Il premier prolungherà le consultazioni con l’inviato Usa mentre Gantz chiede di intensificare la lotta al coronavirus

Netanyahu prende tempo sull’annessioni dei Territori

This picture taken on June 30, 2020 from east Jerusalem behind Israel's controversial separation ...
01 luglio 2020

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu prende tempo: oggi non si recherà alla Knesset, il parlamento dello stato israeliano, per presentare il piano di annessioni unilaterali di parte dei Territori palestinesi, come inizialmente previsto.

«Israele e Usa continueranno nei prossimi giorni a lavorare sul dossier annessioni» ha detto ieri il premier, leader del Likud, confermando de facto le tensioni nel suo esecutivo. «Ho parlato oggi della questione della sovranità con l’emissario Usa Avi Berkowitz, con l’ambasciatore David Friedman e con la loro delegazione. Ci stiamo lavorando sopra in questi giorni e continueremo a lavorarci anche nei prossimi» ha aggiunto. Netanyahu ha quindi rilevato che «la pandemia di coronavirus si sta propagando in tutto il mondo e anche in Israele». Israele, ha assicurato, «continuerà ad adottare tutte le misure necessarie in merito, in parallelo a tutti gli altri impegni di politica estera e di sicurezza. Non ci riposiamo nemmeno un minuto». In questo modo — rilevano i media — Netanyahu ha replicato alle tanti critiche piovute in questi giorni circa l’opportunità di affrontare altri problemi concreti ben più urgenti delle annessioni.

Un rinvio delle annessioni era stato chiesto anche dal ministero della difesa e vice premier, Benny Gantz, leader del partito di governo Bianco e Blu. «Un milione di disoccupati non sanno di cosa stiamo parlando. La maggior parte si preoccupa di cosa farà domani mattina» ha detto Gantz ieri chiedendo che l’esecutivo si concentri «prima di tutto sul contrasto all’epidemia di coronavirus» che sta dando segni di ripresa, «e sulle sue conseguenze economiche». Gantz aveva già detto due giorni fa che il primo luglio «non è una data sacra per le annessioni».

Secondo il titolare della Difesa, che fra un anno e mezzo prenderà la guida dell’esecutivo (la “staffetta” fa parte degli accordi di governo), il piano di pace presentato dall’Amministrazione Usa «è un’opportunità storica». Tuttavia, Gantz ha chiesto a Netanyahu di evitare passi unilaterali e di cercare invece un accordo con la comunità internazionale e con i palestinesi. «Dobbiamo farlo per bene coinvolgendo il maggior numero di partner nella discussione e se possibile con il sostegno internazionale» ha detto ieri in un’intervista. Anche il suo compagno di partito Gabi Ashkenazi, ministro degli esteri e come lui ex capo di stato maggiore, è contrario ad un passo unilaterale che rischia — a suo avviso — «di isolare Israele internazionalmente».

Com’è noto, tanto l’Onu quanto l’Ue si sono espresse in maniera molto negativa sulla questione delle annessioni e sulle intenzioni del governo Netanyahu. «È doloroso per l’Ue vedere a rischio la soluzione della soluzione a due stati. L’annessione non è il modo per creare la pace e migliorare la sicurezza di Israele. Avrebbe conseguenze negative per la sicurezza e la stabilità della regione» si legge in un tweet postato dall’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune Josep Borrell.

E sempre ieri si è registrata la posizione fortemente contraria del governo britannico. L’esecutivo considera qualsiasi eventuale «ulteriore annessione israeliana nei Territori palestinesi un atto contrario al diritto internazionale e controproducente per la pace» si legge in una dichiarazione congiunta alla Camera dei Comuni del ministro degli Esteri, Dominic Raab, e del suo vice James Cleverly, rispondendo alle sollecitazioni dell’opposizione laburista sull’argomento.