Su YouTube la Settimana sociale organizzata dalla Conferenza episcopale argentina

Nessuno si salva da solo

Raquel Forner, «Génesis del hombre nuevo» (1974)
07 luglio 2020

Pensare a un’economia dal volto umano, che ponga al centro dell’attenzione le persone e la dignità del lavoro, che consideri il dialogo come strumento principale per affrontare le differenze politiche e sociali; insomma «un’economia di produzione e consumo piuttosto che di speculazione». In un’intervista all’agenzia Télam, il vescovo di Lomas de Zamora, Jorge Rubén Lugones, presidente della Commissione per la pastorale sociale della Conferenza episcopale argentina, parla del futuro prossimo, quello del post pandemia, periodo in cui il paese sarà chiamato necessariamente a cambiare rotta, privilegiando solidarietà e bene comune. La pandemia, spiega, «ha fatto uscire allo scoperto l’enorme numero di esclusi o scartati dal sistema, come afferma Papa Francesco, che oggi richiedono cure e attenzioni, nonché opportunità per il futuro». Già perché la pandemia, oltre a una tragedia, «potrebbe essere un’opportunità», sottolinea monsignor Lugones, apprezzando «con piacere come i governi di distinte parti politiche compiano sforzi comuni per mitigare», specialmente nell’area metropolitana di Buenos Aires, l’avanzata del covid-19. Esempi che mostrano la necessità di un Stato «presente per garantire il bene comune».

Le riflessioni sono state fatte alla vigilia della Settimana sociale che si svolge in Argentina dal 6 al 10 luglio. Il tema scelto dalla Commissione episcopale è «Nessuno si salva da solo. Chiamati a remare insieme verso una conversione umanista ed ecologica» e ricorda alcune frasi pronunciate dal Pontefice nella benedizione “Urbi et Orbi” durante il momento straordinario di preghiera tenutosi il 27 marzo sul sagrato della basilica di San Pietro. La tradizionale settimana, che la pastorale sociale organizza ogni anno nella città di Mar del Plata, quest’anno, proprio a causa del coronavirus, si svolge in maniera virtuale, su YouTube. Il collegamento è ogni giorno alle ore 18, con la partecipazione fra gli altri dei ministri dell’Istruzione, Nicolás Trotta, dell’Ambiente, Juan Cabandié, e della Sanità di Buenos Aires, Fernán Quiros, del responsabile dell’Amministrazione nazionale della sicurezza sociale, Fernanda Raverta, del senatore Martín Lousteau e del presidente dell’agenzia d’informazione Télam, Bernarda Llorente. I temi affrontano l’attualità: «È tempo di agire ora per il futuro»; «Guardiamo al futuro con creatività»; «Costruiamo un mondo più equo»; «Cerchiamo il dialogo e la riflessione comune»; «Il giorno dopo: pensare alla ripresa economica».

Come ogni anno, ha dichiarato il vescovo presidente, la Commissione episcopale per la pastorale sociale «incoraggia questo incontro con i rappresentanti dei diversi ambiti della comunità per riflettere sulla realtà sociale del nostro paese, una realtà che negli ultimi tempi ci sfida in modo sempre più doloroso. Abbiamo deciso di affrontare le situazioni della pandemia e gli scenari successivi, in linea con il magistero di Papa Francesco, cercando di capire come fare per forgiare un mondo più equo, come promuovere il dialogo e la riflessione comune, come pensare il giorno dopo in termini di ripresa economica», ha spiegato monsignor Lugones. Se la pandemia ha dimostrato che nessuno si salva da solo, la sfida collettiva adesso «può essere quella conversione umanista ed ecologica in cui possiamo consolidare i modi per costruire una società più egualitaria». Ciò richiede «sensibilità sociale» e «senso di fratellanza e solidarietà», e implica «non solo l’inclusione ma anche l’integrazione senza la quale l’umanesimo e la cura della casa comune non sarebbero possibili».

Nell’intervista a Télam, Lugones elenca i problemi acuitisi in Argentina durante la pandemia: «Evidenziamo innanzitutto la questione della crescente povertà che innesca una serie di situazioni difficili: l’alimentazione, la mancanza di lavoro, il sovraffollamento nei quartieri popolari, il rischio del mancato rispetto del distanziamento sociale e della quarantena, le cure primarie, in particolare agli individui che vivono in strada». Le principali preoccupazioni sono per le categorie più vulnerabili della popolazione, come i bambini «che hanno visto il loro diritto all’istruzione limitato a causa della mancanza di accesso alle risorse tecnologiche».

di Giovanni Zavatta