Il cardinale Bassetti celebra la festa di san Benedetto

Ricostruire il mondo a partire dalle beatitudini

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13 luglio 2020

«Dopo questo terremoto mondiale provocato dalla pandemia ci troviamo di fronte a un bivio epocale: o noi ricostruiamo il mondo» con fame e sete di giustizia «oppure assisteremo al declino della nostra civiltà come spettatori irrilevanti. Come uomini e donne, cioè, che non hanno più nulla da dire e da dare alla società contemporanea». È il monito lanciato nel pomeriggio di sabato 11 luglio dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), che, in occasione della festa di san Benedetto, abate, patrono d’Europa, ha celebrato messa nella basilica di Santa Cecilia a Roma, che ospita un convento di monache benedettine. L’appuntamento è stato promosso da diversi movimenti ecclesiali, gruppi e associazioni laicali per invocare al santo patrono la rinascita dell’Italia e dell’Europa, continente dei popoli e di pace.

Citando don Primo Mazzolari (le beatitudini «non si possono predicare», si possono soltanto leggere) e ricordando Giorgio La Pira e la sua “spiritualità delle beatitudini”, il porporato ha richiamato i cristiani ad annunciare la “verità sull’uomo”, come amava dire Giovanni Paolo II: «Dobbiamo impegnarci per l’unità della famiglia umana e l’unità della Chiesa. Di fronte al rischio di una crisi epocale dobbiamo comportarci come san Benedetto: pregare e lavorare per la rinascita del nostro paese, del nostro continente e della nostra civiltà». San Benedetto «messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà», come lo definì Paolo VI proclamandolo patrono d’Europa. Lo strumento per costruire un mondo nuovo esiste e sono proprio le parole delle beatitudini, per Papa Francesco “la carta d’identità del cristiano”, una vera e propria “mappa di vita” da cui non si può prescindere: «Una carta d’identità — ha ripreso Bassetti nell’omelia — da tenere sempre con noi. In ogni ambito dell’agire umano, nella famiglia e nella scuola, nel lavoro e nel tempo libero, ogni cristiano è chiamato a incarnare le beatitudini con atti concreti e non solo a parole. Perfino nella vita politica e nell’esercizio del potere, il cristiano è chiamato a rendere testimonianza a questo passo del Vangelo». Le beatitudini «sono infatti il termine di confronto e di valutazione dei nostri comportamenti quotidiani e delle nostre scelte di vita».

Il presidente della Cei ha esortato, «in questo drammatico e complesso cambiamento d’epoca», a cogliere e a discernere i “segni dei tempi”. «Oggi infatti è, senza dubbio, il tempo dei profeti. È tempo di coloro che sanno mettersi in ascolto, ogni giorno, della parola di Dio e sono in grado di leggere in profondità il mondo che ci circonda». Per rispondere alle sfide imposte dalla pandemia nel mondo contemporaneo, dunque, «non abbiamo bisogno soltanto di grandi esperti o di tecnici» ma soprattutto di «uomini e donne che si fanno “ambasciatori di Cristo”. Uomini e donne che, come le sentinelle per la casa d’Israele, rispondono a una missione divina, esprimono con passione e generosità la loro vocazione e si mettono a disposizione della comunità», ha concluso il cardinale.