Burgo, dei giocatori di calcio del Brescia, di quattro protagonisti del basket paralimpico: Chiara Coltri, Luigi Maria Papi, Simone De Maggi e Sara Vargetto, “mascotte” di Athletica Vaticana. E c’è anche l’opportunità di un week-end nel Centro sportivo delle Fiamme Gialle a Predazzo, in Trentino, con i grandi campioni dello sci come Sofia Goggia, Christof Innerhofer, Manfred Moelgg e Stefano Gross.

Vatican News e Radio Vaticana Italia continuano a seguire passo passo tutto il progetto We Run Together con servizi e interviste esclusive ai protagonisti. Per informazioni: www.athleticavaticana.org.

di Giampaolo Mattei