Lettera del patriarca caldeo Sako in occasione della festa di san Tommaso apostolo

Nelle sofferenze fedeli a Cristo

Mosul, l’interno della chiesa di San Tommaso apostolo devastato dall’Is
03 luglio 2020

«La nostra Chiesa rimarrà ferma nella sua missione e nel suo servizio perché porta nel suo corpo le sofferenze di Cristo procurate da persecuzioni e martiri»: è quanto scrive in una lettera rivolta ai fedeli, in occasione della festa del patrono san Tommaso apostolo, il patriarca di Babilonia dei Caldei, cardinale Loui Raphaël Sako. Il porporato nel ribadire l’impegno della Chiesa caldea nella missione e nel procedere «alle riforme necessarie preservando l’autenticità della nostra tradizione di 2000 anni» ha sottolineato che la «Chiesa continuerà ad essere la voce dei suoi cittadini nelle attuali difficili circostanze, specialmente di coloro che rimangono qui in Iraq, patria della loro identità».

Nel documento, il cardinale ha puntato l’attenzione sull’importanza della fede che deve essere consapevole e profonda e che «ci permette di coltivare la speranza nei nostri cuori, nonostante sentimenti di stanchezza. Essa rafforza il nostro servizio, qualunque siano le difficoltà e le sfide e di fronte a qualunque tentativo delle forze del male di creare confusione e divisione attraverso i social media». «Tempeste che — ha rimarcato il patriarca di Babilonia dei Caldei — non mi dissuaderanno dal continuare la mia missione e il mio servizio con onestà, pazienza e perseveranza».

Inoltre, il cardinale Sako, nella lettera, esorta «i cristiani di tutte le Chiese e nazionalità a pregare e a unire gli sforzi per migliorare le condizioni di coloro che rimangono in Iraq, adoperarsi per il rispetto dei loro diritti, della loro rappresentanza, sicurezza e stabilità». Di qui, l’appello rivolto a tutti gli i cristiani iracheni a essere «fiduciosi e coraggiosi» e a «sostenere la Lega Caldea, nata cinque anni fa proprio il 3 luglio», in occasione della festa del santo patrono. «Esorto tutti i caldei — scrive il patriarca — a collaborare con essa e a sostenerla moralmente e finanziariamente affinché possa svolgere la sua missione umana, sociale e culturale. La dottrina caldea è cattolica — ricorda il porporato — l’identità della sua gente è caldea».

Il cardinale, chiudendo la lettera, informa che «a causa della pandemia di covid-19 il Sinodo caldeo è stato rinviato a data da destinarsi. Speriamo che presto si possa tornare alla normalità».

Il patriarca di Babilonia dei Caldei ha anche diffuso un altro messaggio, sul sito del patriarcato, dove ha ricordato «le molteplici sfide» che sono costretti ad affrontare i caldei a Teheran, la prima delle quali è l’emigrazione. Un tempo — ha ricordato il cardinale Sako — erano almeno 15.000 i caldei nella Repubblica islamica, adesso sono solo 4.000 fra Teheran e Urmia, e il dato è preoccupante. «Per arginare l’esodo e rafforzare la realtà locale — ha proseguito il porporato — abbiamo bisogno di un clero locale che conosca le persone, la cultura e la lingua» rafforzando al contempo «le vocazioni, che sono poche». I cristiani, come il resto della popolazione, «sentono molto l’isolamento» per questo «dobbiamo pensare a loro come popolo». La loro forza, conclude il patriarca Sako, «deriva dalla loro fede, dal legame con il Vangelo che per loro rappresenta un tesoro. La loro fede è profonda ed è il segno più tangibile di speranza; la soluzione arriverà, bisogna solo aspettare e pregare».