Intervista al francescano Stefano Cecchin, presidente della Pontificia accademia mariana internazionale

Una realtà che cammina con la società sui passi della Vergine

Una lettera autografa di Giovanni Battista Montini scritta, poco dopo la nomina ad arcivescovo di Milano, a padre Carlo Balić
27 luglio 2020

Tutto ebbe inizio presso l’Università Pontificia “Antonianum” di Roma. Era il 27 luglio 1946 quando il definitorio generale dei frati minori istituì una “Commissione mariana francescana” — la Commissio marialis franciscana — con il fine di organizzare e dirigere tutto quanto si sarebbe fatto nell’ordine religioso per esaltare e far conoscere — scientificamente — le prerogative della Vergine Maria. Fu questo l’incipit della futura Pontificia accademia mariana internazionale (Pami) che, ufficialmente, nacque l’8 dicembre 1959 quando il Sommo Pontefice Giovanni XXIII — con il motu proprio Maiora in dies — diede all’accademia il titolo di “Pontificia”, dando così un riconoscimento ufficiale alle sue attività. A questa commissione fu raccomandato, in special modo, di preparare il primo centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata e di favorire gli studi per la successiva definizione dell’assunzione della Vergine.

Un progetto importante, dunque, sta alla radice della Pontificia accademia. E dobbiamo alla personalità del professor Carlo Balić — titolare della cattedra di mariologia — diverse idee che animano tuttora l’accademia. Balić ha rappresentato una delle menti più brillanti degli studi di mariologia. Fu consultore della Congregazione del Sant’Uffizio e rettore del Pontificio ateneo “Antonianum”. Dal 1947 diresse i congressi assunzionistici che avvennero: a Roma nel 1947, poi a Lisbona nel 1947; a Madrid nel 1947; Montréal nel 1948; Buenos Aires sempre del 1948; Puy-en-Velay nel 1949 e, infine, negli Stati Uniti d’America nel 1950. E fece poi parte della commissione pontificia incaricata alla stesura della Munificentissimus Deus per la proclamazione del dogma dell’Assunta (1950). Fu proprio grazie a questi congressi che si fece largo l’idea — anzi, la necessità — di un coordinamento tra gli studiosi di mariologia di tutto il mondo. Per questo motivo ebbe l’idea di trasformare l’Academia mariana in ente di collegamento e di incontro tra tutti gli studiosi di mariologia. La Pontificia accademia nasce così. E, a distanza di settantaquattro anni dalla fondazione, la sua attività fornisce alla Chiesa sempre nuovi spunti di riflessione sui temi mariologici. Ne parliamo con l’attuale presidente, padre Stefano Cecchin.

Quello dell’accademia è stato un itinerario costitutivo complesso che ha fatto di questa realtà un centro, un luogo-logos importantissimo per gli studi su Maria. Un percorso suddiviso in diverse tappe che ha creato ciò che essa è oggi. Per prendere in prestito le parole di Giovanni XXIII nel motu proprio “Maiora in dies”, un’accademia era necessaria visto i tempi in cui «le arti e soprattutto la scienza e la teologia» cominciavano a essere di grande supporto alla «fede e alla devozione cristiana per rafforzare gli sforzi verso la Vergine Maria». Fin da principio, insomma, si prospettava un’accademia al passo con i tempi...

Sì, la Pontificia accademia mariana non è un’istituzione immobile. Cammina con la società, guarda alla società con gli occhi della fede, con gli occhi della devozione mariana. Una devozione non “congelata”, diciamo così, ma sempre attenta ai cambiamenti sociali e anche tecnologici del mondo. Siamo un’accademia dinamica, sempre in cammino. Lo abbiamo sperimentato — ad esempio — di recente, in occasione del lockdown per l’emergenza covid-19. Avevamo in programma diverse iniziative che non volevamo assolutamente cancellare. Maria non si può fermare, no? E, allora, grazie alla tecnologia moderna di internet abbiamo continuato la nostra attività. E direi anche più alacremente. Ad esempio, abbiamo tenuto il 2 aprile scorso, in videoconferenza, una giornata di studio su Maria, in previsione del seminario di alta ricerca tra diversi soggetti istituzionali e culturali sulla figura della Madre di Dio, rinviato a settembre. È stata un’esperienza fruttuosa e abbiamo compreso — davvero — come lo strumento di internet ci può aiutare a facilitare la connessione (ed è proprio il caso di dirlo!) fra le diverse istituzioni mariologiche sparse nel mondo. Abbiamo istituito via online — con possibilità di accesso via app, tablet e smartphone — e del tutto gratuita il corso «Maria, via di pace tra le culture: una nuova dimensione della mariologia». Un’iniziativa che ha riscontrato un successo davvero straordinario. Anche non previsto, confesso. Studiosi di ogni cultura hanno affrontato questa magnifica figura di Maria: noi, attorno a lei, come nel cenacolo. È stato bello! E siamo in attesa dell’incontro di settembre, per approfondire il lavoro svolto fino adesso.

«Maria, via di pace tra le culture», dunque. In questo dialogo interculturale, l’accademia mariana è in prima linea. È un dato di fatto. E, in sintonia perfetta con Papa Francesco — da tempo — è impegnata, infatti, nel promuovere importanti iniziative che vedono la partecipazione attiva di diverse religioni. È la forza di Maria, potremmo dire, una forza che unisce, che crea ponti e abbatte i muri?

Sì, Maria unisce, sempre. E lo fa fin dalla sua presenza nel Cenacolo: basterebbe pensare agli apostoli che cominciavano a dividersi dopo la morte di Gesù. È lei che riesce a placare gli animi e che li unisce! E così continua a fare oggi, nel nostro mondo purtroppo troppe volte diviso. La sua figura attraversa i confini delle religioni abramitiche: ebraismo, islam, cristianesimo. L’accademia mariana internazionale ha ben presente questo. E con attenzione segue tutto il lavoro che il Pontefice sta facendo proprio verso questa direzione: il dialogo interreligioso. La nostra ultima attività è nel solco del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, sottoscritto da Papa Francesco e dal Grande imam di Al-azhar, lo sceicco Ahmad Al-Tayyib, firmato il 4 febbraio 2019. A seguito poi delle indicazioni date dal Pontefice nel suo messaggio del successivo 4 dicembre in occasione della XXIV seduta pubblica delle Pontificie accademie, il 28 gennaio di quest’anno il consiglio della Pontificia accademia ha dato parere positivo alla fondazione della “Commissione internazionale mariana musulmano-cristiana”. Il 12 maggio è stata firmata una “intesa programmatica” tra la nostra accademia e il Centro islamico culturale d’Italia — che vede coinvolta la grande moschea di Roma — per un modello di dialogo interreligioso fondato su un luogo simbolo delle moschee che è stato denominato “Mihrab/angolo di Maria”. Questo documento è molto importante per incrementare, ancor di più, il dialogo con i nostri fratelli musulmani. Nell’intesa si è stabilito di organizzare un corso in comune di formazione universitaria che partirà dal prossimo anno accademico. Assieme a questo percorso stiamo lavorando, poi, ad alcune iniziative di fraternità fra il mondo cattolico e quello musulmano. Così è stato, ad esempio, nel riuscitissimo esperimento del 13 maggio 2019, “I datteri di Maria” che si è svolto presso l’auditorium dell’“Antonianum”. Le iniziative non mancano e siamo certi che questo percorso porterà frutto per tutti.

Perfetta sinergia con la Santa Sede, dunque. Il solco di Papa Francesco per il dialogo interreligioso è un punto cardine dell’accademia, abbiamo visto. Bisogna però aggiungere che — fin dalla sua nascita — i Pontefici e l’accademia hanno avuto un particolare feeling. Non trova?

È proprio così. Basterebbe pensare al Concilio Vaticano II, con Giovanni XXIII che fu membro dell’accademia, tra l’altro. Anche il Pontificio ateneo “Antonianum” fu coinvolto nella preparazione. È da notare che dei nove studi inviati dall’“Antonianum” alla Commissione antepreparatoria del Concilio, ben quattro riguardavano il tema mariano: sulla definibilità della maternità spirituale di Maria; sulla dimensione ecumenica della mariologia; sulle festività liturgiche mariane e sulla morte di Maria. Dobbiamo a Papa Roncalli — come dicevamo — il titolo di “Pontificia accademia”. Vicinissimo all’attività dell’accademia fu Paolo VI che già prima di divenire Pontefice seguiva con attenzione i lavori dell’istituzione mariana. Nel nostro archivio abbiamo conservate diverse lettere dell’allora arcivescovo Montini: tutte che elogiano il lavoro di Balić per l’accademia. Dobbiamo ricordare che il legame tra Paolo VI e la Santa Vergine, e il popolo credente, è espresso bene nella sua “Marialis cultus”. Quelle sue parole così alte e profonde, più volte mi risuonano nella mente. Le ricordo quasi a memoria: «All’uomo contemporaneo, non di rado tormentato tra l’angoscia e la speranza, prostrato dal senso dei suoi limiti e assalito da aspirazioni senza confini, turbato nell’animo e diviso nel cuore, con la mente sospesa dall’enigma della morte, oppresso dalla solitudine mentre tende alla comunione, preda della nausea e della noia, la Beata Vergine Maria, contemplata nella sua vicenda evangelica e nella realtà che già possiede nella Città di Dio, offre una visione serena e una parola rassicurante». Ed è proprio così: una visione serena e parola rassicurante. Ognuno di noi sperimenta, ha sperimentato tutto ciò nella propria vita. E lo abbiamo visto nell’emergenza del covid-19, con la richiesta di aiuto rivolta alla Mamma per eccellenza, in soccorso di noi figli.

Continuando con la storia dei pontefici, non poteva mancare Giovanni Paolo II che a Maria — con il motto Totus tuus — ha consacrato l’intero suo lungo pontificato.

Sappiamo bene che il suo legame con Maria nasce ben prima della sua elezione. E così è stato con la nostra accademia. Quando era arcivescovo di Cracovia, il cardinale Karol Wojtyła divenne membro della nostra accademia nel 1973. Seguiva con particolare interesse tutta l’attività dell’accademia, tanto da essere presente al “Congresso mariologico mariano internazionale” del 1975 a Roma. La foto di un Wojtyła attento — fra tanti prelati partecipanti — ne è una bellissima testimonianza. In quel suo sguardo attento che segue i lavori del congresso, troviamo il seme di quello che sarà il suo impegno da Pontefice per lo studio della figura di Maria. Colpisce molto in questa immagine che conserviamo in archivio il suo compenetrarsi, direi, con i temi mariani. Eletto al pontificato, infatti, visitò la nostra accademia il 16 gennaio 1982. Fu un giorno che difficilmente sarà dimenticato.

Ma l’accademia guarda anche al presente e apre a nuove prospettive. Anche, inedite, si potrebbero definire. Veniamo al progetto che a ottobre la vedrà coinvolta: “Liberare Maria dalle mafie e dal potere criminale. Per una teologia della liberazione dalle mafie”.

Sì, siamo impegnati nella società civile con questo progetto - in collaborazione con il Governo italiano - che vede Maria in una veste un po’ diversa da quella usuale. Considerato che la figura di Maria - nonché i luoghi, le ritualità e le simboliche a lei associate, sono oggetto, purtroppo, di una “riconfigurazione sistematica” da parte delle mafie e della criminalità organizzata non solo in Italia, ma anche in altri Paesi su scala globale, abbiamo deciso di aprire questo tavolo di collaborazione con i più importanti magistrati italiani che saranno presenti nell’ottobre prossimo all’importante dialogo che stiamo preparando nella nostra accademia. Sarà un vero e proprio patto sociale ed educativo globale: fare della legalità, della trasparenza e della solidarietà i punti di forza della convivenza e dello sviluppo integrale dei territori e delle comunità. E’ un obiettivo importante che ci siamo prefissati e che con l’aiuto di Maria cercheremo di portare a compimento.

di Antonio Tarallo