Per superare la crisi del covid-19

Sviluppare le competenze dei giovani

Grade 7 students of the Sitoromo Junior Secondary School in Sterkspruit, sit in their class on July ...
15 luglio 2020

La pandemia da covid-19 che ha afflitto il mondo si è abbattuta con particolare gravità sulle speranze dei giovani. Non solo il 60 per cento degli studenti non ha più potuto frequentare la scuola a causa delle chiusure imposte dal distanziamento sociale, ma chi aveva iniziato a cercare lavoro o aveva intenzione di cambiarlo per migliorare la sua condizione di vita ha visto deluse le sue aspettative per l’aggravarsi della crisi economica in cui il mondo si dibatte ormai da anni.

Dall’inizio della pandemia, secondo i dati delle Nazioni Unite, più di un giovane su sei ha smesso di lavorare. A livello globale, il 20 per cento dei giovani è fuori dalla scuola e senza lavoro o formazione, e tra questi tre quarti sono ragazze. Mentre la popolazione giovanile, 1,2 miliardi di giovani tra i 15 e i 24 anni, che rappresentano il 16 per cento della popolazione mondiale, è aumentata di 139 milioni tra il 1997 e il 2017, il tasso di partecipazione è diminuito di 58,7 milioni. Nelle economie in via di sviluppo, due giovani su cinque che lavorano vivono con meno di 3,10 dollari al giorno, e tre su quattro sono impegnati nell’economia informale. In ogni caso, il loro non può essere considerato un lavoro decente. Dunque la Giornata mondiale delle competenze dei giovani, che vuole porre l’attenzione sull’importanza dell’istruzione e della formazione tecnica e professionale per dare ai giovani l’opportunità di sviluppare le proprie competenze e accelerare la loro transizione verso il mondo del lavoro, si svolge quest’anno in un contesto del tutto eccezionale. I ragazzi hanno patito la chiusura delle scuole. L’apprendimento a distanza adottato in molti Paesi, secondo l’Unesco, ha dimostrato gravi lacune, difficoltà pesanti, problemi di rimodulazione dei programmi scolastici e, non ultimo, evidenziato la grave carenza in molti territori della connessione a internet. Inoltre, sempre secondo le stime Unesco, se dall’inizio della pandemia in molti hanno smesso di lavorare, chi ha potuto conservare il suo impiego ha lavorato il 23 per cento di ore in meno, con relativa perdita di guadagno. L’aumento della disoccupazione giovanile è dunque, oggi, uno dei maggiori problemi che le economie e le società devono affrontare nel mondo, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Continua ad aumentare, infatti, il numero di giovani che non studiano, non lavorano e non hanno alcuna formazione (i cosiddetti Neet) e tra loro le giovani donne hanno il doppio delle probabilità di non avere un futuro lavorativo. Nel 2016 erano 259 milioni i giovani classificati come Neet, una cifra che sarebbe salita a 267 milioni nel 2019 e che si prevede raggiungerà i 273 milioni nel 2021. In termini percentuali l’aumento è passato dal 21,7 per cento del 2015 al 22,4 per cento del 2020. Questa tendenza, sottolinea l’Unesco, implica che l’obiettivo della comunità internazionale di ridurre significativamente il tasso Neet, aumentando in maniera rilevante il numero di giovani e adulti con competenze tecniche e professionali adeguate ad un lavoro dignitoso o imprenditoriale entro il 2030, non sarà raggiunto. La Giornata mondiale delle competenze giovanili, che l’Unesco celebra il 15 luglio, vuole dunque porre l’accento sull’importanza di fornire ai ragazzi l’istruzione e la formazione tecnica e professionale di cui hanno bisogno per entrare nel mondo del lavoro, comprese le competenze che consentono loro di lavorare da soli, aumentando la produttività e i livelli retributivi. Secondo l’Unesco, ad esempio, è da privilegiare la formazione sul posto di lavoro, in modo da garantire che le competenze acquisite siano riconosciute e certificate, oltre a fornire opportunità di sviluppo per le persone poco qualificate che sono sotto-occupate. È necessario, dunque, investire nell’occupazione giovanile, promuovendo la creazione di posti di lavoro, sviluppando competenze, facilitando il lavoro autonomo e garantendo la protezione sociale e il rispetto dei diritti sul lavoro.

di Anna Lisa Antonucci