All’Angelus la preoccupazione del Papa per il riacuirsi delle tensioni armate tra Armenia e Azerbaigian

Una pace duratura per il Caucaso

Una donna cammina tra le macerie di una fattoria bombardata durante gli scontri sul confine tra Armenia e Azerbaigian (Afp)
20 luglio 2020

Nuovo appello a un cessate il fuoco globale per fornire assistenza umanitaria ai malati di covid-19


Il Papa segue «con preoccupazione il riacuirsi, nei giorni scorsi, delle tensioni armate nella regione del Caucaso, tra Armenia e Azerbaigian»: lo ha confidato al termine dell’Angelus del 19 luglio, auspicando il raggiungimento di «una soluzione pacifica duratura, che abbia a cuore il bene di quelle amate popolazioni» e lanciando un nuovo appello — «sulla scorta di una recente Risoluzione del Consiglio di sicurezza» dell’Onu — a «un cessate-il-fuoco globale e immediato, che permetta la pace e la sicurezza indispensabili per fornire l’assistenza umanitaria necessaria... in questo tempo in cui la pandemia non accenna ad arrestarsi». Da qui l’assicurazione della propria «vicinanza a quanti stanno affrontando la malattia e le sue conseguenze economiche e sociali» e un pensiero particolare per «quelle popolazioni, le cui sofferenze sono aggravate da situazioni di conflitto». Affacciatosi a mezzogiorno dalla finestra dello studio privato del Palazzo apostolico vaticano, prima di recitare la preghiera mariana con i fedeli presenti in piazza San Pietro — nel rispetto delle misure di sicurezza adottate per evitare il diffondersi del contagio da covid-19 — e con quanti lo seguivano attraverso i media, il Pontefice ha anche offerto la consueta riflessione sul Vangelo della domenica, commentando la parabola della zizzania, attraverso la quale, ha spiegato, «Gesù ci fa conoscere la pazienza di Dio, aprendo il nostro cuore alla speranza».

L'Angelus