Santa Cristina di Bolsena

Un culto tra Oriente e Occidente

Il supplizio della ruota durante i «Misteri» di santa Cristina (Bolsena)
22 luglio 2020

Il 24 luglio è commemorata santa Cristina, come si apprende dai martirologi della Chiesa latina e della Chiesa greca. La martire e il suo supplizio sono avvolti da alcuni dubbi, circa l’ambientazione della persecuzione, anche se la storicità della santa è indiscussa. Ma andiamo con ordine: le testimonianze archeologiche e iconografiche sembrano collocare, già in antico, il culto in Italia centrale e, segnatamente, nella città di Bolsena, antico centro romano, che si affaccia sull’omonimo lago, che conosce una ricca fase romana, una stagione tardoantica e un fiorente e vivace sviluppo nel medioevo. Qui si conserva ancora una piccola catacomba, ricca di epigrafi funerarie, riferibili al iv secolo d.C., dove, con ogni probabilità fu deposto il corpo della martire, come sembra suggerire l’epitaffio di una certa Cristina, il cui nome può essere stato ispirato da quello dell’omonima santa venerata.

In piena età giustinianea, poi, nella cosiddetta “processione delle vergini” nella basilica di San Apollinare Nuovo a Ravenna, compare l’effigie della martire secondo una fisionomia anonima e un vestiario che ripete quello delle altre sante. La figura si colloca tra le martiri dell’Italia centrale, vicino a quella di Agnese ed Eugenia di Roma, in perfetta coerenza con una passione altomedievale latina, che assegna la santa alla città di Bolsena.

Ma la questione agiografica si complica quando il Martirologio geronimiano e le redazioni greche della passio riferiscono la martire a Tiro in Fenicia, anche se questa variazione non compare paradossalmente nelle fonti antiche propriamente orientali. Questa doppia collocazione dei fatti relativi alla martire Cristina confluì, nell’altomedioevo, nel Martirologio di Adone, il quale fu accolto dal Martirologio Romano, che il 24 luglio ricorda una Cristina Tyri in Tuscia apud lacum Vulsinium.

L’intricata questione agiografica propone diverse soluzioni: alcuni studiosi ritengono che nella martire Cristina siano confluite le storie di due sante, ma questa lettura sembra scontrarsi con la medesima data di commemorazione del 24 luglio; altri studiosi optano per una Cristina orientale venerata a Bolsena; altri ancora pensano ad una diffusione del culto inversa, nel senso che la venerazione della santa della città di Bolsena giunse in Oriente e questa, al momento, appare come l’ipotesi più affidabile.

Per quanto riguarda l’affabulazione leggendaria proposta dalle passioni medievali, sappiamo che Cristina, figlia del notabile Urbano, che aveva per consorte una discendente della gens Anicia, fu rinchiusa, proprio dal padre, in una torre, insieme ad undici schiave, a soli undici anni, per preservare la sua giovinezza e la sua bellezza. Il padre desiderava che la figlia venerasse gli idoli pagani nella torre, ma Cristina, fervente cristiana, si sottrae alla costrizione paterna e, ispirata da un sogno angelico, spezza gli idoli e distribuisce i frammenti preziosi ai poveri. Per questo il padre la fa arrestare e torturare, anche se tre angeli la consolano e la curano. Viene, poi, gettata nelle acque, con una pietra legata al collo, ma ancora gli angeli la salvano, mentre il padre Urbano muore miseramente. Ma altri due giudici la interrogano, la torturano e decidono di flagellarla, di sottoposta al supplizio della fornace ardente, di esporla al morso dei serpenti velenosi, di strapparle le mammelle e di finirla con due lance.

Tutti questi momenti vengono rievocati il giorno della vigilia della commemorazione nelle diverse piazze della piccola città lagunare. La festa prende avvio con una celebrazione sulla tomba della martire situata nel cuore monumentale del complesso annesso alla catacomba e si sviluppa dinanzi alle rappresentazioni dei “Misteri”, veri e propri “quadri viventi”, che raffigurano i momenti nevralgici della storia drammatica della martire fanciulla.

Pure la fortuna iconografica è alimentata dai racconti della passione, anche se le prime rappresentazioni della santa, come si è detto, vanno ricercate nel già menzionato mosaico ravennate e in alcune terrecotte robbiane conservate nel santuario di Bolsena.

La rappresentazione più celebre va riferita a Luca Signorelli e al quadro che rappresenta la Madonna con il Bambino tra angeli, San Sebastiano, San Girolamo, San Nicola di Bari e Santa Cristina. Siamo nel 1515 e la martire di Bolsena è rappresentata con la mola legata la collo, il libro e una freccia. La predella di questo prezioso capolavoro è oggi conservata nella Pinacoteca milanese di Brera. Qui si snodano i momenti salienti della passione della martire fanciulla: la distruzione degli idoli, il tremendo giudizio del padre, il supplizio dell’olio bollente, la pena dell’annegamento, il salvataggio.

Le storie della santa conobbero una larga fortuna nell’arte moderna, sull’onda della diffusione del culto e della drammatica passione. Ma al di là delle superfetazioni artistiche è ancora facile riconoscere le essenziali coordinate agiografiche, che descrivono la fine cruenta di una bambina di Bolsena, sepolta nella piccola catacomba della città, la cui storia giunse ben presto in Oriente e poi in tutto l’ecumene cristiano.

di Fabrizio Bisconti