Lo sguardo ironico del fotografo su tic e bizzarie delle persone al mare

Nelle spiagge di Parr uno spaccato delle società

La spiaggia artificiale del Seagaia Ocean Dome, Myazaki, Giappone, 1996 ©2020 Martin Parr / Magnum Photos
17 luglio 2020

Un uomo seduto su una sdraio, ripreso di profilo, in primo piano; indossa una camicia rossa, un cappellino bianco e ha il volto completamente coperto da un velo dello stesso colore sul quale spiccano delle cuffiette per ascoltare musica. Sembrerebbe una scena di mare al tempo del coronavirus, non fosse che l’istantanea è stata scattata 19 anni fa sulla spiaggia di Knokke-Heist, in Belgio. Era il 2001 e forse si trattava solo dell’estrema protezione da parte di una persona particolarmente sensibile agli effetti dei raggi ultravioletti che non voleva rinunciare al piacere di una giornata al mare. Tuttavia il richiamo all’anomala estate di questo anomalo 2020 è forte e cattura subito l’attenzione di chi sfoglia il piccolo ma simpatico volume fotografico di Martin Parr Vita da spiaggia (Roma, Contrasto, 2020, pagine, 128, euro 21,90).

Come esplicitato dal titolo, il libro raccoglie un’ampia selezione delle istantanee che il noto fotografo dell’agenzia Magnum ha realizzato sulle spiagge del suo paese, la Gran Bretagna, ma anche di luoghi più esotici, dalla Cina alla Thailandia, dall’India al Giappone, dall’Argentina al Messico, fino a quelli più vicini, come la Spagna, l’Italia. E a emergere è una ironica e divertente carrellata di tic, bizzarrie e assurdità che accomunano le persone quando sono in spiaggia, colte dallo sguardo curioso e a tratti irriverente di uno dei più originali maestri della fotografia contemporanea.

«Sul suolo del Regno Unito è impossibile trovarsi a più di 100 chilometri dal mare. Con un litorale così esteso non sorprende il fatto che in Gran Bretagna le foto in spiaggia rappresentino una tradizione ben consolidata» scrive Parr nell’introduzione al libro. E così, se negli Stati Uniti è nata la street photography, nel Regno Unito la beach photography è forse l’esito più naturale di una tale realtà. «Sulle spiagge britanniche — aggiunge il fotografo — le persone si rilassano, si sentono sé stesse e fanno sfoggio di tutti quei segnali del comportamento vagamente eccentrico che viene associato ai britannici».

Non è un caso che la carriera internazionale di Martin Parr — nato a Epsom, non lontano da Londra, nel 1952 — sia stata lanciata nel 1986 dal libro, The Last Resort dedicato alle spiagge di New Brighton, centro turistico vicino a Liverpool. Ma ormai sono diversi decenni che le sue fotografie raccontano la vita da spiaggia, con persone — singoli, comitive di amici, famiglie — intente a prendere la tintarella, a tuffarsi in mare, a giocare sulla sabbia, o impegnate nel tradizionale picnic. Ma c’è di più, perché le spiagge sembrano avere per Parr una valenza antropologica, divenendo uno spaccato delle società.

Pubblicato per la prima volta nel 2012 in occasione di una mostra presentata al Lyon Photo Festival, questo libro mostra perfettamente come i rituali da spiaggia si sovrappongano alle manie popolari di ciascuna nazione. E se ciò appare più evidente nelle foto dei suoi connazionali, a ben vedere la regola non sfugge se si passa ad altre latitudini e continenti. Tra tradizioni popolari, in particolare abbigliamento e cibo, e imperativi commerciali — in spiaggia, annota Parr, si può trovare di tutto —, ogni luogo si autorappresenta con i suoi caratteri inconfondibili. Così, ad esempio a Punta del Este, in Uruguay, la bevanda del mate non può mancare neppure sulla battigia, mentre a Goa, in India, si trova persino «il pulitore di orecchie». E quando la spiaggia non c’è, si può anche crearla artificialmente, come a Myazaki, in Giappone.

Vita da spiaggia alla fine altro non è che una carrellata di personaggi, talvolta bizzarri, altre eccentrici, spesso stereotipati, che al mare si mostrano in atteggiamenti particolari. E Parr è bravo a sorprenderli quando sembrano apparentemente più vulnerabili, con le difese più basse. E sebbene sia facile catalogare queste immagini come semplice divertimento, esse in realtà rappresentano uno straordinario racconto di un’epoca, sia pure da un punto di vista particolare. Vista mare, verrebbe da dire.

di Gaetano Vallini